Celta Vigo-Cagliari, la storia (triste) di Fernandez Santomé cui è dedicato il Memorial Quinocho

Postato il 16 ago 2014
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Quinocho ai tempi in cui militava nel Celta Vigo

Quinocho ai tempi in cui militava nel Celta Vigo

Al Municipal de Balaidos di Vigo, Real Club Celta e Cagliari animeranno (dalle 21, dopo la presentazione dei bianco-celesti) la diciannovesima edizione del Trofeo Memorial Quinocho. E’, per entrambe le squadre, l’ultimo test prima dell’avvio della stagione ufficiale, che per il Cagliari avverrà nel prossimo weekend in Coppa Italia (contro SudTirol o Catania).

Il Memorial Quinocho è dedicato alla memoria dell’ex calciatore e gerente (manager, amministratore delegato) del Celta Vigo. Contrariamente al solito, non sarà il Trofeo Città di Vigo il teatro della presentazione del club galiziano ai tifosi, visto che per il secondo anno consecutivo non si è riusciti ad organizzare la manifestazione con 43 anni di età.

Joaquín Fernández Santomé, Quinocho, fu persona amatissima dentro e fuori il club vigués, conosciuto per la sua umanità e l’onestà senza limiti, che gli fecero guadagnare l’affetto dei tifosi galiziani e degli avversari. La prova del suo amore per los celestes fu quando, dopo aver preso la decisione di ritirarsi (nel 1968, 15 anni dopo l’esordio) con la maglia del CD Castellon, non ci pensò due volte a lasciare La Plana per accettare la chiamata di Antonio Vázquez, allora presidente del Celta, e diventare la figura operativa principale del club. Tornò a Vigo nel 1972 e vi rimase fino alla sua morte, nel 1988, difendendo fino alla fine il suo club.

Un ingresso del Balaidos con l'effige di Quinocho

Un ingresso del Balaidos con l’effige di Quinocho

Joaquín Fernández Santomé nacque a Vigo il 17 maggio del 1933 nel quartiere di Casablanca e da calciatore era un esterno che stava bene su entrambe le fasce. Dal Casablanca passò al Real Club Celta, dove rimase per dieci stagioni. Fu Yayo, allora allenatore dei celesti, a trasformarlo in difensore destro, il ruolo che ricoprirà per il resto della carriera. Andò al Club Deportivo Castellón nel 1962, per ritirarsi sei anni dopo. Quindi la segreteria del club levantino e poi il ritorno a Vigo, come detto.

Era il 20 ottobre 1988, le sei e mezza di sera, quando due persone, inizialmente confuse come intermediari portatori di una comunicazione ma presto palesatesi come ladri, irruppero negli uffici del Celta, nella pancia dello stadio Balaidos. Pochi minuti, fasi concitate, i due individui chiamarono alla porta Quinocho, che era al telefono, parlando con l’omologa del Deportivo La Coruna, Berta Vales.

Quinocho lanciò un posacenere contro uno degli aggressori, che rispose con una pugnalata, fatale. Ángeles Santos fu l’ultima persona a vederlo in vita: “Gelines, aiutami, sto morendo per accoltellamento”, gli disse prima di spirare. Fu trasportato alla clinica Povisa, dove arrivò cadavere. Genaro Borrás, medico del Celta, presenziò all’autopsia e dichiarò che la pugnalata colpì in modo fatale l’aorta di Fernández Santomé. Il bottino fu di 484.283 pesetas (circa 7.000 euros attuali), delle quali solo 63.000 (circa 900 euros) vennero recuperato. I ladri furono catturati sei giorni dopo e condannati a 34 anni di reclusione.

La morte, e le circostanze nelle quali era avvenuta, causarono una forte commozione nella città olívica, con migliaia di persone a formare il corteo funebre. Quinocho fu sepolto nel Cementerio Municipal de Pereiró, vicino all’amato Estadio de Balaídos.

Il 1988 fu un anno nero per il celtismo: il 21 agosto, infatti, il 27enne calciatore Alvelo ebbe un incidente automobilistico all’entrata di Vigo. Diventò tetraplegico proprio poco prima di disputare il Trofeo Città di Vigo.

tradotto da “La figura di Quinocho nel celtismo”, articolo di Tomas Rodriguez Ontiveros per www.vavel.com

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