La sfida col Sassuolo, modello cui ispirarsi, fa sorgere una riflessione…

Barella insegue Ragusa in Cagliari-Sassuolo
Al netto delle risapute ombre, il Cagliari e i suoi tifosi possono godersi un sereno Natale dopo la “roller coaster” di emozioni vissuta giovedì sera. “Paghiamo l’inesperienza”, ha detto Eusebio Francesco, tecnico dello sconfitto Sassuolo, “non so quali giovani abbia a disposizione il Cagliari, a parte Barella, mentre noi giochiamo e segniamo coi classe ’96, ’97 e ’98”. Parole difficili da contraddire, quelle del nocchiero di una squadra che promuove la linea verde, e ora a causa dell’emergenza si trova a doverne forzare l’inserimento in pianta stabile.
SITUAZIONE SASSUOLO – Gli emiliani del patron Squinzi sono una delle formazioni che negli ultimi campionati ha puntato fortemente e realmente su alcuni dei giovani più promettenti. Dai più famosi Zaza, Berardi e Vrsaljko, sino ai vari Antei, Duncan e Pellegrini. Il Sassuolo ha deciso quest’anno di seguire una linea dal verde ancora più acceso, lanciando Mazzitelli, Sensi e Ragusa, protagonisti due giorni fa al “Sant’Elia” e che sono solo una piccola rappresentanza di quella strategia portata avanti in sinergia con la Juventus. Nel disegno di Di Francesco, queste sarebbero dovute essere perlopiù seconde scelte da far maturare alle spalle dei titolari. I problemi fisici hanno reso vano ogni piano, e adesso occorre responsabilizzarsi in fretta per uscire dalle secche.
PROVA GIA’ EFFETTUATA – Nella prima stagione di presidenza Giulini, con l’ingaggio di Zdenek Zeman, anche il Cagliari aveva scelto di puntare in modo massiccio su alcuni nomi dal sicuro avvenire, almeno sulla carta. Tutte le scommesse, furono, di fatto sbagliate, ma il tentativo iniziale meritò elogi e speranze, perdendo respiro alla distanza, un po’ per quella percentuale di rischio che sempre esiste in tali operazioni, un po’ per la gestione generale non certo ottimale. Crisetig, Longo, Caio Rangel, ma anche Murru, Capuano, Joao Pedro, Loi, Barella e Cragno. Risultati nefasti e retrocessione in Serie B di una squadra troppo fragile, dove i giovani non erano pronti e i “vecchi” a fine corsa, male (o per nulla) amalgamati e gestiti, in un disastro che avrebbe consigliato di cambiare politica sia per l’avventura in cadetteria sia per quella del ritorno tra i grandi del pallone italiano.
LE DIFFERENZE – Nel Cagliari tornato in Serie A – dirottati su Olbia molti giovani o giovanissimi, Pajac e Cragno a Benevento, Del Fabro a Pisa, Colombatto a Trapani e Deiola a La Spezia -, rimangono i soli Barella e Murru a comporre l’esigua linea verde di una squadra che ha l’età media seconda solo a quella del Chievo Verona. Con Murru già “lanciato”, essendo un titolare con esperienza nelle giovanili azzurre, ecco che Barella funge da unico giovane futuribile attualmente in rossoblù. Proprio lui piace molto proprio all’asse Juventus-Sassuolo, ed è l’unico sul quale oggi appare lecito scommettere per un futuro (tutto da realizzare) ai massimi livelli, visto l’impiego e il rendimento degli altri, che non sembrano suggerire un salto in altissimo.
IL MODELLO – Quando si parla di giovani occorre ovviamente pazienza e provvisorietà dei giudizi, date le tante variabili che possono intervenire in positivo e in negativo nel percorso dei singoli. La differenza tra Cagliari e Sassuolo, però, emerge nettamente sul campo (come visto giovedì) e nelle analisi. Due progetti tecnici, quindi, agli antipodi, qualcosa su cui la dirigenza sarda dovrà riflettere eccome nel medio-lungo periodo, non fosse altro perché proprio alla ricca realtà “made in Mapei” Giulini dichiarò di volersi ispirare.
Mattia Marzeddu