Cagliari, niente alibi arbitrali ma serve rispetto
Partiamo da una doverosa premessa: il Cagliari non ha perso a Pescara per colpa di un arbitraggio discutibile. Lo ha dichiarato l’allenatore, Massimo Rastelli, e le parole del tecnico rossoblù fotografano perfettamente anche il parere di scrive. Detto questo, il match dell’Adriatico ha acceso qualche lampadina di allarme nelle menti di chi segue abitualmente le sorti della squadra del Golfo degli Angeli. Fin dal giorno della retrocessione, il Cagliari è condannato a stravincere il campionato cadetto e tornare puntualmente in Serie A. Lo vogliono i tifosi (ci mancherebbe avvenisse il contrario) e lo pretendono i media, che non perdono occasione per mettere pressione a Dessena e compagni. Dopo l’ottimo mercato condotto in estate, i pronostici sono schizzati in direzione sarda e il destino del club del presidente Giulini è apparso subito chiaro: Serie A subito, senza se e senza ma. D’altronde non è un onore concesso a tutti l’appellativo (ormai stucchevole) di Juventus della B, che poi vista la partenza di Allegri e dei suoi soldatini si inizia, Cellino docet, a fare gli scongiuri.
I fari del campionato, come detto, sono tutti puntati sul Cagliari. In sede di mercato, il diesse Capozucca si è fatto non pochi nemici: da Pescara a Carpi (per aver strappato il sì di Melchiorri e Salamon) fino ad Avellino (per Rastelli e Pisacane), passando per Chiavari, dove Aglietti fu capace di prendersela col direttore di gara dopo aver subito, in 2 partite contro i rossoblù tra campionato e Coppa Italia, un passivo di 8-1, con (per volergli bene) un paio di conclusioni verso Storari all’attivo. Diciamola tutta, il Cagliari da squadra simpatia sì è trasfromato in club antipatico, come spesso capita a chi parte coi favori del pronostico e batte abitualmente gli avversari. E questa antipatia si è manifestata anche all’Adriatico. Se ci stava l’accoglienza tutta fischi per i numerosi ex, non può dirsi altrettanto del rosso comminato dal signor Maresca a Davide Di Gennaro. Il regista cagliaritano non commette fallo e si vede sventolare un giallo gratuito. Si dispera, sbatte il pallone per terra in una reazione scomposta (ma si vede ogni domenica di peggio, basti pensare a Bonucci della Juventus ogni qualvolta gli viene fischiato fallo contro), e il direttore di gara lo manda sotto la doccia in un eccesso di permalosità. A petto in fuori, schiena dritta, come se l’ex Vicenza gli avesse urlato chissà quale insulto. Ma non finisce qui, perché il Cagliari continua a protestare per un paio di falli dubbi e il quarto uomo Mancini, rivolgendosi alla panchina rossoblù, dice testuale “Dite al fenomeno di sedersi” rivolto a Marco Sau (frase riportata dal bordocampista di Sky Sport, Emanuele Baiocchini). Tutto fuorché un linguaggio consono a un ufficiale di gara, soprattutto in una fase calda del match e dopo un cartellino rosso apparso subito esagerato.
Come premesso prima, i presunti errori arbitrali non sono una scusante o un alibi per la sconfitta del Cagliari. Ma l’atteggiamento e il tipo di direzione del signor Maresca non sono piaciuti. Perché i rossoblù, nonostante siano i favoriti d’obbligo per la pronta risalita in Serie A, meritano rispetto anche quando si giudicano gli episodi arbitrali. Non si è perso tempo ad attaccare Sau per il gol in fuorigioco contro l’Avellino, così come non si è perso tempo ad attaccare i rossoblù con titoloni sui giornali per i rigori di Chiavari, salvo però dimenticarsi di citare qualche rigore a favore che è mancato con il Latina e con lo stesso Pescara, così come in pochi hanno parlato del gol regolare annullato a Joao Pedro contro l’Entella o il mancato rosso ad Ammari (che poi ha siglato il provvisorio 2-2) sempre contro il Latina. Il rosso a Di Gennaro (che ha la colpa di aver lasciato i suoi in 10 per un’ora di partita per uno sfogo che poteva evitare pur senza aver fatto cose così censurabili) e la frase poco rispettosa del quarto uomo verso Sau sono solo gli ultimi segnali di un Cagliari antipatico anche a chi giudica gli episodi arbitrali.
Una difficoltà in più per chi è condannato a vincere il campionato di B e che non può permettersi il minimo passo falso o la minima protesta, perché tutti l’aspettano al varco pronti a puntare il dito o a estrarre un cartellino in maniera troppo frettolosa.
Giampaolo Gaias
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