L’analisi dopo l’1-3 casalingo contro la Viterbese
Il refrain di tutto il precampionato è stato il (giustificato) timore del salto di categoria e conseguente prezzo da pagare rispetto a giocatori e piazze che sono abituate ad esser protagoniste a questo livello. Ma l’exploit vittorioso di Arezzo e la prestazione gagliarda contro la Viterbese dicono che l’Arzachena può dire la sua e giocarsi le sue carte per la permanenza in categoria. A fungere da punto forte sono in primis la grande fisicità e dinamicità degli interpreti smeraldini, ma a patto di calarsi appieno nella nuova realtà e metabolizzare immediatamente alcuni insegnamenti della Serie C.
Concentrazione. “Non giocheremo sempre contro la Viterbese”, ha stigmatizzato mister Giorico, eppure i gialloblù tusciani sono un ottimo esempio di squadra di Serie C in grado di colpire tre volte sfruttando ogni minima incertezza. Il vantaggio di Baldassin può esser stato favorito dalla sfortuna, con Ruzittu che non ha visto partire il pallone, ma arriva comunque con un tiro dai 25 metri in beata solitudine. Totalmente solo anche Celiento nell’azione del raddoppio, un colpo di testa nel cuore dell’area: troppa grazia. Se a questo aggiungiamo le difficoltà sui calci da fermo, ben tre gol sui cinque sono arrivati in questo modo (i 2 con l’Arezzo e il terzo di Celiento per il 1-3 definitivo) ecco che la truppa smeraldina dovrà lavorare duramente per tenere la soglia dell’attenzione sempre altissima e lottare su ogni pallone come fosse il decisivo.
Meccanismi. Dell’esordio casalingo dei biancoverdi è piaciuto l’atteggiamento propositivo avuto per gran parte della gara, giocata a viso aperto e con la giusta voglia di provare fino all’ultimo di portare a casa punti. Semmai, resta un po’ d’amaro in bocca per il tanto lavoro che non ha portato a vere occasioni da gol: nei propri venti metri la Viterbese ha fatto tanto densità e reso sterili gli attacchi smeraldini, che pure avevano in campo quattro uomini d’attacco come Sanna, Vano (subentrato quasi subito a Lisai, uscito per una botta), Curcio e Nuvoli, più il dinamico Casini a cui nella ripresa si è aggiunto anche Bertoldi ma senza trovare le chiavi per scassinare il bunker ospite nonostante tutta la ripresa in costante proiezione offensiva. Aspettando i test con avversari più alla portata, ci sarà molto da lavorare per affinare i meccanismi nella metà-campo avversaria e concretizzare il più possibile il proprio gioco. O almeno, mettere le proprie bocche da fuoco in condizioni di farlo.
Panchina. Detto delle difficoltà – più che preventivabili – sul campo, resta la perplessità sulle dimensioni della rosa. Contro la Viterbese, mentre il tecnico ospite Valerio Bertotto effettuava tutti e cinque i cambi a sua disposizione, Giorico ne effettuava solo due, di cui uno per infortunio (Vano per Lisai) e uno per scelta tecnica (Bertoldi per Casini). In sala stampa, a domanda specifica, l’alfiere biancoverde ha glissato motivando la scelta con una questione esclusivamente tattica, , ma probabilmente non è aiutato dalle alternative presenti in panchina. Una rosa corta che non permette di cambiare la partita in svolgimento d’opera: una difficoltà in più sul lungo cammino verso la salvezza.
Claudio Inconis (inviato)