Cagliari, cosa è successo in sette giorni? Non si salva niente, servono chiarezza e meritocrazia
Dopo una striscia positiva di tre gare il Cagliari perde al Sant’Elia con la Lazio. Ennesimo black out di una squadra che troppo spesso cade, vittima dei propri reiterati errori.
Lopez schiera Del Fabro al posto di Astori, Pisano terzino sinistro con Dessena a destra, Nenè davanti con Ibarbo. Nella Lazio Reja non ha Candreva e schiera Keita in attacco. Dopo i primi dieci minuti nei quali il Cagliari sembra essere in giornata e mostra un possesso palla fluido, sale in cattedra la Lazio che segna nel primo tempo con Lulic e da li in poi gestisce il risultato, arrotondato proprio da Keita, decisamente il migliore in campo.
Il Cagliari di oggi ha giocato soltanto nei dieci minuti iniziali, poi ha mostrato limiti su tutti i fronti: difensivo, offensivo e caratteriale. Non ha mostrato cattiveria agonistica e impegno per tutto l’arco della gara. Ha peggiorato la situazione un nervosismo strisciante che ha portato all’espulsione di Conti e a diverse ammonizioni che peseranno soprattutto domenica prossima a Bologna. Solo un’ottima prestazione di Avramov ha salvato la squadra da un passivo molto più pesante.
L’unico giocatore che a tratti abbia dato l’impressione di poter fare qualcosa di diverso è stato Ibarbo, che ha però predicato nel deserto ed ha a sua volta peccato di convinzione ed incisività. Intorno a lui Nenè ha fluttuato a vuoto per tutto il tempo nel quale è stato in campo, Cossu sembrava senza energie già dopo dieci minuti, Ekdal e Vecino hanno accompagnato l’azione di rado e Conti è stato fortemente limitato da un Klose in posizione più arretrata rispetto al solito. Gli ingressi di tre attaccanti, con la riproposizione del vecchio canovaccio di buttar dentro più attaccanti possibili quando i svantaggio, non ha portato nessun risultato. Pinilla per la seconda volta quest’anno sbaglia un rigore in un momento fondamentale e si fa anche ammonire per un brutto fallo, Ibraimi azzecca solo un tiro della disperazione da distanza siderale, Sau entra troppo tardi per poter essere utile.
La difesa priva di Astori è gravemente insufficiente e viene tenuta a galla solo dall’ottima prova di Avramov. Keita attacca su tutti i fronti creando problemi a chiunque gli si pari davanti, Klose gioca di sponda e i centrocampisti si inseriscono a ripetizione. Di fronte a questo tipo di impostazione il Cagliari non ha saputo porre rimedio in nessun modo. I terzini, che sono rimasti bloccati in difesa e mai si sono proposti in fase offensiva, hanno perso ogni singolo duello con gli esterni laziali ed i centrali non hanno mai fermato Klose.
Di fronte ad una gara del genere viene da chiedersi cosa sia successo in sette giorni. La squadra vista in campo oggi non ha nulla a che fare con la formazione ammirata nelle ultime settimane, capace di mostrare segnali di crescita costante. I progressi sono svaniti sotto tutti i punti di vista, evidenziando una condizione fisica non all’altezza, un’organizzazione di gioco praticamente nulla e una totale mancanza di carattere. Le scelte di Lopez e la rigidità con la quale lo stesso mister le porti avanti a dispetto dei risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti. Oggi si sono visti addirittura errori diffusi nei fondamentali, come diversi stop sbagliati.
Sul fronte societario poi tutto tace. Lopez e i giocatori ripetono che il loro mestiere non è influenzato da quello che avviene fuori dal campo e che il presidente non li ha mai abbandonati. Un’osservazione un pò meno filtrata della realtà mostra invece come, a distanza di mesi, la situazione sia ancora ben lontana dall’essere chiara e come il presidente sia in tutt’altre faccende affaccendato. L’auspicio, come più volte scritto, è che si possa trovare una soluzione a questa situazione.
Da dove ripartire? Dal modulo visto nel secondo tempo. Qualche occasione in quel frangente si è creata e da li bisogna ripartire. Unitamente a formazioni basate su chi in allenamento mostra di più e non su diritti acquisiti o altri criteri. La salvezza è più che possibile ma ancora lontana. Bisogna tenere la guardia alta.
Pierluigi Aru