Tante carte sul tavolo del Palazzo: il punto
Sono giorni e settimane caldissime per il Palazzo del calcio italiano: elezioni per la presidenza delle leghe di Serie A e Serie B, quella per il presidente FIGC – dove corre anche Andrea Abodi (dimissionario dalla Lega di B) – e poi la questione sui diritti televisivi del triennio 2018-2021, con la vicenda Mediaset centrale per capire quali scenari potranno disegnarsi alla luce delle modifiche in atto. Un calderone ricchissimo dove è difficile districarsi, e le polemiche ovviamente non mancano.
ABODI (E GRAVINA) CONTRO TAVECCHIO (E ULIVIERI) – Provando a fare ordine, la prima che salta all’occhio è quella innescata da Abodi, il quale non le ha mandate a dire al presidente FIGC uscente, Carlo Tavecchio, il quale fu appoggiato dallo stesso Abodi alle ultime elezioni: “Sbagliai, e mi scuso, perché non fui corretto con gli sfidanti, ma ho fatto tesoro di quell’errore”, ha detto al Corriere della Sera, precisando come “gli stessi motivi per i quali lo appoggiai oggi mi spingono a sfidarlo, serve una FIGC trasparente, il mio programma si basa su competitività, reputazione e sostenibilità, e le cose sono legate. Le componenti, professionistiche e dilettantistiche, sono slegate, senza unione non si va da nessuna parte, stanno diminuendo tesseramenti e affiliazioni, ci sono troppe voci di decrescita”, ha spiegato il manager romano.
ELEZIONI FIGC – Intanto, mentre il posto di Abodi alla Lega di Serie B dovrebbe essere preso da Salvatore Gualtieri, ex vice presidente del Crotone e già vice presidente della Lega B, anche il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina (alleato di Abodi) attacca Tavecchio: “Propone una Lega Pro a 40 squadre (Gravina è contrario alla riforma della terza serie ndr) e 30 milioni alla Lega di B, sembra Cettolaqualunque“, dice Gravina contro l’attuale numero 1 FIGC, sostenuto dall’Assoallenatori (presidente Renzo Ulivieri) e che ha rinunciato alla Serie A a 18 squadre (Lega di A e allenatori vogliono che rimanga a 20 squadre), con l’idea di portare le retrocessioni dalla massima serie da tre a due.
ELEZIONI LEGA DI A – Per quanto riguarda la Lega di Serie A, le elezioni sono state rinviate come previsto al 2 marzo: da una parte le “grandi” che vogliono cambiare lo statuto (Veltroni, ipotesi non tramontata, accetterebbe solo con uno statuto nuovo) e rivoluzionare i meccanismi, dall’altra le “piccole”. Come scrive Fulvio Biancu su Repubblica, l’elezione del presidente potrebbe slittare a oltranza (ma Malagò e il CONI potrebbero premere per sbrogliare l’impasse), ma entro il 6 marzo – data delle elezioni FIGC – occorrerà eleggere almeno due consiglieri federali che rappresentino la Lega all’elezione FIGC.
DIRITTI TV: SERIE A, CHAMPIONS E COPPA ITALIA – Come detto, rimane caldo il fronte dell’assegnazione dei diritti tv della Serie A per il triennio 2018-2021: potrebbe arrivare a maggio-giugno, ma forse a settembre. Come ricorda il Corriere della Sera, prioritario capire come si risolverà la vicenda Mediaset-Vivendi, ma intanto ad aprile si parlerà dei diritti tv sulla Champions League: ci saranno quattro squadre nella fase a gironi, dunque la torta è succulenta per i vari operatori. La UEFA punta ad un +30% del prezzo (attualmente il valore è 225 milioni di euro/anno), Mediaset dopo il bagno di sangue della precedente offerta dovrebbe rimanere in un angolo, Sky è favorita (ma occhio a Discovery), la RAI ci pensa ma servono tanti soldi.
Anche la Lega di Serie A vorrebbe spuntare un prezzo più vantaggioso rispetto al passato, ma se gli operatori investiranno sull’offerta per la Champions League avranno meno disponibilità per la Serie A. Il possibile accordo Sky-Mediaset e il monopolio de facto dell’emittente di Murdoch avvantaggiano quest’ultima e spingono per un ribasso, anche se ci sono clausole che impongono dei minimi garantiti.
Attenzione all’ipotesi di un canale autonomo della Lega per far fronte al monopolio Sky, si lavora in tal senso ma occorre trovare dei partner finanziari. Diventa poi appetitosa la torta della Coppa Italia, da quasi sempre terreno RAI e che ha dato ottimi riscontri negli ultimi anni. Costa 25 milioni, oltre alla tv di stato ci pensa anche Urbano Cairo (La7): “Sono interessato, il format funziona e in tv gli ascolti sono ottimi – dice il patron del Torino – Il calcio italiano ha un forte appeal, i diritti tv del calcio sono quelli che spingono a sottoscrivere gli abbonamenti alle pay tv, i mercati interni ed esteri (vedi la Cina con Suning a capo dell’Inter, aggiunge Cairo) non sono in restrizione, anzi”.