Non sarà champagne, ma questa Torres è un vitigno pregiato

tribuna_torres1903_vannisannaPerfetti e a tratti commoventi. Undici stantuffi di un meccanismo inappuntabile messo a punto da un ingegnere che può andare più che orgoglioso della sua creazione. Questo si è visto ieri pomeriggio al “Vanni Sanna”: il tecnico e i suoi ragazzi hanno realizzato un’impresa che resterà negli annali, bissando nel risultato l’ultimo successo ottenuto ormai dieci stagioni. Il Novara va via da Sassari ancora una volta con le ossa rotte e con tanta confusione in testa. Un’onda armonica spinta dal tifo incessante di una curva tornata a celare quasi tutte le gradinate ha travolto la truppa azzurra, equipaggiata con artiglieria pesante, che tanta paura faceva prima del fischio d’inizio. Evacuo, Pesce, Gonzalez hanno testato una volta di più quanto duro possa rivelarsi questo torneo e quanto severa la legge che l’Imperatore Costantino ha deciso di ripristinare: all’Acquedotto non si passa. Con un cavillo in postilla non di poco conto: prima sfiancare l’avversario e poi stenderlo. Squadra rognosa, di quelle che nessuno vorrebbe mai affrontare. Questa è la Torres, scroscio di applausi e petto in fuori da parte di chi ne ha a cuore le sorti.

Quando la strategia fa la differenza. L’ex allenatore lametino ha stravinto tatticamente la partita, anestetizzando sulle fasce la pericolosità del 3-4-3 del collega nel primo tempo e tramortendo un avversario innervosito con una ripresa giocata sul velluto. Non sarà calcio spettacolo, non saranno bollicine, ma è un pragmatismo che diverte e dà la carica a un ambiente che probabilmente mai aveva visto la propria squadra occupare, seppur in compagnia e con una partita in più, la vetta della classifica di Serie C dopo 7 giornate. Impressionante la condizione atletica dei vari Giuffrida, Maiorino e Balistreri, straripante quella mentale di Marchetti e Migliaccio, scopertisi per caso coppia difensiva che si integra a meraviglia. Quasi passa in secondo piano la subalternità della linea mediana in fase di costruzione: si continua (giustamente) a parlare di salvezza, ma se l’appetito vien mangiando viene altresì da chiedersi se l’assenza di un artista in cabina di regia non possa trasformarsi in un punto di forza. Resta qualche dubbio, ma per adesso si gode della mentalità operaia e di questo prodotto artigianale di pregevole fattura.

E i margini di miglioramento? Già, perché adesso è lecito domandarsi anche se questo marchingegno colorato di rosso e di blu sia passibile di aggiornamenti e upgrade in corso d’opera. La risposta non può che essere positiva, considerate le tante defezioni a cui la Torres sta facendo fronte dall’inizio della stagione: da Rubino a Bigazzi, passando per un giocatore come Bottone, centrocampista completo che saprà accompagnare con profitto la squadra in zona gol. Senza snaturare la natura da clava con il fioretto di Maiorino pronto a deliziare su tutti i campi, l’undici sassarese può crescere notevolmente nella manovra offensiva trovando con più frequenza l’andata al tiro, specie se Lisai e Baraye impareranno a contendersi la maglia con prestazioni al rialzo e non con il freno a mano tirato ogni tre per due. Il potenziale là davanti per divenire letali c’è tutto, ma per l’ulteriore salto di qualità servirà quella molla nascosta che si attiva in certe situazioni e a determinate condizioni. Serve lo scatto psicologico, quella capacità di saper sfruttare il vento giusto che dia slancio perpetuo, l’astuzia di Ulisse e la temerarietà di Achille. Guardarsi dentro, insomma, e capire di esserci per davvero, di essere in grado di direzionare il proprio destino. Non sarà semplice, non è detto che succederà e pochi lo vogliono sussurrare anche se in tanti ci sperano. Sarà come sarà. E se sarà vero…

Matteo Sechi

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