Riva: “Piuttosto che andare alla Juve avrei smesso”

“Il Pallone d’Oro del 1969 mi sta ancora qui…”

Gigi Riva

Gigi Riva

La serata odierna al Sant’Elia non vedrà protagoniste solo Cagliari e Juventus ma avrà anche un protagonista d’eccezione: quel Gigi Riva che prima della partita sarà omaggiato dal presidente del CONI, Giovanni Malagò, con il Collare d’Oro. Lo stesso ex attaccante rossoblù ha rilasciato quest’oggi un’intervista al Corriere della Sera, nella quale ha snocciolato ricordi e aneddoti relativi al suo passato e curiosità legate alla sua vita.




Come sto? Bene, anche se mi annoio. Mi manca la gioventù. Ho tanti acciacchi, ma bisogna accettare la vecchiaia e sperare che duri il più possibile. Un po’, ma prima o poi ti tocca…” Le sue giornate vedono tante passeggiate e tempo nel suo studio su internet: “Guardo vecchi filmati di Sordi, Jannacci, De André. Quelli legati alla mia generazione. Fabrizio De André era eccezionale. Un calciatore del Cagliari era stato trasferito a Genova e gli disse che ero un suo fan e così combinò un appuntamento. A casa sua, uno di fronte all’altro su due divani diversi. Se ci ripenso, lui era chiuso, io ridicolo. Volevo sapere come gli veniva l’ispirazione e mi raccontò che di giorno dormiva e di notte usciva e ascoltava i rumori della campagna. I suoi concerti li ho tutti memorizzati e li ascolto la sera. Le sue canzoni che amo di più sono Preghiera in gennaio e Bocca di Rosa”.

Mai sposato? Non ero il tipo che stava a casa in pigiama. Quando smisi di giocare cominciarono gli impegni come team manager: ero sempre fuori. Gianna, la madre dei miei figli, fu una cosa enorme per quei tempi. Mi misero sulla copertina di Stop e di Novella 2000, però sul campo mi rispettavano tutti e mi hanno sempre giudicato solo come giocatore. La prima donna? Era di Leggiuno: avevo 17 anni, lei 16. Non dico chi era sennò poi scoppia un caos. Ero molto riservato”. In famiglia non c’è mai stato un erede in grado di portare avanti la dinastia: “Ho mandato miei figli alla mia scuola calcio. Nicola è molto tecnico, bravo; il piccolo, invece, somiglia più a me. Il Cagliari lo voleva ma lui non ci è voluto andare. Quando era in prima categoria si faceva chiamare Mauro e basta, senza Riva”.

Riva contro la Juventus

Tra i tanti, quale eleggerebbe come il gol più bello della sua carriera? “Forse la rovesciata a Vicenza. Qualche volta me la vado a rivedere su Internet, assieme ad altri spezzoni di partite“. Tra i fantasmi del passato inevitabilmente rispunta anche quel Norbert Hof che privò Riva e Cagliari di altre gioie: “Non l’ho più incontrato ma se me lo trovassi davanti oggi non gli direi niente. Potevo fare gol e lui cercò di impedirmelo entrando da dietro a forbice. Mi ruppe tibia e legamenti, mi fa ancora male quando fa freddo. Ma se ci ripenso mi dispiace solo per il Cagliari, eravamo in testa e avevamo battuto l’Inter a San Siro 3-1″. 

Riva, però, entrò nell’epica e nel cuore dei tifosi anche per quel (reiterato) rifiuto alla Juventus. Un rifiuto di cui Rombo di Tuono certamente non si è mai pentito: “Piuttosto avrei smessoArrica mi rispedì a casa poi però mi fece chiamare per il ritiro di San Marcello Pistoiese, lì ho capito che gli era passata. Il Pallone d’Oro? Non me la presi per quello del 1970  a Müller, ma più per quello del 1969. Mi sta ancora qui…Stavamo facendo un bellissimo campionato, ero capocannoniere e dopo avremmo vinto lo Scudetto“. Quel riconoscimento andò a Rivera, come sono i vostri rapporti: “Rivera non mi sta simpatico? Ma sì… Anche se forse non si sarebbe dovuto dare alla politica”.




Tra i tanti allenatori, quale il più bravo? “Dico Scopigno, ma l’allenatore più bravo è quello che vince, quindi penso ad Allegri, ma ha giocatori buoni. Comunque mi piace Ranieri perchè è umile, riconosce gli errori. È stato qui al Cagliari, è un bravo ragazzo“. Quella odierna sarà la “sua” serata: Malagò è stato gentilissimo. Viene fino a Cagliari perché io non ero potuto andare a Roma ritirarlo, penso davvero che sia un bravo dirigente”.

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