Torres, a Forlì serve accortezza e killer instinct
Forlì-Torres. Tutto in 90 minuti, 5400 secondi dopo i quali si saprà chi, tra romagnoli e sardi, accederà alla finale play-off che vale l’accesso alla Lega Pro, dal prossimo anno unificata. E’ successo di tutto e di più alle due squadre. Entrambe hanno cambiato guida tecnica vivendo vicissitudini extra-campo a ripetizione. Purtroppo per loro, e per chi ha a cuore le sorti sportive delle due compagini, è stato spesso più interessante quello che è successo fuori dal terreno di gioco. Occorre essere sintetici, per questo non è possibile elencare tutte le problematiche che hanno caratterizzato l’annata delle formazioni di Rossi e Cari, arrivati a campionato in corso per sostituire rispettivamente Bardi e D’Adderio. Quello di domenica sarà il quarto confronto diretto stagionale: due vittorie in trasferta in regular season con i biancorossi corsari a Sassari (2-3 datato 15 settembre 2013) e rossoblù vittoriosi al “Morgagni” (1-2 a inizio 2014). In queste due partite, la squadra vincente destò un’ottima impressione dando a credere a molti addetti ai lavori che si potessero evitare i play-off, la cui semifinale d’andata è terminata con la vittoria di misura dei sassaresi, firmata Filippini. Ma occorre pensarci il meno possibile e concentrarsi sul match di domani, senza rivangare passato e occasioni sprecate.
QUI FORLI’. Il Forlì arriva a questa partita recuperando tre dei sette indisponibili di domenica scorsa: rientrano infatti gli squalificati Djuric e Drudi, centrocampista e difensore dai piedi buoni (tira anche le punizioni), e andrà in panchina il temuto Docente, compagno di Matri ai tempi del Rimini e attaccante di movimento abile a non dare punti di riferimento alle difese avversarie. Roberto Rossi (in panchina andrà Richard Vanigli vista la squalifica del tecnico) dovrebbe schierare i suoi con un 5-3-2 non molto diverso da quello visto al “Vanni Sanna” sette giorni fa, pronto a sfruttare le ripartenze e, qualora non si dovesse sbloccare la partita, a rischiare il tutto per tutto nell’ultima mezzora dell’incontro, consapevole anche della tutt’altro che buona condizione fisica della Torres. Due i ballottaggi per il mister originario di Cesena: in mezzo al campo il dubbio riguarda la scelta tra quantità e qualità, rappresentate rispettivamente da Djuric e Tonelli mentre sulla fascia sinistra lotta tra giovani con Senese (’94) favorito su Boron (’93), nonostante l’ottima prestazione di quest’ultimo in quel di Sassari.
QUI TORRES. Per quanto riguarda la compagine turritana, il solo Migliaccio, infortunatosi nella gara d’andata, è l’unico potenziale indisponibile ma si lavora per portarlo almeno in panchina. Cari, nella partitella del giovedì, ha mischiato le carte ma la formazione dovrebbe essere molto simile a quella di domenica scorsa. Vista la non grande capacità di sorprendere del tecnico laziale, si potrebbe andare in campo con il 4-2-3-1 con Cortellini che potrebbe nuovamente giocare al fianco di Di Maio al centro della difesa con Capogrosso e Bolzan terzini a protezione della porta custodita da Leone. Guerri e Bottone in mezzo al campo con due tra Lisai, Ciotola e Potenza sulle fasce, chiamati a riaccendere i motori dopo la flessione susseguente alla cavalcata del girone di ritorno. Filippini svarierà su tutto il fronte alle spalle del numero 9 (ballottaggio tra Infantino e Bonvissuto con Scarpa e Ferrario quasi tagliati fuori).
Vista la non troppa voglia di sbilanciarsi dei padroni di casa, potrebbe essere la prima parte dell’incontro il momento propizio per trovare quel gol che, di fatto, chiuderebbe i conti. Servirà compattezza, perché nella gara d’andata si è vista una squadra troppo scollata e con i reparti eccessivamente distanti tra loro. Citando l’Al Pacino del celebre discorso allo spogliatoio di “Ogni maledetta domenica” e immaginando un Cari in versione Tony D’Amato, potrebbe essere una questione di centimetri e quelli che servono alla Torres “sono dappertutto, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo e sappiamo che quando andremo a sommare quei centimetri il totale farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza tra vivere e morire”.
Mauro Garau