L’ANALISI – Cagliari Primavera, un Viareggio da ricordare

Davide Arras, classe 1998 di Berchidda

Davide Arras, classe 1998 di Berchidda

Non me l’aspettavo certamente così la prima partita della “Viareggio Cup”, o “Torneo di Viareggio” per i più nostalgici. Il campo si trovava a Larderello, una frazione di appena 800 abitanti facente parte del comune di Pomarance, nel cuore della Toscana, all’interno della cosiddetta “Valle del diavolo”, conosciuta per la presenza di emissioni di vapore acqueo dal suolo. Della squadra che giocava contro il Cagliari sapevo poco e nulla, ma ero certo di trovarmi di fronte alla classica compagine africana ricca di giovani calciatori devastanti atleticamente quanto indisciplinati tatticamente. Beh, mi sbagliavo. In realtà mi sono bastati due minuti per capire di avere davanti ai miei occhi un undici organizzato e ben messo in campo: il modulo era una sorta di 3-1-4-1-1 da far invidia al miglior Bielsa. I primi a rimanere sorpresi dalla qualità dei congolesi sono stati proprio i rossoblù, contratti per tutti i primi dieci minuti. Sicuramente fino al gol di Likuta Luezi, arrivato dopo un retropassaggio sbagliato di Granara. Canzi ha optato per il turnover, forse sottovalutando l’impegno? Per Vito Laudani, allenatore-padre dei ragazzi dell’Ujana, assolutamente sì. Dosare le forze in un torneo che richiede così tanti incontri ravvicinati è, però, cosa giusta e razionale, ed infatti l’allenatore milanese ha voluto chiarire: “Non possono giocare sempre gli stessi”. Ma chi è stato chiamato in causa non è riuscito ad arginare la foga dei coetanei congolesi.




Il più sofferente è stato Manca, vittima delle offensive sulla fascia di Ngimbi Vundi, protagonista assoluto del match. Molto male in generale ha fatto tutta la retroguardia. Granara ha subito il contraccolpo psicologico dell’erroraccio sul primo gol, Bernardi non è stato sicuro come suo solito e Puledda, dopo un ottimo primo tempo, ha rovinato la sua prestazione con due errori ingenui: prima causando un rigore con l’avversario in posizione defilata, poi guadagnandosi la doppia ammonizione per un fallo a centrocampo.

Max Canzi, allenatore del Cagliari Primavera

Max Canzi, allenatore del Cagliari Primavera

La partita è scorsa tra errori individuali a centrocampo e la poca incisività degli attaccanti, con il solo Murgia, anche lui comunque impreciso, encomiabile nel provare a fare qualcosa in più rispetto ai compagni. Sono state poche le sufficienze assegnate. Bizzi, incolpevole sulle reti subite, ha dato l’impressione di essere un portiere sveglio e sicuro, di ottime prospettive. Cortesi, uno dei più positivi del torneo, ha infilzato Sese Bia alla prima occasione. Il suo gol rimane quello più bello tra i tre messi a segno dai rossoblù: controllo, ricamo con la punta e rasoterra ad incrociare. Movimenti da grande attaccante per l’ex Como. Anche Arras, appena entrato, ha subito fatto capire di avere un altro passo rispetto ai partenti titolari Popiela e Piras, impalpabili. Ma quel che mi ha sorpreso maggiormente a fine partita è stato il sorriso disteso di Canzi, il quale ha candidamente ammesso quanto sia stata decisiva la poca conoscenza degli avversari. Una serenità dettata da un modo di intendere il calcio giovanile sano e pulito, senza l’ossessione della vittoria, ma con l’idea principale di crescere uomini con una precisa idea di gioco, prima che calciatori affamati di vittorie.

Una tranquillità poi trasformatosi in voglia di rivalsa contro il Milan, partita nella quale Scanu e compagni non hanno sbagliato praticamente nulla. La formazione scesa in campo è la migliore a disposizione: Montaperto, Granara, Bernardi, Arca, Manca, Pennington, Colombatto, Scanu, Murgia, Arras, Cortesi. Tutto ha funzionato a meraviglia, sin dalla punizione magica trasformata subito da Murgia. Sono stato piacevolmente colpito dalla grande prestazione di Manca, il quale ha indossato l’armatura, a dispetto della sua giovane età, e si è rifatto con gli interessi dopo la disastrosa prova precedente. Perché se sbagliare è umano, rialzarsi è da campioni. La saggezza di Granara, gli eleganti anticipi di Bernardi e le chiusure di Arca hanno completato il lavoro di una difesa praticamente invalicabile. Montaperto con un triplo miracolo allo scadere ha solo gettato via la chiave.

