Cadoni, presidente FIGC Sardegna: “Violenza ingiustificabile, serve crescita culturale”
Non si è spenta l’eco per il grave fatto di violenza contro un arbitro in quel di Torpè, registrato giovedì sera nel secondo tempo della partita di calcio tra i locali e gli olbiesi della Star Sport. A qualche ora di distanza, è l’autore del gesto compiuto ai danni del signor Vincenzo Pinna (della sezione di Ozieri), il giovane Domenico Doddo (classe 1995), a dire la sua sul proprio profilo Facebook con uno sfogo mirato a chiedere scusa per l’attimo di follia di cui è stato protagonista.
“In molti casi non hai molto da dire – scrive – perché ciò che fai parla da sé. Non ci sono parole né giustificazioni, se non un rimpianto che non mi perdonerò, spero solo che del mio sbaglio sia soltanto io a piangerne e nessun altro, perché così deve essere”.
Evidente la voglia di provare a spiegare, prendersi tutta la responsabilità e chiedere scusa. “Chiedo scusa a tutti, ai miei compagni, alla dirigenza, al paese, che ha visto quel che non sono in realtà. Purtroppo ho ceduto anche io, nonostante pensi di essere più forte dentro che fuori. La rabbia, e tutto quello che volete, sono giusti – conclude il giovane torpeino – Mi interessa però che un giorno capiate che non sono questo”.
Intanto arriva anche la condanna da parte del Comitato regionale della FIGC, nella persona del presidente Gianni Cadoni. “L’aggressione di un giovane arbitro da parte di un calciatore rappresenta un episodio di violenza grave e ingiustificato – si legge nella nota – Non esiste motivo alcuno per aggredire un arbitro, anche se questo avesse sbagliato una qualsiasi valutazione di carattere tecnico o disciplinare. Il Comitato regionale da me rappresentato – prosegue Cadoni – esprime piena solidarietà all’arbitro, a tutti gli associati della Sezione di Ozieri e dell’Aia della Sardegna”.
Ora l’attesa è per i provvedimenti del Giudice sportivo. “Al di là della sentenza – conclude Gianni Cadoni- il Comitato si impegna a promuovere iniziative in tutto il territorio regionale, affinché tali episodi non abbiano a ripetersi. Dal nostro punto di vista è necessario impostare un percorso di crescita culturale, coinvolgendo gli arbitri, i dirigenti, gli allenatori, i calciatori, i tifosi e i genitori dei ragazzi che giocano a calcio”.