Serie D – Farci (capitano Selargius): “Arzachena da non sottovalutare. Niente tabelle, espulsioni grosso problema”
Il bel successo di Anzio non basta per sentirsi al sicuro, ci mancherebbe, ma il Selargius che aspetta l’Arzachena ha ritrovato sorriso e certezze. Adesso c’è lo scontro diretto, quello da non sbagliare e che entrambe le formazioni affronteranno con un macigno sul groppone. Forse meno leggero quello che grava su Simone Farci e compagni, in virtù del punto in più in classifica e di un calendario favorevole che sembra concedere possibilità d’appello.
“Sicuramente la vittoria di domenica ci ha dato consapevolezza nei nostri mezzi e fiducia in vista delle ultime otto partite – dice Simone Farci – è chiaro che contro l’Arzachena avremo il favore del fattore campo e sarà obbligatorio sfruttarlo. Il calendario? Abbiamo sempre vissuto domenica per domenica, anche quando i risultati non arrivavano. Non siamo nelle condizioni di fare tabelle o programmi, e da qui alla fine saranno tutti scontri-salvezza che decideranno un pizzico del nostro destino. A volte pensare di fare affidamento su un cammino “morbido” può risultare controproducente”.
La posta in palio rende difficile prevedere una gara dove a dominare potrebbe essere la paura. A bocce ferme, però, oltre ai numerosi ex, si può pensare anche alla grande qualità tecnica presente nei gruppi guidati da Fadda e Infantino. “L’Arzachena è un’ottima squadra – continua Farci – che non merita il penultimo posto, come noi non meritiamo il terzultimo. Loro hanno attaccanti come Siazzu e Hasa cui se lasci mezzo metro ti puniscono sicuramente. Dovremo essere bravi in fase difensiva, a partire dal contributo degli attaccanti, che è stato determinante ad Anzio (1-0 con rigore dello stesso Farci ndr). Servirà una gara di sacrificio, occorrerà non sottovalutare l’Arzachena, perché in quel caso ci faremmo molto male e vanificheremmo quanto di buono siamo stati capaci di fare domenica scorsa”.
Il Selargius era, si è detto più volte, la sarda maggiormente accreditata per fare un campionato, se non di vertice, privo di assilli. Come un anno fa, invece, si è trovato nei bassifondi. “Sicuramente prevale il rammarico, perché non abbiamo mai giocato con la squadra al completo. Non abbiamo mai avuto i nostri 13 “grandi” a disposizione contemporaneamente. Si è fatto subito male Bonacquisti, l’unico con caratteristiche differenti da quelle di Angheleddu e dalle mie. Infortuni? Sono stati tutti traumatici, dall’omero (con ricaduta ndr) di Bonacquisti al ginocchio di Garau, passando per tanti altri intoppi. Credo che il vero problema sia stato rappresentato dalle espulsioni, spesso abbiamo finito la gara in dieci o addirittura in nove uomini, e per questo dobbiamo fare mea culpa”.
“A Olbia sono stato protagonista di un brutto gesto nei confronti di Aloia (3 giornate di squalifica per reazione ndr), che non è bene far vedere a chi assiste alle partite e che ha penalizzato la squadra”. Quanta pressione avete sentito dopo un’estate chiusa con una campagna acquisti altisonante? “Le ansie sono derivate dalla cattiva partenza, quando “stecchi” una, due, tre partite cominci a sentire il peso. Il calciomercato della società è stato buono, ma è anche vero che gli è stato dato risalto perché abbiamo “chiuso” la squadra per primi. Successivamente tutti gli altri si sono rinforzati e hanno colmato il gap”.
Otto giornate al termine, risultati imprevedibili e le circostanze che potrebbero sovvertire i valori tecnici fin qui ammirati. “Ormai sono diversi anni che milito in Serie D e abbiamo capito bene che quando affronti una pericolante a quattro giornate dalla fine non è la stessa cosa di trovarla ad inizio campionato”. La Sardegna rischia di vedere sensibilmente ridotte le sue squadre nel massimo campionato dilettantistico: “Perché? La crisi economica parte dall’edilizia e arriva al calcio dilettantistico; affrontare un campionato di Serie D è davvero un’impresa, ancor di più per noi sardi che ogni settimana dobbiamo fronteggiare trasferte impegnative dal punto di vista economico e logistico. In Sardegna, non avendo delle società professionistiche che possano dare in prestito dei giovani provenienti dalle Primavera, molti ragazzi preferiscono andare a giocare altrove. Se guardiamo alle squadre laziali, invece, molte vantano elementi “parcheggiati” dalle grandi squadre. Pensiamo al Cynthia, che ci ha battuto di recente e che in rosa ha solo giovani, ma tutti dal buon curriculum”.
L’impressione è che giocare a Selargius dia tanto in termini di tranquillità, forse troppa, non avendo gli assilli di una tifoseria strettamente legata al club. “Questo è il mio settimo anno a Selargius, dove mi sono sposato e abito. Sicuramente qui sei tranquillo, non hai pressioni di alcun tipo. Però ti manca la spinta che un pubblico come quelli di Torres, Olbia, Nuorese o Latte Dolce riescono a garantirti. Giocare con 200-300 tifosi che cantano quando le cose vanno bene e fischiano quando qualcosa va storto è sicuramente il top per chi gioca a calcio”.