E poi c’è Pennington… Non fatevi ingannare dal viso nordico di questo biondino di origini sarde, il suo sangue è caldo e la sua “garra” è esorbitante. Dopo l’Ujana è stato il primo ad uscire dagli spogliatoi per chiedere scusa a tutti per la brutta prestazione, assumendosi responsabilità anche maggiori di quelle richieste ad un diciassettenne. In campo non si risparmia e non risparmia gli avversari, cosicché Zanellato, più quotato di lui tecnicamente, è stato mandato completamente in tilt dal suo costante fiato sul collo. Scanu è una mezzala da tenere sott’occhio, un moto perpetuo che abbina ottimamente quantità e qualità. Colombatto è tornato contro i rossoneri per dirigere l’orchestra. Arras e Cortesi si trovano a meraviglia, con il berchiddese lottatore infaticabile e mai domo. Subisce calci, si guadagna punizioni, si sacrifica quando si tratta di fare le sponde, scatta per cercare sempre la profondità e punisce il portiere con un gol da rapace consumato. Allacciatevi le cinture, stiamo parlando di un attaccante vero.

Pennington (in completo bianco)

Pennington (in completo bianco)

Ero entusiasta quando mi sono presentato da Canzi per la consueta intervista post-partita, gli ho subito chiesto se potevamo parlare di una prestazione perfetta, ma lui mi ha fermato. Prima, con la voce spezzata dalla commozione, era doveroso rivolgere un pensiero a Luca Pusceddu, il bambino morto appena due giorni prima in un campo di calcio. La vittoria è per lui, il pensiero è per i familiari. “Se penso che poteva essere mio figlio…”, e poi si blocca, Max. Difficile continuare a parlare, però dovevo fare il mio mestiere ed ho voluto rimarcare la splendida intesa tra Cortesi e Arras. “Non amo parlare dei singoli, ma io ve l’avevo detto a gennaio, quando mi sono ritrovato tanti giocatori diversi da gestire: dateci tempo e vedrete che inizieremo a capirci”. Una stretta di mano, un sorriso e un saluto. “Mister, ci vediamo a Santa Croce sull’Arno.”

Non è stato facile dormire, ormai mi ero immedesimato nel sogno di quei ragazzi, d’altronde solo poco più giovani di me. Anche io sono stato un calciatore con la speranza della Serie A nel cassetto, per quanto il traguardo più importante che abbia mai raggiunto sia stato l’esordio in terza categoria nella squadra del mio paese di duemila abitanti in Gallura. Poco male. Sapevo che per battere l’Ascoli nella partita decisiva del girone sarebbe servita tanta cattiveria agonistica ed un pizzico di fortuna, purtroppo venuti completamente a mancare. Non è bastato riproporre lo stesso undici vincente contro il Milan. Orsolini e Manari hanno mandato ko i sardi, con il numero 7 carnefice di ben tre giocatori diversi: prima Manca, poi Puledda ed infine Arca. Nessuna contromisura ha funzionato contro l’ala mancina ascolana, giocatore sul quale mi sentirei di scommettere anche ora. Colombatto e Cortesi sono stati gli ultimi a mollare, per quanto l’ex Como sia stato nullo in zona gol. Comunque un suo recupero da terzino di esperienza su Orsolini a pochi minuti dal termine rimane uno dei gesti più belli della partita, segno di un amore per questo sport e per questa maglia che va aldilà di un 3-0 senza storie. “Bravi loro” hanno ripetuto in coro Beretta e Canzi negli spogliatoi.

Tanto rammarico, ma l’onestà intellettuale non è mancata neanche in quest’occasione. Prima di andarmene ho ricevuto l’ultimo ringraziamento per esserci sempre stato, ho risposto con un in bocca al lupo in vista dei playoff. Perché questi ragazzi ho imparato a conoscerli e ho capito che ce la possono fare. Con le parate di Bizzi e Montaperto, con gli anticipi e le chiusure di Bernardi e Arca. Con le scorribande di Manca, la duttilità tattica di Puledda, la grinta di Pennington. Vorranno rifarsi Piras, Popiela e Granara, senza lasciarsi abbattere da giudizi e pagelle. Avranno modo di mettersi in mostra in altre occasioni Biancu, Cadili, Volteggi, Galizia, Taccori e Sarritzu. Sarà sempre oro colato la presenza di Colombatto. Arras e Cortesi non devono fermarsi mai, il gol è nel loro Dna. Murgia è un trequartista eccelso, Scanu è una delle colonne portanti di questa squadra. Auriemma e Serra anche se infortunati fanno parte di questo splendido gruppo.

La “Viareggio Cup” è andata male, ma i giovani del Cagliari stanno crescendo in un ambiente sano, ambizioso e gioioso, sotto le ali protettive di un allenatore preparato come il milanese ex Empoli e Siena. Il futuro è roseo, il solco è tracciato: a voi ragazzi il compito di continuare sulla retta via.

Oliviero Addis




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