Continuate a sottovalutarlo…

Bernardo Mereu ha scritto l’ennesima pagina memorabile della sua carriera: il nostro tributo al tecnico dell’Olbia

Bernardo Mereu, tecnico dell'Olbia

Bernardo Mereu, tecnico dell’Olbia

Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma. Una tesi, quella di Lavoisier, che potremmo applicare anche al mondo del calcio, microcosmo popolato da filosofi e santoni. Mode passeggere e grandi dibattiti teorici. Un mondo che – purtroppo –  non premia sempre i risultati e la competenza, ma rincorre scommesse tanto seducenti quanto rischiose, per poi affidarsi ad esperti nocchieri quando le certezze iniziano a latitare.




La salvezza dell’Olbia ha i caratteri ben definiti di Bernardo Mereu, nonostante il tecnico si sforzi di spostare meriti ed attenzioni su giocatori e società. Un’impresa se si pensa alla situazione in cui versavano i galluresi quattro settimane fa, reduci da tre mesi di schiaffi morali costati un tracollo in classifica e l’esonero di due allenatori. Mereu eredita un gruppo svuotato e vittima delle proprie paure. Una squadra da ricostruire. A quattro giornate dal termine del campionato i playout sembravano l’ipotesi più concreta, mentre tra i tifosi più pessimisti aleggiava il timore della retrocessione diretta.

E’ qui che inizia un lavoro da fine psicologo e certosino uomo di campo, riassestando le certezze dei suoi giocatori e dando maggior quadratura alla squadra. L’ex tecnico di Nuorese e Villacidrese non inventa niente, ma analizza e smussa i difetti del gruppo a sua disposizione. Nessuno stravolgimento tattico, solo qualche accorgimento. Fuori l’acerbo Ricci a vantaggio di Van der Want recuperato dalla naftalina dopo oltre un anno, Feola a dare maggior dinamismo al centrocampo e Muroni in cabina di regia. Qui arriva la svolta dei bianchi. Quella che prima del suo arrivo somigliava tanto ad un’Armata Brancaleone si trasforma in una linea Maginot capace di concedere appena un gol in quattro partite. Ed è su questa solidità ritrovata che l’Olbia costruisce la propria salvezza, con buona pace degli esteti del gioco. Ordine e compattezza accompagnati da una fiducia che, grazie ai risultati, è cresciuta di partita in partita.




Dieci punti su dodici a disposizione. Con una squadra che nei tre mesi precedenti ne aveva raccolto soltanto uno. Senza proclami ma con tanto lavoro quotidiano – come nell’indole del personaggio – ha scritto l’ennesima pagina memorabile di una carriera troppo spesso sottovalutata. Una carriera che difficilmente lo ha visto tradire le aspettative, regalando stagioni rimaste nella storia del calcio sardo, da nord a sud dell’isola. Senza mascherarsi da filosofo, ma con lo studio costante e tanto, tantissimo lavoro sul campo. Viene perciò da chiedersi come mai un tecnico con un curriculum simile finisca periodicamente nel dimenticatoio o sia costretto a dover dimostrare di essere all’altezza della situazione. Incredulità che aumenta vedendo come questo bislacco mondo del calcio premi diversi suoi colleghi privi di un curriculum paragonabile al suo. Allenatori con balbettanti risultati alle spalle ma con tanti sponsor al fianco. Paga la poca propensione all’auto-promozione? Forse. Un nome poco “esotico”? Altrettanto probabile. Sicuramente i suoi principali sponsor sono i risultati.

Quel che è certo, è che per l’ennesima volta il tecnico di Triei ha dimostrato come la competenza sia merce più rara di quanto si creda. Ha ricordato come anche i progetti proiettati nel futuro debbano poggiare su basi solide, senza (provare a) inventarsi alcunché. Così Mereu ha creato quest’altra impresa. E Lavoisier se ne faccia una ragione.

Stefano Sulis




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