L’ANALISI | Dinamo, corsa e ragionamento

L’analisi sul roster che la Dinamo sta componendo in vista del 2017/2018

Federico Pasquini

Federico Pasquini

“Vogliamo fare in fretta, come nel 2014 (all’inizio della stagione della tripletta, ndr), avendo la squadra pronta a luglio, ma senza peccare di frenesia”. Parlava così, recentemente, Federico Pasquini, coach e general manager di una Dinamo Sassari che non appena ha salutato anzitempo la stagione 2016/2017 si è messa al lavoro per costruire un gruppo totalmente nuovo, possibilmente più completo e valido di quello precedente, bravo ad onorare i colori ma con troppe falle per fare realmente strada.




Una nuova rivoluzione, inevitabile alla luce di addii che inizialmente sembravano evitabili, e allora testa bassa sul mercato per inserire quell’atletismo e quelle qualità mancate in precedenza all’interno del proverbiale e conclamato impianto super organizzato firmato Pasquini. L’ultimo squillo si chiama Darko Planinic, croato di primo piano nel basket europeo, elemento con esperienze ad alto livello continentale, come ci ricorda la devastante (per gli avversari) prestazione contro l’Italia all’ultimo pre-olimpico. Sarà Planinic a doversi abbinare con l’atletismo di Shawn Jones, risultando complementare grazie a fisico, intelligenza cestistica nei due lati del campo, qualità nelle mani per il tiro da sotto e dalla media.

Sicuramente Planinic rappresenta un upgrade di ottimo livello rispetto al predecessore Lydeka. Abituato ad intensità e pressioni, il croato sarà grande arma nella difesa a zona, dove è fondamentale capire e interpretare le situazioni di gioco. A difesa (altrui) schierata, sarà cercato spesso visto che Pasquini ha dimostrato di prediligere passare dal centro per muovere gli avversari.

Sistemati gli spot di pivot, sarà Levi Randolph il “3” titolare, con un minutaggio più alto rispetto all’ultima annata avellinese, dove fino all’arrivo di Logan ha dimostrato di poter essere decisivo. Difficile che possa essere il go to guy della prossima Dinamo, bensì un uomo di raccordo ed equilibrio incaricato di eseguire i dettami del coach. Rimane comunque elemento agile e verticale, non un grande rimbalzista, che può fare anche la guardia e sul perimetro sa difendere su play, guardia e ala piccola. L’ultimo tassello che manca è quello di un “3-4” straniero capace di difendere su entrambi gli omologhi, che possa abbinare fisico a discreto tiro. Il fatto di giocare in due posizioni permetterebbe, alla bisogna, di ridurre la rotazione a 9 uomini, escludendo in quel caso capitan Giacomo Devecchi, che ne sarebbe il sostituto naturale.




Il roster va dunque completandosi, alla luce della campagna di rafforzamento si va verso lo spostamento di Rok Stipcevic nel ruolo di guardia, con William Hatcher e Marco Spissu playmaker. Il croato, alla terza stagione in Sardegna, potrà così avere mansioni che gli sono più congeniali, sfruttando il tiro mortifero dal palleggio e uscendo dai blocchi, uscendo da compiti di regia non sempre espletati al meglio. Il tutto permetterà così a Spissu (“Devo valutare che ruolo avrò”, ha detto due giorni fa) di avere quel minutaggio utile per esprimersi, imparare, crescere e sbagliare.

Sarà Achille Polonara, pronto alla Summer League con i Bucks, l’ala forte. Poco da scoprire sul giocatore in uscita da Reggio Emilia, odiato avversario nelle scorse stagioni e voglioso di diventare beniamino. In grado di tirare da 3 punti (piedi per terra) così come arrivare al ferro dal palleggio, avrà la funzione di intimidatore e rimbalzista. Dovrà necessariamente essere un fattore, non ha mai brillato per intelligenza cestistica ma il suo status di italiano ne ha fatto innesto di valore elevato e molteplice.

I primi due colpi in ordine di tempo portano il nome di Scott Bamforth e Hatcher. Il primo, fisico e attitudine tecnica à la Logan, giocherà molto fuori dagli spartiti e servirà per trovare quei punti “a gioco rotto” che spesso permettono di vincere partite tirate. Da verificare la sua capacità di inserimento nella macchina perfetta di Pasquini, contraddistinta da gioco organizzato e schematizzato. Discorso che calza anche su Hatcher: playmaker titolare, gran palleggiatore, specialista del crossover, sovente vincente negli “uno contro uno” con i quali può creare situazioni di vantaggio per sé (arrivando al tiro) e per i compagni (lunghi ed esterni sull’arco), ha l’esperienza giusta per prendersi responsabilità nei momenti caldi, abbinando discrete gambe a più che buono tiro da fuori.

A questo punto, con il vuoto dell’ala piccola-guardia da riempire, l’organico è quasi completo. Mancano due italiani da affiancare a Polonara, Spissu e Devecchi, undicesimo e dodicesimo uomo che si potrebbero individuare in un buon lungo dalla Serie A2 (un giocatore magari protagonista in seconda serie e che possa giocare qualche minuto alla bisogna in Serie A) e in un giovane di completamento. Attenzione alla soluzione Michele Ebeling (anche se dovrebbe andare in prestito a giocare con continuità), il quale nell’ultima stagione ha avuto una buona iniezione di esperienza guardando da vicino i compagni della prima squadra Dinamo e militando con l’Under 19 azzurra. Sarà pronto per entrare nelle rotazioni?

La chiusura porta a dire, senza dubbio, che è stata sconfessata l’idea iniziale di una squadra tutta (solo) corsa, salti e atletismo. La prossima Dinamo, alla luce dei nomi scelti, sarà squadra fisica ma anche ordinata e pensante. Sperando che Jones diventi rimbalzista dalla concentrazione superiore (migliore e più continua) rispetto all’ondivago Gani Lawal, gli innesti di Planinic e Spissu (se rimarrà) garantiranno una ottima dose di ragionamento nelle varie fasi di gioco.

Alberto Meloni




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