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Federica Lisi presenta “Non ci lasceremo mai”: Non è romanzo, è vita. Storia di sport, storia d’amore

Postato il 08 Giu 2014
da : Sardegna Sport
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Tag: Federica Lisi, pallavolo, Vigor Bovolenta
La locandina dell'evento cagliaritano

La locandina dell’evento cagliaritano

Are we tough enough for ordinary love. Siamo abbastanza coraggiosi per vivere l’amore di tutti giorni, come cantano gli U2? E’ una sfida che Federica Lisi, moglie del campione di pallavolo Vigor Bovolenta, scomparso due anni fa durante una partita in quel di Macerata, cerca di vincere tutti i giorni raccontando la sua partita-battaglia quotidiana nel libro “Non ci lasceremo mai”, edito da Mondadori. Cronaca di un amore, così come lo ripercorre l’autrice nella sala dell’Ex art a Cagliari, che ha ospitato la presentazione.

“Storia di vita, d’amore e di sport”, lo definisce il giornalista Vito Biolchini, che modera l’incontro. Fede e Vigor, meglio Bovo. Dalla prima stretta di mano, davanti al Palazzetto dello sport sino all’ultimo sorriso catturato prima di uscire di casa. Storia di due persone che si sono scelte e hanno iniziato a camminare insieme, “compagni di viaggio” in un sentiero delle emozioni reali dove è facile riconoscersi, perchè tutti, noi, viviamo di emozioni.
“C’è magia dentro questo libro, chi lo apre rimane catturato”, più di un semplice libro, è il racconto di un incontro. L’incontro con l’amore. L’amore con la A maiuscola: Aurora, Arianna, Angelica, Alessandro e Andrea. I cinque figli. Presenze vitali di quell’amore. Un amore eterno che non muore, come un libro. “Il libro è per sempre”, le pagine raccontano il ricordo, il libro ” racconta mamma e papà per figli”.
Cinquantanove persone tra amici, giocatori, tifosi, allenatori che parlano di lui, Vigor. Un giocatore, un uomo, un campione. Campionati e scudetti, Coppa Italia e Coppa dei Campioni, Nazionale e Olimpiadi. Centrale, uno dei pilastri del dream team azzurro di Julio Velasco, “il gigante del Polesine”, una leggenda.
“Un gesto piccolo è grande per la persona che te lo chiede.” Il suo motto. Chilometri macinati per portare una maglietta o una foto autografata, umiltà e passione, impegno e determinazione. Voglia di vincere ogni partita. Correttezza, bontà, infinito rispetto per tutti dall’ultimo tifoso all’allenatore, ma anche umane fragilità. Testimonianza che vive il presente attraverso il passato , eredità preziosa grazie alla quale “affronti la vita con sportività” e giochi contro un avversario malefico: il dolore.
Quel dolore di cui si ha paura “che non si riesce a tirare fuori”, un mostro che cerca di annientarci, ma che non ha il sopravvento, quando siamo circondati dalla vita. E ripercorrerlo scrivendo il libro, non è stato facile, “ma ha fatto capire tante cose: i segni”. Dalla nascita dell’ultimogenio Andrea, concepito pochi giorni prima della morte di Vigor Bovolenta (“il segnale di tutta la nostra storia”), agli innumerevoli eventi (“ogni cosa al posto giusto e al momento giusto”), che come gli anelli di un catena si incastrano catturati dall’energia dell’Amore. Quell’amore così vero, grande e sincero che segna il tempo dell’esistenza di noi esseri mortali, ma che pochi hanno la fortuna di provare.
La fortuna del ricordo, come racconta Federica Lisi, alla platea che attenta, è catturata dalla sua travolgente energia, l’energia di Bovo, invisibile solo in apparenza. La fortuna di trovare la forza nelle cose della vita dopo la morte che solo un amore può lasciare, forza che non la puoi vedere, ma sentire, assenza fisica che si trasforma in presenza costante che vigila e non lascia soli.
La fortuna di aver conosciuto e vissuto un amore così grande che vive dentro di lei e come la canzone di Jovanotti, colonna sonora del filmato in cui si ricorda Vigor Bovolenta, “ti porto via con me”, non la lascia sola. Anche con la morte, che piomba all’improvviso, e sconvolge ogni cosa.
Vigor Bovolenta

Vigor Bovolenta

Federica Lisi ripercorre quella notte e il viaggio verso Macerata dove, quella sera, Bovo giocava. E il giorno dopo. “Sono rientrata in casa e ho scelto la vita, pensando di vivere la sua e la mia di vita”. Per la disperazione non c’è spazio, quando ci sono cinque figli, telefonate di amici e tifosi o inaspettate persone sconosciute. “Una squadra fondamentale”, l’unione che nel libro esce fuori, quello che solo la scrittura, specchio fedele dei sentimenti, riesce a trasmettere.

Nel libro c’è tutto, amore, dolore, sport, “non è romanzo, ma vita”. Ci sono i figli: Alessandro, il più grande che scrive di suo pugno un dialogo real immaginario col padre, e Arianna che quando pensa al papà sente il suo cuore colorarsi. C’è Bovo e quelle parole che, se avesse potuto, avrebbe pronunciato. Quelle iniziali che aprono il video tributo “inseguire un sogno ad occhi aperti e saltare più in alto per portarlo più vicino a sole e renderlo più vero” e quelle finali del libro che Federica Lisi legge a voce alta “imparare a schiacciare forte oltre il muro che ostacola le nostre passioni”.
Un invito, come ricorda l’autrice, che lei ha fatto proprio. Non arrendersi perchè nessuno è solo e armarsi di tanto coraggio e forza. Vigor che significa forza, forza come Vigor. La forza dell’amore, la volontà di una donna che va avanti per la sua strada e non si arrende .”Non ho niente in più di tutti i voi , ho solo voglia di prendere la vita che va vissuta a 360 gradi.Dentro di me c’è qualcosa che mi dice vai”.
Gli U2 hanno ragione : “We can’t fall any further If we can’t feel ordinary love. We cannot reach any higher If we can’t deal with ordinary love”.
Federica Ginesu
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