Torres, Rubattu: “Soldi non son tutto, serve passione. Gli arrivi di Zola, Del Favero e Leonardi…”
“Telefonami tra vent’anni io adesso non so cosa dirti” canta Lucio Dalla mentre vengono proiettate le immagini di un passato mai dimenticato dal popolo torresino: gli anni d’oro della promozione in C1, il volto raggiante di un giovanissimo Zola e il visibilio dei 6 mila di Alessandria. Cadono, velatamente, lacrime. Nessuno fiata, ci si affida al ricordo. “Ho raggiunto il mio sogno. Ho mantenuto la parola data: siamo in C1!” grida con orgoglio il presidente di quella storica cavalcata. Bruno Rubattu, visibilmente commosso durante l’assegnazione del Premio Speciale a lui assegnato dall’Associazione Memoria Storica Torresina, non è cambiato in 30 anni. Conserva lo stesso spirito combattivo, la stessa emozione per quei colori che mai ha smesso di amare.
In sala, Rubattu è un istrione che domina la platea dopo aver rotto il ghiaccio con i ringraziamenti di rito. La sua parlantina è spigliata e coinvolgente tesa a narrare sfumature di aneddoti che rappresentano il corredo cromosomico di ogni buon tifoso rossoblù: dal diciottenne Gianfranco Zola preso dalla Nuorese, approdato a Sassari grazie al servizio militare, all’acquisto di Angelo Del Favero, la cui effige campeggia sulle maglie realizzate dall’AMST passando per il mancato approdo di Giampiero Ventura nella stagione che consacrò Bebo Leonardi.
Due ore di ricordi nostalgici, battute sagaci e momenti di riflessione sull’attualità. Si, perché il passato è piacevole ma non basta per curare le ferite di un presente travagliato. Può essere il migliore anestetico ma dopo un po’ l’effetto svanisce e si rimane impietriti a chiedersi, per l’ennesima volta, quale sarà la sorte della società. Torres in balia degli eventi, come sempre davanti ad un bivio in cui il potere decisionale è in mano ad un autista scomparso. Solito limbo, medesima frustrazione.
Rubattu rappresenta la figura che manca all’ambiente per gettare le basi nella realizzazione di un progetto che non si vede. Alla sua sinistra compare Marco Sanna, eletto “Torresino dell’anno” anche lui, seppur da pochi giorni, diventato passato e patrimonio della memoria torresina. Telefonami tra vent’anni. Cosa direbbe, oggi, il presidente di allora a chi gestisce oggi la Torres? Nell’interurbana, apostroferebbe, con impeto, coloro che nel loro operato si son fatti sopraffare dal Dio danaro, macchiando con l’infamia il club turritano. Direbbe che i soldi servono ma non comprano i valori. I ruoli sono importanti, vanno rispettati e affidati nell’ottica dell’obiettivo fissato.
La chiusura è ancora di Rubattu: “Perché a Sassari è difficile fare calcio? Perché, purtroppo, c’è una antipatica gelosia che attanaglia i rapporti e le persone. Manca l’attaccamento del passato. Nell’anno della promozione in C1 non spendemmo molto, ma c’erano idee, passione e competenza”. Ingredienti che si spera di ritrovare presto per servire sulla tavola un piatto, sano e genuino, senza l’aggiunta di pericolosi additivi.
Fiorenzo Pala
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