Rastelli in panchina assieme a staff, giocatori e dirigenza (foto: Zuddas)

Rastelli in panchina assieme a staff, giocatori e dirigenza (foto: Zuddas)

Cragno 5.5 – Sul terzo gol potrebbe tenere le gambe chiuse, evita con una bella parata il poker di Callejon, bombardato oltre misura.

Padoin 4 – Impallinato da subito sulla sua fascia, da quella parte (non che altrove…) per il Napoli è una festa alla quale tutti sono invitati. Continuare a giocare senza professionisti del ruolo, perlomeno decenti, appare un azzardo sempre più rischioso, e a pagare sono squadra e singoli calciatori che potrebbero dare qualcosa in più con mansioni più consone.

Romagna 5 – Tutte le attenuanti per la giovane età, l’esordio da titolare, l’essere catapultato contro dei mostri in una squadra rabberciata tatticamente. Però l’errore (fino al quale era stato il migliore rossoblù) che causa il rigore del 2-0 è grave.

Andreolli 4.5 – I napoletani sbucano da tutte le parti, la sua testa già fasciata (retaggio di una settimana fa) gira come quella dei compagni.



Capuano 4 – Fa quasi tenerezza per come risulti pesce fuor d’acqua in quella corsia dove il Napoli nemmeno affonda più di tanto, in confronto a quella opposta. Difficoltà nel gestire la palla e i movimenti difensivi, vale il discorso fatto per Padoin.

Barella 5.5 – La vede poco, ma almeno picchia e combatte, salvando la dignità. A fine partita è in lacrime, e la sua immagine dice tutto sul momento del Cagliari.

Cigarini 4 – Passo lento e idee annebbiate, dovrebbe dare ordine e rilanciare la manovra, ma il Cagliari non costruisce nulla. (dal 56′ Deiola s.v. – Rastelli lo inserisce davanti alla difesa, quando la partita vede gli Azzurri fare accademia. Una presenza per le statistiche).

Ionita 5.5 – Il migliore (o meno peggio) assieme a Pavoletti. Il moldavo sta zitto e sbuffa, gira per il campo (parte mezzala, continua da esterno e finisce da trequartista), lotta e ci prova.

Joao Pedro 4 – Gara di sacrificio, spostato sulla fascia sinistra dopo l’1-0, perché il fragile piano iniziale viene subito modificato. Nel finale è frustrato per una partita deprimente da parte sua e del gruppo.



Sau 5 – Prima che spunti quella smorfia desolata ormai troppo conosciuta a causa dei tanti guai muscolari di una carriera, non riesce a rendersi efficace accanto a Pavoletti. Stavolta Rastelli gli risparmia il ruolo di terzino aggiunto, ma il “San Paolo” non gli restituisce le gioie vissute in passato. (dal 34′ Dessena 4 – Una settimana fa lo avevamo definito inutile, prendendoci anche qualche rimbrotto. Stavolta appare deleterio, più simile ad un ex giocatore che al capitano incaricato di trascinare. Condizione fisica precaria, emblematici alcuni errori e le azioni che portano 3-0).

Pavoletti 5.5 – Esce dal campo applauditissimo dal pubblico del “San Paolo”, segno di come questo sia ragazzo e calciatore in grado di farsi amare dentro e fuori dal rettangolo verde. Si sbatte, qualche pallone lo prende, sbuffa e combatte. Incoraggiante, anche se può poco. (dal 65′ Farias s.v. – Partita finita, servirà in altre occasioni, possibilmente dotato di fiuto del gol).

Massimo Rastelli (e staff) 3.5 – Difficile capire la logica tattica alla base delle scelte e dell’edificazione del piano partita rossoblù. Il suo Cagliari sembra quel ragazzo che prende in mano per la prima volta un videogioco appena acquistato e affronta il computer selezionando il livello Campione. Nessuno segue il taglio di Hamsik, e ciò lascia dei dubbi sulla preparazione del match. Subito il primo gol, passa al 4-4-2, sconfessando in un amen le decisioni iniziali e confermando che le idee (solo della stampa) della vigilia sul 4-4-2 non erano campate per aria. Sceglie Dessena al posto di Sau, e anziché confermare i tre elementi offensivi o dare dinamismo rallenta ulteriormente una squadra già alle corde. Squadra che muta vorticosamente per tutta la partita, restituendo una prestazione forse più inerme dell’ultima al “San Paolo”, quando già fu umiliazione. Nulla cambia dal passato, remoto e recente, nulla si è imparato, tutto rimane invariato in un Cagliari che suscita soltanto pena e disillusione, con l’entusiasmo sotto i tacchi.

Fabio Frongia



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