Cagliari: Donsah e Farias, questione di tempi… sbagliati

Cagliari-Saragozza Farias

Nel calcio si sa, i soldi sono diventati ormai una componente fondamentale. Il dio denaro è il carburante che fa muovere l’industria del pallone, soprattutto da quando l’avvento della pay tv ha rivoluzionato il mondo di vivere lo sport più bello del mondo. Diritti tv, partite giocate a orari improbabili e in location improponibili solamente per strappare un contratto più ricco e “promuovere” il movimento pallonaro fuori dallo stivale. In tutto ciò è anche cambiato anche l’approccio dei calciatori e delle società, che ormai vivono in un regno di totale incertezza quando si parla di contratti.

Il Cagliari della scorsa stagione è miseramente retrocesso in Serie B. Gli errori, lo abbiamo sottolineato più volte, sono stati tanti e di tutti: società, allenatori e calciatori. La società è stata quasi totalmente rinnovata, con l’addio del d.s. Marroccu, del team manager Sanfelice e del responsabile del settore giovanili Matteoli. Tutto nuovo o quasi, perché dopo una stagione ricca di errori era giusto cambiare. Gli allenatori stessa solfa, con Zeman e Zola a cercare fortune all’estero e Festa lasciato a piedi dopo un buon finale di campionato. La squadra rinnovata in larga parte: via i senatori, con il solo Dessena rimasto, e volti nuovi adatti per la B. Tutto ottimo, dal precampionato chiuso da imbattuti, fino alla roboante vittoria ieri in Coppa Italia al primo match ufficiale della stagione.

Tutto perfetto o quasi, salvo le polemiche saltate fuori per le situazioni contrattuali di due calciatori reduci dalla retrocessione dell’anno passato: Donsah e Farias, due calciatori diversi tra loro ma accomunati dalla stessa difficoltà nel trovare l’accordo per un rinnovo o adeguamento contrattuale con la proprietà. Il primo, classe 96, è stato acquistato lo scorso anno dal Verona (dove in prima squadra non si era mai visto), con un blitz del d.s. Marroccu. 1.5 milioni per il cartellino del ghanese che ha fatto intravedere qualche qualità specialmente nell’interregno di Zola. Gli occhi della Juve addosso, così come quelli del Bologna e della Samp e un mal di pancia dovuto al mancato adeguamento del contratto richiesto dal suo entourage. Il secondo è stato preso dal Chievo e poi riscattato, con un’operazione di circa 2.5/3 milioni di euro. Qualche alto e tanti bassi per l’ex pupillo di Zeman che non sarebbe voluto rimanere in B viste le tante richieste, forse dimenticando il quantitativo di gol sbagliati durante l’anno.

Solita vecchia abitudine di andare a batter cassa e voler ridiscutere i termini di un contratto firmato e controfirmato (quindi soddisfacente per entrambe le parti in causa) il giorno dopo qualche buona prestazione. Cosa che non succede, ovviamente e anche giustamente, a parti invertite. Vi immaginate che polemiche scoppierebbero se il Cagliari proponesse a tutta la rosa una decurtazione dell’ingaggio dopo una retrocessione o una mancata promozione?

Il punto non è discutere la legittimità della richiesta di adeguamento o rinnovo dei due che probabilmente, viste le prospettive e le qualità, lo meriterebbe pure. Esiste però nella vita, così come nel calcio, un tempo per tutte le cose. Esiste la meritocrazia e la riconoscenza. Probabilmente la richiesta dei due sarebbe stata accolta meglio, dalla società e dai tifosi, se fosse arrivata tra qualche mese, con il Cagliari che (si spera ovviamente) parte alla grande in campionato e mantiene tutte le promesse di inizio stagione.

Che reazione avreste se un vostro dipendente, dopo aver fallito la chiusura di un contratto importante, venisse nel vostro ufficio chiedendo un aumento?

Giampaolo Gaias

 

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