ESCLUSIVA – Verso Pistoia-Dinamo, l’ex Johnson: “A Sassari per Marques, poi è tornato Travis… Gli italiani? Ecco come è andata”

Linton Johnson (foto: Eleonora Secchi - sardegnasport.com)

Linton Johnson (foto: Eleonora Secchi – sardegnasport.com)

Si era presentato facendo sfoggio di tutta la sua travolgente personalità, con un sonetto dedicato alla Brigata Sassari che aveva infiammato la piazza e lasciato presagire l’inizio di un matrimonio lungo e felice. Se n’è andato appena sei mesi dopo, quasi nel silenzio generale. L’esperienza di Linton Johnson alla Dinamo è stata breve ma ugualmente intesa. I tifosi – in maggioranza – lo hanno sempre difeso nonostante le prestazioni altalenanti, ma la sua esuberanza caratteriale non ha fatto breccia nel cuore del nucleo storico biancoblù. La separazione dalla Sardegna l’ha portato prima a Varese e poi a Pistoia, dove il “Presidente” sta via via riprendendo l’antico smalto: “Qui mi sento rispettato”, dice, ma Johnson, alla vigilia della sua seconda sfida da ex alla Dinamo Sassari, non cerca rivincite: “Sarà una partita come tutte le altre”, ripete quasi come un mantra. Conoscendolo, non c’è di che meravigliarsi.

Lunedì ritroverai da avversario la Dinamo Sassari. Hai sensazioni particolari a questo proposito?
“Per me è una partita normale. L’anno scorso quando incontrai la Dinamo con Varese fu particolare, perchè avevo lasciato la squadra da pochissimo e conoscevo tutti. Quest’anno, invece, la squadra è cambiata tanto, per cui non sarà nulla di speciale. Nel girone di ritorno, quando tornerò in Sardegna sarà emozionante perchè voglio bene ai tifosi di Sassari.”

La scorsa estate arrivasti nell’Isola circondato da tanto entusiasmo. Dopo quasi un anno puoi raccontarci per quali motivi la tua esperienza alla Dinamo è durata così poco?
“Io ero molto vicino a Marques Green. Quando lui firmò per Sassari, così come Omar Thomas, non esitai a scegliere la Dinamo. Dopo la mia firma, a Sassari tornò anche Travis Diener. Chiarisco: conosco Travis anche fuori dal basket e mi piace molto come persona, ma quando è arrivato ho detto subito che secondo me non era un bene. Mi è stato risposto che era tutto ok, ma in campo lui e Marques non riuscivano a rendere bene dividendosi i compiti. Ero triste per questo, perchè Marques è un mio amico e io lo difendo sempre. Io avevo firmato con Sassari proprio perchè sapevo che avrei potuto giocare tanto con lui. Non mi piaceva quella situazione, lo feci presente alla società.”

Qualche tuo ex compagno all’indomani della cessione a Varese disse pubblicamente che il tuo inserimento nello spogliatoio non era stato dei migliori. Ti senti di rispondere in qualche modo? Avresti desiderato forse ricevere più fiducia?
“Non lo so. Con gli americani avevo dei buonissimi rapporti. Quando ho fatto presente che qualcosa non andava, gli italiani forse se la sono presa un po’ con me, non so se perchè stavano a prescindere dalla parte della società, oppure perchè ritenevano che non avessi ragione. Ecco, probabilmente non ho sentito appieno l’aiuto degli italiani del roster. Ma con gli americani il rapporto era eccezionale, lo ribadisco. Non ho mai avuto alcun problema con Travis, Caleb Green, Omar o Marques. Io dico sempre quello che penso. Però questo è il passato, non mi interessa più. Sono felice che Sassari sia in Eurolega, mi fa piacere per la piazza, per i tifosi, per tutti quanti.”

Raccontaci della tua nuova esperienza alla GTG Pistoia: una squadra giovane con un grande seguito di pubblico che qualcuno vede tra le concorrenti per un posto nei playoff. Secondo te si può puntare in alto o bisogna pensare alla salvezza?
“Difficile dirlo, il campionato è molto lungo. La squadra è giovane, pensiamo una partita alla volta. L’importante è crescere sempre.”

Johnson

Linton Johnson a canestro con la maglia della Dinamo Sassari

Come vedi la Dinamo di quest’anno? Secondo te è più forte di quella dell’anno scorso?
“Non lo so, non conosco molto i nuovi. Dyson è forte, ma anche Marques lo era. Sosa è forte, ma anche Travis lo era. Stesso discorso per Logan e Drake. Vanuzzo, poi, quest’anno è ancora un po’ più vecchio (scherza, ndr). Non so esprimere una valutazione sulla Dinamo di quest’anno, so solo che la squadra dell’anno scorso era molto forte.”

Domenica scorsa hai realizzato una doppia doppia da 16 punti e 10 rimbalzi trascinando la tua squadra alla vittoria. Possiamo dire che è tornato il Linton che avevamo visto ad Avellino?
“Credo di sì. Per me è stato importante trovare una squadra in cui si rispettano i giocatori. Ho 34 anni, ho bisogno che società e allenatori rispettino la mia esperienza. Ho giocato tanti anni nella NBA, ho avuto allenatori del calibro di Greg Popovich e Larry Brown. So quel che dico insomma, e quando gli allenatori rispettano le mie idee io sono tranquillo e gioco bene. Viceversa, quando l’allenatore non mi rispetta da questo punto di vista, non riesco a rendere come dovrei. Io non sono uno che sta attento alle statistiche, gioco a basket a cerco di aiutare la squadra. Se faccio zero punti non mi interessa, perchè lavoro per i miei compagni, capisco il basket e mi metto a disposizione..

Nella tua conferenza stampa di presentazione a Sassari facesti sfoggio di termini del dialetto campano, mentre ora già ti diletti col toscano. Hai “conservato” anche qualche termine sardo nel tuo vocabolario?
“Embe! Ajò! Io ricordo tutto! La vita dei giocatori è difficile, perchè si è costretti a cambiare città ogni anno. Mi piaceva molto anche Avellino, per esempio. La mia esperienza in Sardegna è stata bellissima, la gente era stupenda con me, e il cibo era buonissimo. Mi manca l’Isola, e mi capita spesso di parlare con i tifosi. Non è bello lasciare dei posti a cui ti sei affezionato”.

Durante la permanenza nell’Isola eri solito pubblicare su Facebook la “word of the day”. Te la senti di lanciare una “word of the match” in vista di lunedì?
“(Ride, ndr) Ho dovuto smettere con la parola del giorno quando è nato mio figlio, perchè non ho più avuto tempo.” Linton ci pensa a lungo, vorrebbe trovare qualcosa di originale, com’è nel suo stile, ma alla fine si arrende: “Per me sarà solo una partita come tutte le altre”.

Roberto Rubiu e Giuseppe Pala

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