L’ANALISI | Cosa ha scelto la Dinamo Sassari prendendo Gani Lawal?
Lawal si aggiunge dunque a Olaseni e Tau Lydeka, con l’obiettivo di fornire atletismo e peso specifico nel pitturato, aspetti che hanno penalizzato in modo evidente e deleterio la truppa di Pasquini nei primi due mesi di stagione. Classe 1988, ha girato il mondo nell’ultimo lustro, esplose nel 2012-2013 con la strepitosa annata alla Virtus Roma, tradendo poi le attese di chi negli anni successivi decise di puntare su quello che sembrava un pivot capace di dominare la scena italiana ed europea.
Il giocatore, al netto di problemi fisici, è però di sostanza, e potrà dare un notevole contributo una volta inserito pienamente in gruppo dal punto di vista tecnico e della chimica di squadra. Gani Lawal fu obiettivo della Dinamo già due estati fa, quando poi arrivò l’omonimo Shane, accolto dalla delusione generale (“Abbiamo preso il Lawal scarso”, si sussurrava con rammarico a Sassari) prima di diventare idolo immortale. Il nuovo arrivato può sicuramente fornire intensità, mancata fino a questo momento, visto che Olaseni, Lydeka, Savanovic e Sacchetti non sono certo elementi esplosivi in grado di schiacciare e saltare a ripetizione.
Le caratteristiche di Lawal imporranno di alzare i ritmi, ritrovando quel mood tanto caro alla Dinamo che ha fatto la storia. Oggi i biancoblù sono la squadra con il minor numero di possessi offensivi, in quel di Cantù il coach Kurtinaitis (ha appena divorziato anche lui lasciando i brianzoli ultimi in classifica in Serie A) aveva parlato di un’operazione chirurgica imminente, ma la sensazione è che si trattasse di un escamotage per giustificare lo scarso impiego riservato a Lawal. Il quale è nel pieno della maturità fisica e tecnica, chiamato a diventare un fattore, soprattutto a rimbalzo e in attacco, mentre in difesa la sua capacità di saltare potrà aiutare i compagni. Un neo è nella qualità dei suoi salti, non sempre forieri di cose positive, ma migliorarlo in questo starà allo staff tecnico, limitando così il numero di falli e alzando il livello della concentrazione lungo la partita.
Lawal potrà sopperire alle mancanze mentali e tecniche di Olaseni e Lydeka, sopperendo alle difficoltà difensive e fisiche di Savanovic, la cui classe cristallina non può nascondere il gap esistente con gli avversari. Infine, l’innesto di Lawal consente di pensare con un po’ più di calma all’eventuale, tutt’altro che da escludere, cambio in regia, con Darius Johnson Odom sempre più in discussione. A Belgrado ha giocato meno di Stipcevic, fornendo segnali non certo scintillanti.
Eppure trovare la chimica tra Gani e DJO sarebbe auspicabile per Pasquini, specialmente in situazioni di pick and roll, trovando quegli alley oop che al Pala Serradimigni erano la prassi e oggi sono diventati merce rarissima. L’eventuale collasso delle difese per aiutare sui giochi a due tra Lawal e il playmaker potrebbero aprire i tiri per Josh Carter, ottimo a Belgrado ma fin qui troppo ondivago, seppur in cattiva compagnia sotto questo aspetto.
Alberto Meloni