Vai Mastinu, adesso viene il bello!

Giuseppe Mastinu (www.olbiacalcio.com - Photopoint)

Giuseppe Mastinu (www.olbiacalcio.com – Photopoint)

“Uno così in Serie C non può neanche spogliarsi” dicevano di lui le teste d’uovo dell’avventuriera Torres del primissimo Capitani. Uno così, oggi, firma con lo Spezia in Serie B riscattando con un meritato doppio salto di categoria una carriera sì da predestinato, ma sempre piena zeppa di ostacoli e sfortune che avevano iniziato a insinuare nella vulgata popolare quelle espressioni idiomatiche che l’amico o il conoscente del campione mancato non si risparmiano mai di diffondere: “Se solo avesse…”, “Se solo fosse stato…”, “Avrebbe potuto…”, “…un vero peccato”.

No, non sarà questo il caso. Perché Giuseppe Mastinu la sua carriera l’ha saputa prendere per le corna, domandola e indirizzandola dove tutti gli amanti del bel calcio e delle promesse mantenute hanno sempre creduto dovesse andare. Smentendo con un semplice tratto di penna gli scettici che ne avevamo sempre messo in discussione la possibilità di essere immortalato nelle sagome collose delle figurine Panini. Smentendo, a onor del vero, anche se stesso, che ci ha messo un po’ a capire di essere all’altezza. Lui che la valigia per partire, nella sua ancora giovane carriera tutta isolana, l’aveva comunque fatta (e poi disfatta) tante, forse troppe, volte.




In futuro ci potrebbe essere nuovamente un’occasione nel calcio professionistico” disse all’indomani della doppietta all’esordio con la maglia del Budoni, squadra con la quale si accordò quasi per obbligo, dopo che la Torres del D’Adderio-ter fece di tutto per non tenerlo con sé. Senza polemiche, con grande umiltà, archiviò quei commenti poco lusinghieri e quelle proposte economiche a dir poco umilianti, nonostante avesse dimostrato di essere un attaccante di gran lunga superiore ai vari Pagliaroli e Angelilli che la società sassarese ingaggiò invece senza battere ciglio. A testa bassa, con la sua tipica corsa da postura leggermente curva in avanti che ne ha sempre garantito equilibrio e velocità, tornò in Costa e ci tornò per incantare.

Torres, Cagliari, Juventus. Tutte suggestioni in predicato di diventare realtà ma che per un motivo o per l’altro non si sono mai concretizzate. Tutte squadre innamorate del suo talento sopraffino, quando ragazzino, con la maglia della Monserrato di Sassari, bruciava le categorie impartendo lezioni di calcio a compagni di tre anni più grandi a suon di gol. Gianfranco Matteoli lo corteggiò a lungo e vanamente quando ancora era in tenera età, il Milan restò impressionato da quel raro mix di forza e tecnica e lo aggregò, nell’estate del 2009, alla formazione Primavera. C’erano De Sciglio, Merkel, Strasser, Verdi. C’era la volontà di tenere anche il giovane attaccante sassarese, ma nell’ultima settimana di agosto cambiarono i piani societari: alcuni prestiti programmati come quello di Zigoni vennero bloccati e Mastinu si trovò costretto a far ritorno ad Arzachena, svuotando ancora una volta la valigia dei sogni e delle speranze.

La curva del "Picco", stadio dello Spezia

La curva del “Picco”, stadio dello Spezia

Della sua prolungata permanenza nei dilettanti si è sempre detto che dipendesse prevalentemente da una debolezza di carattere. Schivo, taciturno ed estremamente critico nei propri confronti, tanto da accentuare oltre il dovuto la sua naturale curvatura quando la giocata non riusciva o il gol iniziava a farsi latitante. Una gestualità che poteva anche essere interpretata come un’implicita ammissione di resa. Dopo il riscatto di Budoni, spense l’insistenza del patron della Lupa Roma che gli offriva la maglia numero 10 in Lega Pro. Paura di lasciare la Sardegna, mormorò qualcuno. Ma Mastinu aveva semplicemente bisogno di più tempo per assumere piena consapevolezza di sé, per comprendere di avere tutte le carte in regola per emergere.

L’ha fatto a Olbia, dove in due stagioni ha completato la sua primavera diventando uomo. Biagioni ne ha forgiato la tempra inculcandogli la mentalità del vincente, Mignani ne ha smussato le rigidità completandone la maturazione tattica, Cossu e Molino ne hanno favorito l’affinamento delle qualità da cecchino. E lui ha ripagato trascinando il club bianco verso le primissime posizioni per l’ambito ripescaggio in Lega Pro. Il gol a Sassari nella finale play off, la ciliegina su una torta che giocoforza assaggerà prima degli ormai ex compagni. Ne porterà certamente qualche fetta anche in Liguria per inaugurare al meglio il proprio futuro, con quel piede sinistro che scalpita per portare anche a mister Di Carlo il proprio biglietto da visita. Con la solita valigia, sempre piena di sogni e speranze, ma stavolta anche della consapevolezza di essersi meritato la possibilità di spiccare il volo. E di poter addirittura entrare in uno spogliatoio di Serie B. Chi l’avrebbe mai detto?

Oliviero Addis




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