Eccellenza – Il Porto Torres è penultimo, ma non si arrende. Usai: “Non sparate sulla squadra”

Postato il 16 gen 2015
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PortotorresIl calcio dilettantisico sardo, si sa, vive un momento tutt’altro che felice. E per averne una ulteriore conferma basta osservare le ultime due posizioni del campionato di Eccellenza, occupate al momento da Sanluri e Porto Torres, ovvero due formazioni che fino all’altro ieri si misuravano con ambizioni importanti in Serie D. Ma se il club del presidente Pilloni nelle scorse ore ha scosso l’ambiente annunciando di volersi ritirare dal torneo a causa dell’atteggiamento arbitrale ritenuto ingiustificatamente ostile, la compagine turritana continua a lavorare a testa china. Di fronte alle difficoltà, insomma, non ci si arrende, ma si cerca di andare oltre con la passione e l’entusiasmo di sempre: è questo lo spirito di Simone Usai, tecnico della juniores rossoblù. 29 anni, una licenza Uefa in tasca e un sogno nel cassetto: il super corso di Coverciano . “Il mio compito, come collaboratore – spiega – è quello di valorizzare i tanti ragazzi del settore giovanile per avere una visione completa di quelli che potranno prendere parte al prossimo campionato. Nonostante la situazione, sia societaria che calcistica, non stiamo a piangerci adosso, ma andiamo avanti allenamento dopo allenamento e partita dopo partita impegnandoci e dando quotidianamente nozioni ai più giovani”.

Dopo il fuggi-fuggi generale di dicembre, lo staff tecnico del Porto Torres è riuscito a rimettere in piedi la squadra partendo, giocoforza, dai giovanissimi: “La squadra è composta per lo più da ragazzi nati nel ’96, nel ’97 e addirittura nel ’98 – prosegue Usai – il più grandicello, se così si può chiamare, è del ’90. In momenti come questo è facile sparare a zero sul Porto Torres, ma si dovrebbero anche sottolineare i sacrifici fatti dagli allenatori, dai pochi dirigenti e dai calciatori, che stanno portando avanti questa stagione segnata da mille problemi. Troppo facile parlare e ottenere risultati quando ci sono soldi e le cose vanno bene.”

Due stagioni tremendamente difficili  hanno fatto maturare una certezza in seno alla società turritana: “Per rinascere c’è bisogno di gente del posto, che voglia bene alla propria città, alla propria squadra e che conosca le problematiche dei ragazzi di Porto Torres - sottilinea – ci vogliono educatori nella scuola calcio e nel settore giovanile, non “maghi” come quelli che si son visti qui negli ultimi anni. I ragazzi devono prima diventare campioni nella vita e nel rispetto delle regole in campo.” E proprio la figura del tecnico è centrale in questo processo. Troppe le figure improvvisate, che finiscono col lasciare soltanto macerie. Ma, com’è risaputo, “per gli allenatori sardi è sempre più difficile emergere, nonostante la passione e la voglia di aggiornarsi. Nell’Isola ci sono tanti allenatori bravi come Mereu, Scotto e Cirinà, tanto per citarne alcuni. Le società dovrebbero crederci di più”.

Sparare ora sulla carovana rossoblù, come detto, sarebbe fin troppo facile. E forse anche ingeneroso nei confronti di chi, nonostante tutto, cerca di portare avanti la stagione: “Non voglio far polemica con nessuno – precisa – ma sfido chiunque, anche il miglior allenatore del mondo, a cambiare la classifica attuale del Porto Torres (penultimo posto con 12 punti all’attivo, frutto di 3 vittorie, altrettanti pareggi e 14 sconfitte, ndr). I ragazzi non meritano le critiche: gli si possono rimproverare errori tecnici e tattici, ma sotto il profilo dell’impegno non sono mai mancati. E per questo l’ambiente dovrebbe aiutarli.”

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