Cagliari, è tempo di guardare la classifica

Il Cagliari esce sconfitto dalla gara interna contro il Milan e si prepara ad un ciclo decisivo: L’EDITORIALE

Diego Lopez (foto: Zuddas - Agenzia Fotocronache)

Diego Lopez (foto: Zuddas – Agenzia Fotocronache)

Non parlatemi di classifica” si è affrettato a precisare Diego Lopez nell’immediato post partita di Cagliari-Milan. Posizione comprensibile dal suo punto di vista, che con quelle parole cercava di proteggere la sua squadra. Almeno pubblicamente. Il problema è che la classifica parla da sola, e con essa il calendario. Inutile nascondere la polvere sotto il tappeto. Il margine sopra la terzultima non mette pressione eccessiva, ma richiede un esame del proprio percorso.

Cinque punti nelle ultime otto partite rappresentano un campanello d’allarme, spesso trascurato a causa di errori individuali o polemiche arbitrali. Giusto sottolineare come qualche decisione abbia penalizzato i rossoblù. Così come è altrettanto corretto evidenziare che i ragazzi di Lopez hanno affrontato, nell’ultimo mese, la borghesia calcistica italiana. Ma c’è dell’altro: il Cagliari non ha un piano B. Come prevedibile, gli avversari hanno studiato il gioco di Barella e compagni, prendendo le dovute contromosse e anestetizzando il gioco dei sardi. La squadra ordinata e avvolgente, vista contro Bologna e Udinese, si sta scoprendo priva di uno spartito di riserva che permetta di rientrare in partita quando le circostanze si complicano. Non un caso se, negli ultimi due mesi, i rossoblù sono riusciti a recuperare una sola gara, contro la Sampdoria, per gentile omaggio di Viviano che ha lanciato la rimonta cagliaritana.



A parziale discolpa del tecnico uruguaiano va segnalato come la panchina sia ormai più un rischio che una risorsa. Costretto a lanciare Deiola, esemplare per volontà ma portato a dare del Lei alla Serie A, e Cossu, in affanno atletico contro giocatori in campo da una partita intera.

Bene l’intensità con cui il Cagliari aggredisce gli avversari, approccio ideale in particolare contro squadre come Roma e Juventus, nonostante i risultati finali. Ma al momento di orchestrare gioco, anche contro il Milan, il Cagliari si è scoperto (o confermato?) troppo farraginoso e impreciso. Contro un avversario in leggera ripresa ma tutt’altro che irreprensibile. Impresa ardua ricordare interventi provvidenziali di Donnarumma, mentre Cragno è stato uno dei migliori (se non il migliore) tra i rossoblù. La poca efficacia in avanti è stata fin qui nascosta dalla solidità difensiva, ma quando il reparto arretrato incappa in una giornata meno brillante diventa proibitivo riassestare il risultato. Emblematica, in tal senso, la disperazione con cui Pavoletti reclamava un pallone giocabile.

Il Cagliari deve migliorare. Tanto. E con urgenza. Pericoloso trincerarsi ancora dietro un semplice “abbiamo commesso errori tecnici”. All’orizzonte, infatti, si prospetta un mese decisivo come non mai: Crotone, Sassuolo e Chievo in trasferta, Spal in casa. Un ciclo che non lascerà spazio alle recriminazioni: serviranno i punti.

Stefano Sulis

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