Udinese e Cagliari accomunati dallo stadio. Anche i bianconeri alle prese con la burocrazia, i sardi facciano tesoro delle querelle friulane
Dici Udinese, dici Cagliari, e nella mente di tutti compare la parola stadio. Il rinnovamento dei propri (si fa per dire, sono comunali) impianti sportivi ha impegnato gli ultimi mesi sia di Udinese e Cagliari Calcio, anche se per quest’ultima società le vicende sono state, come si sa, molto più tormentate e piene di saliscendi. Nell’immaginario collettivo, l’avventura burocratico-ingegneristica dei friulani è stata un capolavoro che aspetta soltanto il taglio del nastro, spesso eretta ad esempio contro i guai delle telenovele Is Arenas e Sant’Elia.
Invece, anche nel nord-est, tante grane resistono, qualche nodo sul famoso pettine esiste ancora, e sono più di una le similitudini tra i due casi relativi gli stadi che dovrebbero percorrere la strada segnata dalla Juventus e il suo Stadium.
Lo scorso 27 settembre, una delegazione di Forza Italia è stata in visita ufficiale allo stadio Friuli. Incontro con il patron Gianpaolo Pozzo e il project manager del nuovo impianto, Alberto Rigotto, battute e punto della situazione sullo stato dei lavori, frasi di rito richiamanti la concordia tra politica e imprenditoria. Siparietti sostanzialmente uguali a quelli visti anche di recente al Sant’Elia, da ultimo la commissione consiliare che però dietro la facciata del dialogo ha nascosto (neanche tanto bene) il rinnovato pessimismo circa la fatidica riapertura dell’impianto.
Qualche giorno prima (il 24 settembre), erano emersi alcuni problemi anche a Udine. Discrepanze significative tra valutazioni del Comune e della società, in merito al valore delle migliorie apportate al “Friuli”. Il direttore del dipartimento Infrastrutture riconosce non più di 302 mila euro, mentre la società bianconera ha rendicontato 841 mila euro. Come si legge ne Il Messaggero Veneto: “Il dirigente rileva incongruenze nella procedura d’appalto di diverse opere: per alcune non sarebbe stato applicato al meglio il Codice dei contratti”.
E allora via ai botta e risposta tra consiglieri comunali e società, interrogazione (Identità civica e Pdl) per chiedere un chiarimento sulla questione, in quanto il valore delle opere ammesse andrà a scalare il canone d’affitto (circa 650 mila euro) che l’Udinese deve versare al Comune per il periodo 2010-2013.
Sempre leggendo Il Messaggero Veneto, si capisce come in ballo ci sia una bella fetta di partita, e di futuro stadio: “L’Udinese ha presentato un elenco di opere per un valore di 1,6 milioni, ma da questo importo il dirigente ha stralciato il Cosmos (700 mila euro) e l’adeguamento degli spalti (300 mila euro), perché sono stati acquistati in leasing. Al netto di tali importi, dunque, il conto ammonta a 841 mila euro e nella nota che ha trasmesso al segretario generale, Carmine Cipriano, il dirigente avanza due scenari: nel primo prende in considerazione l’importo complessivo, senza entrare nel merito del valore delle singole voci, approvato dal consiglio comunale e riconosce quindi 302 mila euro, nel secondo analizzando, invece, i valori delle singole opere, riconosce circa 151 mila euro”.
Altro problema è quello della gara pubblica, indetta anche dal Comune di Cagliari per lo svolgimento dei lavori di sua competenza. La Corte dei Conti imputa alla società Udinese il fatto di non averla indetta per gli interventi al “Friuli”. Il club dei Pozzo ha chiesto a Sindaco, Questore e Prefetto di poter scorporare dalla gara d’appalto la demolizione della curva Nord, per affidarla con gara a incanto pubblico invitando 10 ditte e applicando il criterio del massimo ribasso. “Tempi lunghi richiesti dalla gara europea”, questo il motivo della richiesta, mentre il cantiere resta fermo e qualche malumore anche tra la gente comincia a serpeggiare.
Per ora il Comune non si è espresso in risposta alla richiesta bianconera, che parla di “difficoltà in termini di tempo necessarie allo svolgimento delle procedure di gara per l’individuazione, secondo le procedure di evidenza pubblica. Gli sforzi per rispettare le tempistiche della prima fase transitoria Uefa e gli sforzi di realizzazione del primo, secondo e terzo lotto per poter garantire, come indicato dalla Questura in termini di necessità e urgenza per motivi di ordine pubblico, l’agibilità dello stadio fin dalla prima partita del campionato 2013-14, sarebbero in parte vanificati dall’impossibilità di iniziare la demolizione della Curva nord, attualmente cantierizzata”.
“Il rispetto del cronoprogramma – ha detto il presidente Franco Soldati – per la realizzazione dello stadio necessita di poter iniziare fin da questi primi mesi quantomeno la demolizione della curva Nord per poter preparare l’avvio delle lavorazioni di costruzioni della nuova curva”. Almeno 60 giorni per cominciare i lavori, con l’Udinese che dopo avere svolto quelli necessari ad ottenere l’agibilità per la Serie A, si troverebbe a dover attendere l’ok per la curva nord con il cantiere già predisposto.
In mezzo a numeri, tempistiche, rivendicazioni e richieste, appare chiaro come il filo rosso che lega le due vicende sia quello della ricerca della rapidità, in lotta con i dettami burocratici, spesso davvero ostici, come nel caso dei tempi per l’indizione della gara pubblica.
Se si volesse dare un consiglio al Cagliari Calcio sarebbe quello di fare tesoro di ciò che stà accadendo a Udine e preoccuparsi già da ora di elaborare un progetto (cooperando con il Comune di Cagliari) in maniera tale da poter iniziare a lavorare sulla gara d’appalto e iniziare i lavori al termine della convenzione attuale, che ha durata annuale. Fondamentale rimane la necessità di eseguire i lavori in un’unica trance, o comunque di prevedere dall’inizio la conclusione della totalità dell’opera. Al momento, ristrutturare il Sant’Elia sembra la soluzione ideale, perché demolire in toto richiederebbe un campo provvisorio. Demolire a lotti dilaterebbe i tempi e farebbe aumentare i costi. Fondamentale, però, guadagnare tempo lavorando al progetto post-convenzione e alla gara pubblica.
La sintesi dei lavori al “Friuli” è la stessa che si potrebbe fare per il fu Is Arenas. Per ridurre i tempi si cerca di aggirare l’ostacolo, poi però arriva un momento in cui questo va affrontato e diventa più difficile superarlo. L’Udinese ha bruciato le tappe col primo appalto, per avvicinare il campo alla tribuna, ora però necessità di un nuovo bando. Se avesse fatto tutto insieme, avrebbe perso tempo solamente all’inizio e poi tutto sarebbe andato avanti senza intoppi (come avvenuto per la Juventus). Ancora, la domanda senza risposta è: “dove giocherebbe la squadra durante i lavori?”. La Juventus aveva uno stadio di riserva (l’Olimpico di Torino), Udinese e Cagliari no.
Fabio Frongia e Alessio Murgia