Il Cagliari e la puntualità nei momenti chiave

Deiola, Balzano e Melchiorri

Deiola, Balzano e Melchiorri

E sono 9. Su 10 partite giocate al Sant’Elia. Il Cagliari si conferma squadra viva e limpida, lo fa nel momento più opportuno, in tempo per diradare le prime (avventate) nubi che minacciavano il Sant’Elia. La vittoria contro il Bari rappresenta un messaggio netto, più di quanto i tre punti in classifica lasciano intendere. Messaggio diretto non solo alle avversarie ma, ancor più importante, al mondo rossoblu: un’iniezione di fiducia nel momento in cui, squadra e tifosi, ne avevano maggiormente bisogno. La partita di sabato, infatti, ha ribadito la puntualità degli uomini di Rastelli, abili a non sbagliare gli appuntamenti chiave, riuscendo a superare quelle difficoltà, inevitabili nell’arco di una stagione, che minano il percorso di una squadra. Una crescita in termini di maturità collettiva che ha permesso al Cagliari di ovviare ad assenze rilevanti e superare un momento di leggero appannamento.

Il successo contro il Bari, giunto al termine di una prestazione certamente non indimenticabile, ha confermato la solidità della squadra di Rastelli. I rossoblu, infatti, hanno sofferto per alcuni tratti la disperata aggressività dei pugliesi concedendo, però, una sola occasione da rete, sul tiro di De Luca prontamente respinto da Storari. Rosina e compagni sono rimasti in partita fino al 90′ più per demerito del Cagliari che per meriti propri, ed è su questo punto che potrebbe nascere qualche critica nei confronti dei rossoblu. Il Cagliari, sabato, ha infatti confermato la latitanza, in alcuni casi, di quel killer instinct che permette di chiudere le partite, evitando così inutili sofferenze nei finali. Una gestione dei 90’ che pecca di quel cinismo in grado di mettere in ghiaccio le gare. Elemento, questo, su cui Rastelli martellerà i suoi giocatori alla ripresa degli allenamenti.

salamon

Bartosz Salamon, centrale polacco del Cagliari

Una piccola ombra (mica poi tanto piccola) all’interno di una partita che ha lasciato in eredità diversi spunti di ottimismo. In prima fila, senza alcun dubbio, l’affiatamento in costante crescita tra Bartosz Salamon e Luca Ceppitelli. Una prestazione, la loro, ai limiti della perfezione al cospetto di uno dei reparti offensivi più accreditati dell’intero campionato. Impeccabili nelle marcature ed eleganti in fase di disimpegno, col polacco nel ruolo di vero regista della squadra. Un’intesa che Rastelli ha cercato per mesi, facendo ruotare tutti i difensori a sua disposizione, e che rappresenta il primo tassello di solidità del suo Cagliari. Per un Di Gennaro squalificato, ecco che al suo posto si è potuto esprimere Marco Fossati. Un modo diverso di interpretare il ruolo di regista, votato più alla sostanza che al ricamo, assicurando un maggior dinamismo al centrocampo e un filtro più rognoso davanti alla difesa. Al suo fianco, Gianni Munari si è reso protagonista della sua miglior prestazione in rossoblu, garantendo equilibrio ed esperienza al reparto e candidandosi al ruolo di vice-Dessena. Equilibrio garantito anche dall’esuberanza atletica di quell’Andrés Tello ancora confusionario in certi frangenti ma sempre, puntualmente, nel vivo del gioco. Certamente più spendibile di Joao Pedro in quella zona di campo. Il match contro il Bari era anche la sfida nella sfida tra i due reparti offensivi (probabilmente) più temibili dell’intera Serie B. Un confronto vinto, senza alcun dubbio, dall’attacco rossoblu. Se la partita si fosse conclusa con un divario più ampio in termini di punteggio nessuno avrebbe avuto di che recriminare. Il tridente rossoblu ha prodotto una quantità considerevole di occasioni da rete, peccando di lucidità, in certi casi, al momento della conclusione (uno su tutti, il contropiede mal gestito da Sau e Farias) ma producendo una mole di gioco di gran lunga superiore rispetto a quanto fatto da Maniero e compagni.

Adesso testa all’Arechi: una Salernitana in apnea attende il Cagliari col coltello tra i denti in un ambiente che, è facile pronosticare, sarà infuocato. “Los de afuera son de palo” affermò Obdulio Varela prima di sfidare, con il suo Uruguay, il Brasile nella finale del mondiale 1950 (partita meglio nota con l’epiteto di Maracanazo). I rossoblu dovranno scendere in campo con questa mentalità, forti di una superiorità tecnica che permette, o dovrebbe permettere, di disinteressarsi di tutto il contorno ambientale che gli accoglierà in Campania. Vincere e convincere anche lontano dalla Sardegna (cosa avvenuta di rado in questo campionato) sarebbe un ulteriore e decisivo passo avanti nel percorso che separa il Cagliari dalla Serie A.

Stefano Sulis

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