Tempio, Cassitta: “Avremmo stravinto, certa gente va radiata”

Il tecnico appena esonerato commenta il disastro biancoblù

Il "Nino Manconi" di Tempio, modificato dall'arrivo temporaneo del Cagliari nel 2002-2003

Il “Nino Manconi” di Tempio, modificato dall’arrivo temporaneo del Cagliari nel 2002-2003

La triste storia del Tempio è ormai di dominio pubblico, e purtroppo non nuova nel sempre più disastrato panorama del calcio italiano. Dopo le minacce dei mesi scorsi, con la chiusura di bottega scongiurata dal ritorno in sella di mister Cassitta e dei giocatori più importanti, pochi giorni fa è arrivato il getto della spugna definitivo. Addio al tecnico, via i calciatori, ormai del Tempio rimane solo un nome che va via via sbiadendosi.

L’ultimo capitolo, con il KO per 10-0 in casa del Bonorva (la sconfitta più larga della storia del glorioso club), è emblematico dei tempi che vengono attraversati dal sodalizio biancoblù. «Onestamente non mi aspettavo un epilogo del genere – dichiara Amedeo Cassitta a Diario Sportivo – anche perché non percepivo nessun rimborso, al pari dei giocatori, quindi non gravavo sicuramente sulle spalle del presidente Pallotta», afferma in riferimento alla scelta del presidente Marco Pallotta di salutare tecnico e calciatori.




«Non me l’aspettavo – continua -, dopo tutte le energie spese sino a questo momento: ci stavamo gestendo gli incassi settimanali per coprire le spese di coloro che arrivavano da più lontano, Calangianus, Oschiri, Ozieri, Sassari, e per far fronte alle esigenze primarie della squadra, ma in realtà mi sento sollevato dal punto di vista psicologico».

Questo il racconto di questo tribolato (eufemisticamente parlando) periodo. «Martedì scorso mi sono presentato al campo per dirigere, come al solito, l’allenamento – afferma a Diario Sportivo Cassitta -, ma i ragazzi avevano preso autonomamente la decisione di appendere le scarpe al chiodo, a causa di una situazione che ormai reputavano inaccettabile; si sentivano presi in giro, ed io non me la sono sentita di chiedere sforzi ulteriori, anche perché si sono sempre dimostrati assolutamente disponibili. Sono andati via tutti i gli elementi che avevamo convinto a venire a giocare qui a Tempio, proprio per questo non sono deluso, in realtà è venuta a mancare la squadra».

Sull’esonero: «Probabilmente ha voluto lanciare un messaggio all’ambiente, attribuendomi però colpe che ritengo infondate. La motivazione dell’esonero? Me l’ha comunicata durante un colloquio telefonico: secondo lui non avevo più in mano il gruppo, ma attualmente abita a Roma, quindi non può seguire in prima persona le vicende della squadra, qualcuno gli avrà fornito delle informazioni in questo senso».

Il tecnico ringrazia chi l’ha sostenuto. «Da parte dei tifosi – spiega -, dei miei colleghi e di altre persone che orbitano attorno a questo mondo, una cosa che mi ha particolarmente sorpreso. Se fosse dipeso da me avrei rispettato il mio contratto sino alla fine, ma in queste condizioni era impossibile: non è accettabile dover raccattare dei ragazzini ed esporli a bruttissime figure, sarei stato ancora più amareggiato, una grave mancanza di rispetto anche nei confronti dei genitori».

«Guidare il Tempio è stato un onore: si tratta di una delle società più blasonate di tutta la Sardegna, una delle panchine più ambite. Sicuramente mi porterò nel cuore questa bella esperienza, l’affetto della gente è stato meraviglioso, nonostante la diffidenza iniziale: ci può stare, considerando che non ero della città, ma ho ripagato la loro fiducia dando il massimo». Il tecnico rivendica i risultati ottenuti: «Abbiamo chiuso il 2016 al primo posto e con le semifinali di Coppa Italia in tasca, contando su molti Juniores e parte dei giocatori più esperti. Questa squadra era stata costruita per stravincere il campionato, probabilmente non avremmo avuto rivali, lo dico e lo sottoscrivo, ed in questo senso mi danno forza le testimonianze degli altri allenatori. C’erano insomma tutte le premesse per puntare al salto».

«La classifica non è critica – continua -, ma considerando come sono andate le cose domenica, non possono ritenersi nemmeno tranquilli. Non avrebbero difficoltà a trovare degli elementi per chiudere dignitosamente la stagione, ma la lacuna più grande è a livello dirigenziale: non so quante persone abbiano voglia di imbarcarsi con Pallotta, molti non lo considerano un referente valido, non essendo fisicamente presente, rischia di lottare contro i mulini a vento. Non so proprio come andrà a finire, ma mi auguro possano risolvere al più presto i tanti problemi, magari con l’intervento dell’amministrazione comunale o di altri privati che hanno a cuore le sorti della società. I tifosi non si meritano un trattamento del genere, dimostrano una passione e un attaccamento rari da trovare nel resto della Sardegna».




Cassitta si sofferma sulle dinamiche del calcio dilettantistico, al di là del caso Tempio e della situazione personale. Quanto visto in Gallura si ripete spesso, con società che aprono e chiudono pagine lasciando a casa i vari tesserati, mandando a monte stagioni e progetti, o pseudo tali. «L’allenatore è la prima persona verso cui si punta l’indice, chiunque voglia intraprendere questa strada deve mettere in preventivo di incappare in brutti episodi; il calcio spesso si trasforma in un tritacarne, ci si dimentica in fretta del passato e il rispetto svanisce nel nulla. Un discorso che vale anche per i giocatori e per i vari componenti dello staff tecnico – spiega Cassitta – massaggiatori, preparatori atletici e dei portieri. Si fanno tanti sacrifici, anche a livello personale, familiare e lavorativo, poi basta la decisione di un singolo per mandare all’aria tutto. Una situazione abbastanza deprimente. La Federazione dovrebbe effettuare controlli più rigidi, soprattutto nei confronti delle squadre più blasonate, per verificare che ci siano i presupposti per affrontare la stagione».

Campionato falsato? «Ci saranno grosse ripercussioni sulla corsa ai play-out e ai play-off: chi incontrerà il Tempio d’ora in poi si troverà di fronte una squadra molto più debole, mentre altre in precedenza hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie, perdendo magari punti preziosi. Stiamo giocando con i sacrifici e le spese di tutti gli altri club, che mettono in gioco cifre importanti in questo periodo di crisi. Sarebbe preferibile che certi individui venissero radiati, per evitare che facciano ulteriori danni».

Intervista a cura di Diario Sportivo

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