Muzzi: “Cagliari ambisce all’Europa, fidatevi del progetto Giulini”

“La Sardegna merita la dimensione europea ma serve pazienza”

Roberto Muzzi

Roberto Muzzi

Cagliari-Lazio è anche la “sua” partita. Da una parte una fetta del suo cuore, quella rossoblù, che racchiude la più significativa esperienza con le scarpette ai piedi. Dalla parte opposta, quella Lazio per cui non ha mai nascosto di tifare, nonostante diversi anni di carriera spesi dall’altra sponda del Tevere. Stiamo parlando di Roberto Muzzi, icona del Cagliari anni ’90 e idolo assoluto per una generazione (e anche più) di tifosi rossoblù.




Con lui abbiamo parlato del suo amore per Cagliari e per il Cagliari, con un occhio alla stagione delle due squadre e all’impegno che le vedrà contrapposte domenica al Sant’Elia: “Sarà una partita complicata per entrambe. La Lazio troverà ad attenderla un ambiente ostico e una squadra di grandissima qualità. Per la squadra di Inzaghi sarà un pomeriggio molto difficile”.

I biancocelesti sbarcano in Sardegna inseguendo il sogno Champions mentre il Cagliari – in sostanza – gioca “solo” per l’orgoglio: con quali armi Rastelli potrà complicare la vita di Biglia e compagni?

Il Cagliari con la qualità di cui dispone, specialmente in avanti, può mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Ho visto anche la partita che hanno giocato contro l’Inter e in avvio hanno messo alle corde anche loro. Passare al Sant’Elia non è mai semplice. La Lazio in questo momento è molto compatta e viaggia sulle ali dell’entusiasmo, il Cagliari dovrà giocare una partita accorta e intelligente.

Una salvezza senza particolari patemi d’animo macchiata da alcuni capitomboli che hanno fatto storcere più di qualche naso: come valuti fin qui la stagione del Cagliari?

Sinceramente, non essendo all’interno della squadra, non conosco i motivi di quelle cadute. E’ vero alcune sconfitte sono state pesanti, ma il Cagliari ha fatto il campionato che doveva fare, è una squadra di valore e le sue qualità sono emerse in più di un’occasione.

Da ex attaccante quanto sorprende la stagione di Borriello? Parliamo di un giocatore che ha sempre segnato nel corso della sua carriera, ma anche di un ragazzo che si avvia verso le 35 primavere.

Il valore di Borriello non si discute e inoltre fidatevi, indossare quella maglia porta sempre qualche stimolo ulteriore che ti porta a fare ancora meglio. Poi bisogna anche riconoscere l’impalcatura che sta alle sue spalle e gli permette di rendere al meglio. 

Eppure nonostante una salvezza e una promozione conquistata la scorsa stagione, i mugugni non mancanoIl tifoso cagliaritano è diventato troppo esigente o è sempre stato così?

Credo che i tifosi a Cagliari ambiscano ad una squadra che giochi in Europa, una dimensione che i tifosi di tutta la Sardegna meritano. Ma bisogna avere pazienza, credo che il presidente Giulini abbia un progetto importante che incontrerà i sogni e le ambizioni della piazza.

Roberto Muzzi, esulta con la maglia del Cagliari nel 1998-1999

Roberto Muzzi, esulta con la maglia del Cagliari nel 1998-1999

Hai vissuto in prima persona gli anni del Cellino “rampante” sulla scia della cavalcata UEFA, l’anno prima del tuo arrivo. Quali punti di contatto trovi tra l’ex patron rossoblù e l’attuale presidente?

Sono simili, due presidenti ambiziosi che cercano – o hanno cercato, nel caso di Cellino – di crescere e puntare più in alto. Si vede che Giulini ci tiene a far bene e a far crescere il Cagliari. Quest’anno ha costruito una squadra veramente forte. Ha un piano importante, vedi anche il progetto per lo stadio, che può aiutare il Cagliari a raggiungere un livello degno del suo prestigio.

Tu e il presidente Giulini avete in comune un rapporto di amicizia con quell’Andrea Stramaccioni spesso accostato alla panchina del Cagliari. Senza girarci intorno, che tu sappia ci sono mai stati dei contatti in tal senso?

No, sono le classiche voci che girano nei momenti storti. E’ un classico del mondo del calcio, appena qualche partita va storta parte subito il turbinio di voci legate all’allenatore. Ma non c’è mai stato niente.

Nell’estate del ’99 si consumò il tuo addio a Cagliari: sentivi di non poter più dare niente alla causa o, viceversa, pensavi che la dimensione rossoblù non potesse darti niente di più?

No, in quel periodo Cellino aveva bisogno di vendere e mi chiese se fossi disponibile a fare il sacrificio. C’era bisogno di fare cassa, partii solo per quel motivo. Ho sempre avuto il rimpianto di non essere rimasto, amo e ho sempre amato Cagliari. Ormai ero diventato una bandiera e mi interessava solo il rossoblù, rinunciai anche alla Nazionale quando decisi di rimanere in Serie B. Per me contava solo il Cagliari, sicuramente sarei voluto rimanere.

Ci si ricorda di Muzzi come di un bomber prolifico ma anche come di un ragazzo viscerale. Adesso che hai intrapreso la carriera di allenatore cosa è rimasto di quel giocatore? 

Tutto! Rimango sempre uno sanguigno, un aspetto che alcune volte mi ha rovinato mentre in altre circostanze ha rappresentato una molla. Sono fatto così. Adesso ho più esperienza perché non sono più un ragazzino ma sono e sarò sempre così.

Domenica taglierà il traguardo delle 80 candeline Carletto Mazzone, il decano degli allenatori italiani…

E’ stato come un secondo padre per me. Mi ha dato tanto, era un romano sanguigno proprio come me e proprio per questo molte volte ci capivamo al volo. Creammo uno splendido rapporto. Provo per lui ancora tanto affetto, non posso che fargli gli auguri.

Stefano Sulis




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