Un lanciere alla corte rossoblù

Conosciamo meglio Gregory Kurtley van der Wiel, nuovo terzino destro del Cagliari

Gregory Kurtley van der Wiel

Gregory Kurtley van der Wiel

La scommessa è di quelle intriganti. Rischiosa ma potenzialmente eccitante. In grado di stuzzicare la fantasia dei tifosi, storditi dopo il terremoto Borriello. In attesa di conoscere il suo prossimo centravanti, il Cagliari abbraccia il nuovo terzino destro, riempiendo una lacuna difficilmente colmabile con la buona volontà di Faragò e Padoin. Gregory Kurtley van der Wiel è un nuovo giocatore rossoblù. 

Classe ’88, viene scoperto dagli scout dell’Ajax all’età di otto anni. E’ qui, in uno tra i settori giovanili più prolifici d’Europa, che inizia il suo viaggio nel mondo del calcio. “Se entri a fare parte dell’Ajax vuol dire che hai talento – spiegava pochi anni fa Frank de Boer, a quei tempi responsabile del settore giovanile dei lancieri –  perché la selezione iniziale è enorme. A quel punto a fare la differenza è il carattere. Chi ne è sprovvisto, si perde”. Basterebbero queste parole per presentare il nuovo terzino rossoblù: qualità fuori dall’ordinario abbinate ad un carisma straripante. Talvolta anche troppo.



E’ proprio il marchio di fabbrica “Ajax” a caratterizzare il suo modo di interpretare il gioco. Un calcio dominante, tattico e veloce, costantemente a trazione offensiva, in ossequio alla filosofia di Rinus Michels, padre del calcio totale. Un abito, questo, che appare cucito su misura per le qualità di van der Wiel, dotato di buona gamba ed esuberanza tecnica. Caratteristiche che non passano inosservate all’Amsterdam Arena, dove si fanno sfuggire raramente i talenti puro. Il debutto in Eredivisie con la maglia dell’Ajax, perciò, è questione di tempo e arriva nel marzo 2007.

La svolta definitiva della sua carriera arriva però nella stagione 2008-09, con l’arrivo sulla panchina dei lancieri di Marco van Basten. E’ il cigno di Utrecht a spostare van der Wiel sulla corsia destra per sfruttarne maggiormente la facilità di corsa, e i risultati non tardano ad arrivare. Il terzino originario delle Antille fa segnare una crescita esponenziale, tanto da diventare titolare inamovibile non solo per l’ex attaccante del Milan ma anche in nazionale olandese. Proprio in maglia orange arriva quella che, con tutta probabilità, sarà la più cocente delusione della sua carriera: era infatti in campo, a Johannesburg, nella finale dei Mondiali 2010 giocati in Sudafrica e decisi, in favore della Spagna, da una rete di Iniesta nei minuti supplementari. I successi in Eredivisie nel 2011 e nel 2012 servono a rimpolpare la bacheca e ad instillare in lui la mentalità vincente.

E’ ormai un giocatore affermato sulla scena europea quando, nell’estate del 2012, il PSG bussa alla porta dell’Ajax deciso ad affidare a van der Wiel la corsia destra del Parco dei Principi. L’accademia olandese – come spesso capita – è incapace di trattenere i propri gioielli dopo averli formati, levigati e messi in vetrina. Il giocatore saluta Amsterdam dopo 132 presenze per assumere una dimensione più quotata a livello internazionale e, nonostante la corte di Roma e Milan, sbarca in riva alla Senna. In uno spogliatoio che straborda talento e carisma, l’olandese si inserisce alla perfezione confermando l’ottimo lavoro svolto su di lui ai tempi del settore giovanile dei lancieri. Il feeling con Ibrahimovic, in particolare, è immediato e i suoi assist si rivelano linfa vitale per la sete di gol dello svedese. La Ligue 1 è il giardino di caccia per i parigini ma, nonostante le faraoniche sessioni di mercato, il successo in campo europeo rimane un miraggio. La crescita di Aurier, inoltre, riduce il minutaggio a sua disposizione e il rapporto con Blanc si deteriora, naufragando pubblicamente e convincendolo a non rinnovare il contratto con il club del presidente Al-Khelaifi. L’esperienza parigina si chiude così dopo 89 presenze e 4 reti spalmate su quattro stagioni.



E’ il Fenerbahce ad aggiudicarsi le prestazioni di van der Wiel nell’estate del 2016, beffando la Roma dopo un lungo corteggiamento da parte dei giallorossi. L’avventura in terra turca, però, si rivela avara di soddisfazioni: appena 6 presenze in Süper Lig a certificare un amore mai nato con la realtà gialloblu. Una stagione vissuta ai margini, al termine della quale preferisce voltare pagina optando per una realtà meno blasonata come Cagliari, ma dalla quale ripartire per ridare nuovo slancio ad una carriera che – visti anche i 29 anni – ha ancora diverse pagine bianche su cui poter scrivere.

Da contorno gli hobby per i tatuaggi e l’hip-hop, certamente più incoraggiante per tifosi e staff la convinzione secondo cui nulla del suo gioco sia perfetto e tutto sia migliorabile. In perfetto stile Ajax. Votato al lavoro e all’apprendimento. Per questo motivo la scommessa del Cagliari nei suoi confronti, visti anche i costi (relativamente) contenuti, si presenta rischiosa ma affascinante. Dall’esito difficilmente pronosticabile, ma in grado di accendere l’entusiasmo dei tifosi. Come solo chi combatte sa fare. Proprio come i lancieri.

Stefano Sulis

Commenti Facebook


Facebook
Facebook
Twitter
Visit Us
Follow
Google+
YouTube
Instagram

Lascia un commento