… Gianpietro Piovani: “I gol all’Acquedotto, che ricordi! Volevo la scalata col Cagliari. In Sardegna solo amici”

Postato il 20 set 2014
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Gianpietro Piovani, qui con la maglia del Piacenza, società con la quale ha disputato 11 stagioni

Gianpietro Piovani, qui con la maglia del Piacenza, società con la quale ha disputato 11 stagioni

E’ durato in Sardegna il tempo di una stagione, ma il suo passaggio, come quello di un uragano, ha lasciato un segno indelebile e scritto stralci di storia che ancora oggi si raccontano su tutta l’isola. Chi lo fa con nostalgico e orgoglioso piacere, il tifo cagliaritano, e chi, quello torresino, con il retrogusto amaro e quel fastidio non tanto recondito che a distanza di 26 anni ancora brucia. Gianpietro “Pedro” Piovani e quelle due staffilate di destro che impallinarono Pinna e rovinarono i piani allo straripante Acquedotto di quelle indimenticabili annate. Oggi coordina il settore giovanile del Feralpi Salò, la squadra che domenica all’ora di pranzo ospiterà al “Lino Turina” proprio la Torres. E allora i ricordi emergono quasi da soli, da un passato lontano ma ancora incredibilmente vivo.

Segnare due reti nella stessa stagione con la maglia del Cagliari sotto la curva nord della Torres è un record più unico che raro. Ora le strade con i rossoblù del Capo di Sopra, seppure indirettamente, si rincrociano…
Ricordo ancora tutto molto bene, prima il gol in campionato pareggiato da Di Rosa allo scadere e poi quello che valse la qualificazione in Coppa Italia. Momenti bellissimi, tutto torna alla memoria con precisione. C’era il grande Zola e soprattutto stadi ancora pieni e festosi. Sono stati derby fantastici e sempre leali, tutti giocati in modo straordinario da entrambe le squadre.

La Sardegna, anche se assaporata per poco, è stata una tappa fondamentale nella tua carriera e nella tua vita. Tanto che l’eco di quelle imprese culminate con la promozione in Serie B e la vittoria della Coppa Italia di Serie C ti accompagna ancora oggi.
E’ rimasto un legame forte, che non si è spezzato negli anni. Ho coltivato tante amicizie e anche quando sono tornato per l’ultima volta da giocatore con la maglia del Rodengo a Nuoro e a Olbia ho ricevuto sempre attestati di stima. Persino a Sassari, dove vincemmo 1-0 grazie a un gol di Sinato ricordo che i tifosi erano arrabbiati con i giocatori ma mi tributarono un bell’applauso quando lasciai il campo.

Eppure non solo la Torres ha pianto al tuo cospetto. Scegliesti il Cagliari come vittima per il tuo primo – spettacolare (una perfetta rovesciata) – gol in Serie A con la maglia del Piacenza e soprattutto contribuisti a rispedire i rossoblù del sud in Serie B nel drammatico spareggio del 15 giugno 1997, quando sempre con maglia rossa degli emiliani vinceste per 3-1 al “San Paolo” di Napoli. Dalla tua violenta punizione arrivò l’autogol di Beretta e il momentaneo 2-0.
Se andiamo a vedere le due squadre, noi eravamo sicuramente la più svantaggiata in quanto a nomi. Però ci arrivammo forse un po’ meglio a quella partita. Il Cagliari chiuse il girone d’andata in fondo alla classifica ma fu capace di fare un recupero straordinario nel girone di ritorno. Noi preparammo quello spareggio in maniera del tutto normale, rilassati, ridendo e scherzando come se si trattasse di una settimana normale. Fu questo un grande merito di Mutti, anche perché il Cagliari decise invece di andare in ritiro e di allenarsi a porte chiuse. Arrivarono decisamente più tesi e il campo premiò la nostra spensieratezza.

Arrivasti a Cagliari a vent’anni nel 1987. Quale l’impatto con squadra e città?
Eravamo un sacco di ragazzi, io Provitali, Di Lena, De Amicis, Pacioni, tutti giovani che arrivavano da Roma, Milano o Brescia come me. Vivevamo in appartamento insieme e questo aiutò a creare un grande affiatamento tra noi che insieme ai ‘vecchi’ De Paola, Coppola e Pulga contribuì a cementare un gruppo fantastico. In città c’era un grande entusiasmo, tanta voglia di calcio e di traguardi storici. E storica fu proprio quella promozione, ancora più apprezzata – sono convinto – di quella che riportò il Cagliari in Serie A.

Eppure le strade di Piovani e del Cagliari si separarono dopo un solo campionato. Fossi rimasto avresti trovato con ogni probabilità la Serie A con tre anni di anticipo..
Non lo sa ancora nessuno, perché non è mai stato detto, ma io quando arrivai a Cagliari firmai un contratto di due anni. Gli Orrù fecero un grande sforzo per tenermi e alle buste offrirono una cifra notevole, ma il Brescia riuscì a fare un pelo meglio e per una differenza davvero minima tornai a casa. Successe che era arrivato Varrella, secondo di Sacchi quando giocai a Parma, e convinse la dirigenza a fare di tutto per trattenermi. Non nascondo però che la mia preferenza ricadeva sul Cagliari e avrei tanto voluto continuare l’esperienza in Sardegna per partecipare alle straordinarie annate che seguirono.

Chiudiamo con un commento sulla tua attuale squadra, il Feralpi Salò. Da responsabile del settore giovanile avrai comunque modo di seguire da vicino la prima squadra: dove possono arrivare i ragazzi di Scienza (anche lui presente a Napoli) quest’anno?
Spero anzitutto di riuscire a vedere almeno un tempo contro la Torres, perché sarò impegnato al seguito dei giovanissimi nazionali a Milano. Penso che con gli arrivi di Juan Antonio e Abbruscato là davanti si abbia un signor attacco e poi c’è Pinardi in mezzo al campo, un giocatore di classe sopraffina. Ogni tanto si avvicina e mi dice che tra qualche anno smetterà e che vuole iniziare ad allenare i ragazzi. Io però gli ripeto sempre che uno come lui, finché il fisico regge, deve continuare a giocare, ancora dieci anni se possibile. La Feralpi, ad ogni modo, ha messo a punto una giusta amalgama tra giocatori esperti e giovani che hanno fame di arrivare, quindi potrà ripetere senza problemi il brillante campionato dello scorso anno.

Matteo Sechi

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