Cagliari, contento tu…

Il Cagliari crolla a Torino: la nostra analisi

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Dessena, il capitano, e sullo sfondo Storari: tra i peggiori nel Cagliari di Torino.

Quantomeno allenatore e squadra viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Il Toro appartiene ad un altro pianeta” aveva dichiarato Massimo Rastelli nella conferenza stampa di presentazione del match. E il messaggio è passato forte e chiaro. Ventiquattr’ore dopo i suoi giocatori hanno fatto il massimo per non smentire quanto affermato dal tecnico. Un senso di arrendevolezza emerso immediatamente in campo, anche prima del fulmineo gol di Belotti, quando già dopo pochi secondi i rossoblù iniziavano ad avvertire il numero dei giri della pressione granata. Quella che poteva essere una sconfitta fisiologica è diventata, così, una Caporetto ingiustificabile.




Il Torino, ieri, si è dimostrato davvero di un altro pianeta rispetto ai sardi. Il problema è che – al fianco delle indubbie qualità tecniche, tattiche e morali dei piemontesi – ci sono tanti demeriti da ascrivere a Dessena e compagni. Il Toro ha dominato sul piano dell’organizzazione e della tenacia: voci latitanti, queste, in casa rossoblù. Se i granata non hanno tolto il piede dall’acceleratore neanche a partita abbondantemente conclusa, il Cagliari non si è svegliato neanche dopo l’uno-due firmato Belotti-Ljajic. Anestetizzati e impreparati tatticamente, i rossoblù hanno galvanizzato i padroni di casa che, da squadra di medio-alta qualità (e classifica), si sono trasformati in una macchina perfetta. Di un altro pianeta, appunto.

Massimo Rastelli

Massimo Rastelli osserva impietrito i suoi (foto: Gianluca Zuddas)

Sarebbe riduttivo attribuire questa debacle solo ai due gol subiti nei primi dieci minuti, come fatto dal tecnico nel post partita. Avendo a disposizione ottanta minuti e (almeno ciò è auspicabile) un piano B per cambiare spartito tattico ed inerzia della gara, i rossoblù avevano ampi margini per tornare in partita. Così come appare incomprensibile, in una squadra matura come il Cagliari, la tendenza a sfaldarsi dopo un gol subito. Più probabile, invece, leggere queste parole come un ulteriore alibi (l’ennesimo della gestione Rastelli) per giustificare un ruolino di marcia, lontano dal Sant’Elia, da bollino rosso. Prestazioni etichettate come “sfortunate” ad inizio stagione (vedi Genova e Bologna) sono state decisamente sottovalutate, ma adesso stanno presentando il conto.

Più semplicemente, il Torino è sceso in campo con la piena coscienza dei propri compiti, e da macchina oliata è riuscito ad esaltare le caratteristiche dei propri solisti. Rastelli, invece, dopo aver vinto tutte le sue scommesse contro Inter e Palermo, è tornato a casa con le tasche vuote. Come al debutto in casa del Genoa (quella volta usò il 3-5-2), il Cagliari ha giocato con un modulo che ha dimostrato di non aver studiato abbastanza, un tentativo di sorprendere gli avversari che si è ritorto contro i rossoblù.

Una squadra scoordinata, in cui le distanze abissali tra i reparti hanno creato territorio di conquista per il Toro, mettendo a nudo la lentezza dei vari Tachtsidis e Bruno Alves, oltre a Munari. Valdifiori, Baselli e Benassi si sono divertiti come tre bambini a Disneyland, sorpresi anche loro di tanta libertà, al cospetto di una mediana avversaria in affanno già dopo 5′, fuori giri e senza idee. Il tridente che avrebbe dovuto turbare il pomeriggio di Hart, infine, è rimasto slegato dal resto della squadra per larghi tratti di gara risultando inconcludente.




Bando ai facili allarmismi: a meno di clamorosi harakiri il Cagliari si salverà. Con tre-quattro squadre clamorosamente inadatte per la Serie A, la quota 35-36 punti è quasi fisiologica. Diventa quasi stucchevole, dunque, la conta dei punti che separano i rossoblù dalla terzultima in classifica, cullandosi sulla mediocrità altrui piuttosto che ricercare un miglioramento reale ed ambizioso per davvero. Un paraculismo che nuoce a questo Cagliari, privo di reali obiettivi in campionato e poco portato, perciò, a crescere. Una totale assenza di coraggio tradotta in maniera impeccabile in campo. Se la terapia per questa squadra è quella di ricordarci che “siamo in linea con gli obiettivi“, a maggio si festeggerà la salvezza, ma aggiungendo al groppone altre figuracce oltre a quelle già maturate. E si continueranno a guardare (e temere) i pianeti diversi.

Stefano Sulis

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