O’Neill: “Cagliari bevevo con chi mi offriva da bere”

Lunga intervista a cuore aperto all’ex fuoriclasse uruguayano: “Povero, ma felice”

Fabian O'Neill col figlio Favio (foto: Francisco Flores)

Fabian O’Neill col figlio Favio (foto: Francisco Flores)

La storia di Fabian O’Neill è nota, ma sentire una volta di più certe parole fa sempre malissimo, pensando a quello che è stato uno dei giocatori più forti in assoluto a vestire la maglia del Cagliari. Sono diversi i video recenti e le interviste che lo mostrano in condizioni pietose a causa dell’abuso di alcol, oggi il racconto dell’ex calciatore uruguayano rinforza rimpianti e memorie dei tanti che lo hanno amato.

Classe 1973, nato a Paso de los Toros, arrivò in riva al Golfo degli Angeli nel 1995, colpendo subito tutti per qualità sopraffina. Fu Trapattoni a cogliere la palla al balzo, poi in successione Giorgi, il connazionale Perez, Ventura (“Il giocatore più forte che abbia mai allenato”, ha detto anche di recente l’attuale CT azzurro), l’altro connazionale Tabarez e Ulivieri hanno gestito croci e delizie. Il passaggio alla Juventus, nel 2000 dopo la seconda retrocessione in rossoblù, segnò l’inizio di un oblio che non sarebbe mai finito. Il ritiro a trent’anni, dopo la coda malinconica di Cagliari (ritorno nell’estate 2002 senza rimettere piede in campo, poi la fuga definitiva), e l’attualità lasciano spazio solo al ricordo di quel dolce lustro cagliaritano.




Lo stesso Zidane ha sempre detto che O’Neill è uno dei giocatori più forti che abbia mai visto nella sua carriera (furono compagni nel 2000-2001 a Torino): oggi il marsigliese allena il Real Madrid, l’altro dà una mano nel bar “La Nueva Lata” a Montevideo per sbarcare il lunario. “Vengo qui al mattino – dice O’Neill in una lunga intervista rilasciata a Ovacion DigitalDo una mano a Janet, la proprietaria, la figlia di un mio amico che ha un bowling a Paso de Los Toros (dove O’Neill è nato ndr). La gente mi conosce, non si stranisce quando mi vede”, ha detto con la sua solita umiltà.

Dall’essere ricco al non avere nulla, ma Fabian assicura di essere più felice adesso. Vive a casa della madre, con la moglie Andrea (guardia di sicurezza in uno studio medico) e suo figlio Favio, 14 anni e giovane calciatore del Nacional Montevideo. “È l’unica donna che ho amato”, dice O’Neill di Andrea.

Fabian non è abituato a lavorare, non lo ha mai fatto, a parte il calciatore. Sta aspettando il ritorno dello storico procuratore (suo e di tanti uruguayani) Francisco “Paco” Casal dall’Ecuador: “L’ho mandato a chiedere dei soldi per permettermi di saldare un debito. Non voglio lavorare duro – ammette – Non mi piace lavorare troppo, mi piacerebbe scoprire calciatori, grazie a Dio conosco gente ovunque, non vorrei stare in giacca e cravatta, quando ero capitano del Cagliari mi è toccato indossare l’abito perché obbligato. Mi piaceva essere il leader – dice – Sapevo farlo, sapevo prendermi le responsabilità, però la vita mi ha fatto ribelle e orgoglioso”.

O’Neill parla anche delle donne: “Tutte volevano cambiarmi, mi conoscevano di notte e poi pretendevano di cambiarmi, per questo ho sempre avuto problemi con loro. Io non ho mai preteso di cambiare gli altri, l’unica cosa che non sopporto è chi fuma. Oggi le donne non posso neanche vederle, dopo tutto quello che ho passato”.

L’abuso di alcol lo ha portato ad essere operato alla vescica nel giugno 2016. Avrebbe dovuto rimanere tre anni senza bere, ma ha resistito un mese: “Adesso non ho dolore, sono come un’auto in vendita, che da fuori non sai se ha il motore o la batteria”.

“Ho perso 14 milioni di dollari – racconta – Ma non è un problema essere povero, mi importa che i miei figli stiano bene, che siano sani e abbiano qualcosa per me. Avevo 20 cavalli a Maroñas (un ippodromo di Montevideo ndr), quando ero calciatore andavo molto a cavallo, oggi non posso farlo perché non ho più nulla”.

I divorzi sono costati tanto: “Oggi la mia figlia più grande (Marina, 22 anni, nata dal primo matrimonio ndr) è ricca, poi c’è la seconda (Martina, 15 anni, dal secondo matrimonio ndr) e quindi Favio”, figlio dell’attuale compagna Andrea. Oggi Fabian si trova bene con tutte e due le figlie, grazie soprattutto a Favio, che ha tenuto e rinsaldato i rapporti disturbati dalla vita sregolata del papà.

“Ci sono tanti ex amici che oggi sono spariti – dice O’Neill – Ma sono felice lo stesso, ora intorno a me c’è gente nuova, che sta con me anche se non ho nulla, con la quale ci aiutiamo reciprocamente. Meglio stare così che avere un sacco di soldi”, continua, prima di parlare del futuro. “Voglio continuare questa vita, non voglio stare dalla parte dei ricchi, lo sono già stato. Per fortuna, qui a Montevideo e nella mia Paso de los Toros, ci sono ancora dei codici e linguaggi che fanno sì che se sto male qualcuno mi dà una mano”.

Sicuramente non lo hanno aiutato dirigenti e addetti ai lavori che ha conosciuto nel mondo del calcio, ma su questo O’Neill ha un’idea precisa: “Ho fatto guadagnare tanti soldi, ma sono stato io a perderli. Era impossibile aiutarmi, non volevo psicologi o cose simili”.

“A Cagliari ero idolo – dice parlando della sua vita da calciatore – Poi andai alla Juventus e tutto cambiò, ero uno dei tanti, anzi degli ultimi, perché era pieno di fenomeni, come Zidane. Oggi tifo Real Madrid per lui”. Ma l’O’Neill calciatore è soprattutto legato al Cagliari: “Quando andammo in Serie B la prima volta (nel 1997 ndr) ci danneggiarono le macchine, dovevamo fare 7 punti per non retrocedere, e dovevamo giocare contro Milan, Inter e Juventus – racconta su quella stagione – Era un’impresa impossibile, passeggiavo nella spiaggia e la gente mi gridava ‘ubriaco’. L’anno dopo salimmo in Serie A e quelle stesse persone mi osannavano, mi offrivano da bere. Il calcio è così”.

C’è chi dice che Favio farà meglio del padre. “Quello che voglio è che studi molto, moltissimo. La vita nel calcio è breve, non voglio che lui mi dia qualcosa, sono più per il dare che per il chiedere “.

Traduzione integrale da Ovaciòndigital.com a cura di SardegnaSport.com




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