Il Cagliari siamo…Chi?

Nella serata che ha segnato l’addio al Sant’Elia, una sola macchia ha parzialmente rovinato la festa di casa Cagliari

La curva Nord del Cagliari

La curva Nord del Cagliari

Chi ci segue lo sa, tra i tanti difetti che ci possono essere imputati, il servilismo (eufemismo per non sconfinare nel triviale) non risulta tra questi. Siamo stati detrattori della società, talvolta anche in maniera aspra quando lo abbiamo ritenuto opportuno, senza nasconderci dietro il tifo o le amicizie. Così come, in altre circostanze, ne abbiamo elogiato i meriti. Per questo motivo ci arroghiamo il diritto di analizzare l’ormai tediosa querelle società-Sconvolts. Magari con presunzione, ma senza correre il rischio di essere etichettati come dei leccaculo (scusate, l’eleganza è già andata in fumo).




La serata che ha visto calare il sipario sul Sant’Elia ha certificato – se ve ne fosse ancora bisogno – la spaccatura in seno alla tifoseria rossoblù. Due modi diversi, per alcuni versi opposti, di intendere il tifo. Il tentativo di parte della Curva Nord di far sentire la propria voce e rimostrare il proprio malcontento, subissato dai fischi della maggioranza di un pubblico ormai stanco delle manie di protagonismo targate Sconvolts. Oggetto delle rimostranze, quella società accusata di non aver tutelato a sufficienza i diritti della frangia più accesa del tifo rossoblù. Tra bombe carta e cori di dubbia originalità, il chiaro intento di macchiare una serata di festa che ha visto il ritorno al Sant’Elia di alcuni tra i protagonisti della storia del Cagliari. Una disperata ricerca di attenzioni, incivile e vagamente paragonabile ad un bambino che sbatte i pugni sul tavolo, che ha avuto come unico effetto quello di allontanare dalla tribuna il Presidente Giulini. Il tutto al grido di “il Cagliari siamo noi“.

Già, il Cagliari siamo noi. Ma noi chi? Una domanda che sorge spontanea davanti a questa auto-proclamazione di purezza. Perché sarebbero “più tifosi” di una famiglia con bambini al seguito o di un gruppo di settantenni frequentatori decennali dello stadio? Perché gira e rigira il nocciolo della questione non cambia: di quel gruppo chiamato Sconvolts, nato alla fine degli anni ’80 nel periodo più buio della storia del Cagliari, è rimasto solo il nome. Anche lo spirito, inizialmente scanzonato e trascinante, è ormai evaporato lasciando spazio a ben altra atmosfera. Sempre più ruvida e autoreferenziale. Un gruppo sfiancato da anni di provvedimenti e sempre più ripiegato su sé stesso, tra i ricordi del passato e battaglie donchisciottesche. Vero, uno stadio con la Curva Nord piena è certamente più coinvolgente, ma a quale prezzo?

In tal senso risulterebbe decisivo l’atteggiamento della società e di quegli organi di informazione poco propensi allo spirito di critica e a sporcarsi le mani con questi argomenti. Evidente come questa situazione richieda, da parte di via Mameli, una fermezza che raramente si è vista in questo triennio. Dalla fascia di capitano tolta a Storari all’apertura dei cancelli di Asseminello alla vigilia di Cagliari-Palermo (trattamento che una famiglia non potrebbe neanche sognarsi*), la società rossoblù si è mostrata più volte accondiscendente con gli Sconvolts. Strategia che si è rivelata, come prevedibile, perdente. Pochi presidenti hanno mostrato reale fermezza in questo campo, sulla falsariga di quanto fatto sulla sponda bianco-celeste del Tevere da Lotito. E’ tempo che anche a Cagliari ci si mostri inflessibili, superando una convivenza mal sopportata da tutte le parti in causa. Un percorso non semplice ma doveroso, che verrebbe accolto con sollievo dalla gran parte dei tifosi. Sarebbe una grande vittoria da parte della società.

*Rettifica e precisazione: la società Cagliari Calcio precisa come sia possibile effettuare all’interno delle sue strutture (in particolare del centro sportivo di Assemini) i tour turistici (cosiddetti “walk about”) a disposizione dei tifosi. Per conoscere come poter accedere basta informarsi attraverso i vari canali web e social della società rossoblù.




Stefano Sulis

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