Sassari Calcio Latte Dolce, le ragioni di una nevrosi

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Daniele Bianchi, sassarese, è il metronomo del Sassari Calcio Latte Dolce (foto: Alessandro Sanna)

Daniele Bianchi, sassarese, è il metronomo del Sassari Calcio Latte Dolce (foto: Alessandro Sanna)

Una squadra in balia della nevrosi da vittoria, assente dai radar di alta classifica, accartocciata nelle sue paure. Il Sassari Latte Dolce rantola sul fondo, ingobbita dal peso delle sue ambizioni, incapace di destarsi e riprendere in mano la propria sorte. Difficile da immaginare, ad agosto, un inizio di campionato come quello che stiamo osservando e raccontando, a ruota di una campagna acquisti faraonica e di un restyling. Le cinque sconfitte in sei partite, tra campionato (4 su 5 gare) e Coppa Italia, pesano non poco. La débâcle al Vanni Sanna contro la Nuorese del neoentrato Agovino turba e butta sacchi di sale su un umore quanto mai depresso.



I barbaricini si rivelano essere clienti scomodi per Marco Sanna, nel valzer di bivi ed incroci poco banali del mondo pallonaro. Il tecnico turritano, infatti, fu vicino alla firma col club di Michele Artedino durante l’estate. Oggi incassa il secondo scossone dai verdazzurri, a distanza di un mese esatto. L’ultima gomitata, per il momento, ha portato sussulti solo a livello di ennesime sfuriate pubbliche e private, e così le varie teste vacillano senza cadere. Di sicuro il naufragio di mercoledì è il più violento tra i tanti, già troppi. Sei gol incassati in una sola partita sono più di quelli realizzati nelle sole prime cinque giornate di Serie D. Tralasciando le disattenzioni difensive e i black out incomprensibili ammirati in Coppa, già visti in quel di Rieti all’indomani dell’unico successo (sul Monterosi) che pareva salvifico, una giusta analisi dovrebbe essere fatta sul parco attacco.

“Per vincere è necessario fare un gol in più degli avversari” diceva sornione e lapalissiano il vecchio Vujadin Boškov.  Battuta simpatica e insindacabile. Per fare gol servono (anche) attaccanti. E sono loro gli assenti ingiustificati del momento. Francesco Virdis, le cui qualità sotto porta sono indiscutibili, appare fuori condizione. Il ritorno in Sardegna non ha avuto gli stessi effetti di sei stagioni fa, quando col Progetto Sant’Elia realizzò 20 gol in 25 presenze, rilanciando sé stesso. L’età anagrafica era un’altra, forse anche la testa. Come sempre, è il campo a dare le risposte che contano, e allora anche il bomber (classe ’85) è chiamato a fornirle, per non dover parlare di fallimento dopo i giusti fuochi d’artificio estivi.



Non decolla nemmeno Paolo Palmas. Lui, più giovane (è un classe ’93) del partner offensivo, smarritosi nella bolla di sapone di Lugano, stenta a ritrovare il proprio swing, che lo aveva portato agli onori delle cronache grazie a prodezze da categoria superiore. L’ala di Castelsardo resta uno dei calciatori più pregiati del roster, ma deve uscire dalla buca assieme ai compagni. Proseguendo la carrellata dei singoli, è crisi anche per Giacomo Demartis (classe ’84), controfigura del leader (che fu) torresino, capace di stravolgere da solo i copioni di partite già scritte. Un pizzico della grinta di quel giocatore sarebbe manna dal cielo nel deserto sassarese. Il giovane attaccante Luca Scognamillo (’98) presenzia in bella vista nelle distinte. Per non sfiorire necessiterebbe il giusto minutaggio. Tra volti nuovi, nomi altisonanti e promesse, il migliore, come accade da diverse stagioni, è l’usato sicuro: il capitano Andrea Usai, dato per partente a maggio, appare uno dei pochi in grado di tenere la barra dritta. Le radici reggono nella confusione. O almeno ci provano.

“Più di così non so che fare!”. Così il nocchiero, in conferenza stampa dopo il KO interno col Budoni, prendeva in mano uno Zanichelli per  formulare, con parole diverse, gli stessi concetti di cui sopra. Mantra usato da Massimiliano Paba, la scorsa stagione, quando i tempi si facevano difficili, ma potevano essere gestiti con più serenità vista la diversa dimensione del club. La rosa era un’altra, il gioco decisamente migliore. Logico, allora, pensare che la colpa non sia (non fosse) dei tecnici, ma di un’ambiente che ha scientemente snaturato, in poco tempo, la sua identità. Non per forza una colpa, anzi, perché ben vengano le ambizioni e i salti di qualità. Scosse di assestamento e crisi di rigetto fanno parte della questione, ora è il momento di reggere l’urto e superare la burrasca, per non affondare con tutto il progetto. Sarebbe imperdonabile.



Passare una vita a sbraitare nella polvere, tra i dilettanti, nella provincia sarda di fango e cemento, e cercare, alla terza stagione in Serie D, di raggiungere immediatamente il professionismo è impresa degna di un romanzo di Osvaldo Soriano. Meglio Isaac Asimov. Fantascienza. Molti giocatori sono figurine di prestigio, non incollate nella stessa pagina. Inoltre, una rosa non è composta da macchine sulle quali applicare metodi tayloristici (non ancora), bensì da uomini che assorbono come spugne gli umori circostanti e li rilasciano in campo sotto forma di brutte prestazioni. E se la colpa fosse esclusivamente delle troppe pressioni, di quell’ansia nel volere tutto subito, senza avere tempo per costruire? “Roma non è stata fatta in un giorno” diceva un vecchio proverbio. Model Builder potrebbe riuscirci in poco tempo. Si, ma quello è 3D, mica realtà.

Fiorenzo Pala

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