ESCLUSIVA – Beretta: “Sento la responsabilità del ruolo. Melchiorri attaccante moderno” (VIDEO)

Beretta Mario 5

Al termine della sua lezione tenuta al Master di formazione organizzato da Informareperformare, abbiamo incontrato Mario Beretta, dal 1° luglio Responsabile del settore giovanile del Cagliari. Tanti i temi affrontati nelle circa due ore di confronto con i tecnici iscritti alla tre giorni: dalla pianificazione degli allenamenti per le varie categorie, alla suggestiva utopia di arrivare ad avere in futuro una squadra completamente sarda, passando per la proposta di riformulare e mettere al centro del metodo gli insegnamenti del “calcio da cortile”. Calato già nella parte di futuro “allenatore degli allenatori”, per strapparlo alle incalzanti e inesauribili domande della sua “classe” ci è voluta una buona dose di pazienza.

Mister, master sempre più ricco e per lei una lunga lezione davanti a oltre 80 iscritti. Come nasce questa collaborazione? 
Francesco Messina e tutto lo staff interpellarono me e Max Canzi tre anni fa e venimmo a fare una tre giorni come questa. Da lì siamo sempre rimasti in contatto e quest’anno non ho esitato ad accettare quando sono stato ricontattato memore della la passione, dell’entusiasmo e della competenza di questo gruppo di lavoro. E’ un’occasione di aggiornarsi da parte di tutti, da parte mia come di chi partecipa al corso (tra gli altri “insegnanti” anche Gianfranco Zola, Horst Wein, Massimo De Paoli, Sergio Soldano ndr) e anche adesso ribadisco tutto il bene che avevo pensato la prima volta.

Tra qualche giorno comincerà ufficialmente la sua avventura nel Cagliari. Inizia a sentire il peso della responsabilità del ruolo che andrà a ricoprire?
Sento una grande responsabilità perché lavorare con i giovani è una grande responsabilità e anche perché vado a prendere il posto di una persona come Gianfranco Matteoli, che in questi anni ha saputo costruire qualcosa di importante. Io ci metterò del mio e inevitabili saranno alcuni cambiamenti. L’importante sarà però raggiungere il prima possibile un grande affiatamento che ci porti a lavorare con profitto per ottenere i risultati che ci aspettiamo.

Quanto è importante oggi istruire gli istruttori?
Sarà importante perché se fino a pochi mesi fa allenavo i giocatori, adesso dovrò allenare gli allenatori. Sarà un compito lungo ma non credo difficile, perché ritengo ci sia la possibilità di condividere tanto e quindi di migliorare insieme. Credo che nel momento in cui verrà recepita la nuova filosofia del club, gli allenatori si metteranno a totale disposizione per seguire una stessa linea.

 

A tal proposito, a quando lo svelamento della nuova squadra di tecnici?
Per quella ci vorrà ancora un po’ di tempo.

Il Cagliari ha sferrato già diversi di colpi di mercato, tra i quali Federico Melchiorri, un giocatore che lei conosce per averlo fatto esordire in Serie A con la maglia del Siena non ancora ventenne nel 2006. Che giocatore ricorda e come l’ha visto nell’ultima stagione?
Lo feci esordire in casa dell’Empoli perché intravedevo delle ottime qualità. Poi andò via e lo persi di vista per parecchi anni, anche perché per alcuni problemi fisici fu costretto a ripartire dall’Interreggionale. In seguito è riuscito a riemergere, mettendo in mostra tutte quelle doti che avevamo già potuto ammirare quando faceva la Primavera. Due anni fa lo incontrai nella prima amichevole contro il Padova, poi fece un buon campionato e ancora meglio ha fatto quest’anno nel Pescara. Ultimamente anche i top club europei cercano attaccanti capaci di fare le due fasi e Melchiorri è proprio questo: un attaccante moderno.

In alcune circostanze ha detto che la panchina per alcuni aspetti le manca. Cosa sente di rispondere a chi continua a sostenere che Rastelli debba guardarsi le spalle dalla sua presenza?
Non ho detto che mi manca la panchina, altrimenti non avrei fatto questa scelta. Ho detto che mi manca il campo, ma cercherò di supplire nelle vesti di allenatore degli allenatori. Con Massimo ci siamo parlati e ci siamo visti più volte in questi giorni che è stato a Cagliari. E’ un ottimo tecnico e un’ottima persona e per quanto possibile cercherò sicuramente di dargli una mano per far sì che le cose vadano bene. Ho ribadito più volte che non ho intenzione di allenare, adesso ho un altro incarico e da responsabile del settore giovanile metterò tutta la mia esperienza e la mia passione al servizio dei ragazzi. Naturalmente se poi Massimo mi chiederà qualche consiglio o semplicemente si parlerà insieme della Prima Squadra sarò sempre disponibile, ci mancherebbe.

Ha auspicato un Cagliari sardo in stile Atletico Bilbao. Si parla però anche di nuove alleanze oltre Tirreno per arricchire i valori della cantera rossoblù. Quanto sono caldi i discorsi con la Caronnese e altre realtà?
In questo momento ci stiamo focalizzando su altre questioni, però è una cosa che sicuramente in futuro potrà essere presa in considerazione.

Già da qualche settimana si sta lavorando ad Asseminello con qualche concentramento di giovani in prova. Tra questi è spiccato senz’altro l’argentino Santiago Colombatto. E’ un giocatore che il Cagliari potrebbe tesserare?
E’ uno dei ragazzi che i tecnici hanno testato nei giorni scorsi. E’ sicuramente un giocatore che può essere interessante perché ha delle qualità, ma da qui a dire che lo prenderemo ce ne passa, anzitutto perché vogliamo valutare prima di tutto i giocatori che abbiamo in casa.

Tommaso Giulini a colloquio con Gigi Riva

Tommaso Giulini a colloquio con Gigi Riva

Tra lei e Giulini non solo un legame professionale, ma anche un’amicizia iniziata tempo fa. 
Con il presidente ci siamo conosciuti qualche anno fa e posso dire che si tratta di una persona dall’integrità morale totale. Seppur da osservatore esterno, posso assicurare che per il Cagliari ha fatto davvero tanto durante il suo primo anno, mettendoci competenza e passione. Soffre ancora parecchio per la retrocessione subita, ma sta facendo un grandissimo lavoro per poter tornare immediatamente in Serie A. Non dimentichiamo inoltre quanto fatto con il progetto dell’Academy: investire in una società in un determinato modo nonostante una retrocessione non è una cosa così scontata.

Marrakech Express è uno dei suoi film preferiti, il capitolo più celebre della “Trilogia della fuga” di Salvatores. Come inizia e come finirà il suo viaggio in Sardegna?
Io spero che il finale sia lo stesso di Marrakesh, dove un gruppo di amici si riunisce e dove anche chi non si parlava da tempo poi va a fare un giro per l’Atlante insieme. La partenza è stata difficoltosa come probabilmente era inevitabile che fosse visto che ci sono tante persone nuove, a cominciare dal sottoscritto. Si tratterà di fare anzitutto un viaggio di conoscenza e sono convinto che questa strada alla fine ci porterà a qualcosa di positivo.

Matteo Sechi Fabio Frongia

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