Max Canzi, allenatore della Primavera

Max Canzi, allenatore della Primavera

Che il cantiere della Primavera del Cagliari fosse aperto e con tanti pezzi da sistemare era risaputo, e non serviva certo la partita contro la Roma per prenderne coscienza. Men che meno si poteva pensare che al cospetto dei giallorossi campioni d’Italia i tasselli del puzzle potessero andare al proprio posto. Probabilmente dopo un’ora di gioco, sul 2-1 (rimonta guidata dallo scintillante e scalpitante Melchiorri prestato dalla prima squadra), l’illusione che nulla si fosse interrotto dal ciclo precedente è comparsa nella testa di Max Canzi e i suoi, presto riportati alla realtà. Nel calcio giovanile il risultato è l’ultima cosa che conta, ecco perché il 2-5 finale provoca un dolore presto dissipato dalle analisi più laterali.




Non si poteva ammirare nulla di diverso dalla dipendenza di Melchiorri (rigore procurato e gol da favola), in una partita cominciata con dieci minuti di assolo capitolino guidato da Soleri, classe ’97 già noto al calcio che conta. Bella seppur disordinata la reazione sarda, ma era l’inizio del secondo tempo a fornire le indicazioni più dolci, con un dominio rossoblù purtroppo non concretizzato, prima del naufragio frutto di errori individuali, calo fisico e deficit di malizia rispetto agli avversari.

Nulla di grave, in un campionato che è (e dovrà essere) votato alla crescita costante, alla ricerca di equilibri tutti nuovi dopo la prevista tabula rasa dell’estate. L’allenatore milanese si gode un Bizzi affamato dei galloni da titolare – fattosi trovare pronto (almeno tre i miracoli) e suo malgrado sepolto dalla manita completata da Coly -, ma anche un Cadili che appare tra i più pronti per caratura fisica e duttilità (impiegato a destra e sinistra nel quartetto difensivo).Male nel complesso la difesa, e con 5 gol al passivo sarebbe sorprendente dire il contrario. Tutta da trovare l’intesa tra i centrali Oliveira (la data di nascita è dalla parte del timido e impacciato portoghese) e Volteggi, mentre Pitzalis è andato subito notevolmente in difficoltà al cospetto degli avanti ospiti, soffrendo gli uno contro uno e naufragando per primo tanto da uscire all’intervallo.




Difesa in difficoltà per la forza delle punte romane ma anche per lo scarsissimo filtro garantito da un Antonini Lui rimandato alle prossime verifiche: il brasiliano è stato lento con e senza palla, quasi mai pronto nel proporsi ai suoi difensori e poco ispirato nelle giocate, sovente in ritardo nei ripiegamenti. Ai suoi lati Pennington e Taccori, tra i migliori in assoluto ma ancora non pronti per fare i trascinatori a livello carismatico, tecnico e atletico, seppur da parte di entrambi si sia visto mordente e personalità nel cercare la giocata degna di nota.

Note dolenti, o comunque gli spunti per lavorare e trovare la strada più proficua, arrivano anche dalla prima linea. Si era già rilevato come gli attaccanti di questa Primavera, segnatamente due “stelle” come Arras e Serra, siano elementi che abbinano fame, personalità e voglia di essere determinanti mettendosi in proprio. Caratteristiche imprescindibili per giovani calciatori, ma che rischiano di diventare un limite nel momento in cui non si riesca a incanalare il tutto col dialogo reciproco.

Canzi ha lasciato in panchina le alternative Rahuf, Piras e Camba, schierando Serra dietro Arras e Melchiorri, quest’ultimo sostituito a 20′ dalla fine da un Biancu (centrocampista centrale) sistemato dietro il capitano e il berchiddese. I fraseggi tra questi, mai puliti, si sono visti col contagocce, perché entrambi andavano spesso a testa bassa a cercare la gioia personale, incappando in una giornata no che è stata causa ma anche effetto. Serra, mancino sopraffino, non è un trequartista e si vede, Arras si mangia letteralmente il campo ma talvolta si intestardisce in coast to coast fini a se stessi, preferendo scontrarsi col marcatore diretto anziché cercare la combinazione che potrebbe mandarlo in porta. Quando poi ci arriva, a tu per tu col portiere, arriva l’errore sciagurato (uno a gioco fermo, l’altro a inizio ripresa che poteva valere il 3-1) che gli regala una domenica di rimpianti.

Pensieri nella norma per Canzi, chiamato a edificare quella spina dorsale fondamentale per tutte le squadre, che passa dal metronomo e dal trequartista, sia esso Serra o qualcun altro, purché si trovi una figura di raccordo (l’anno scorso era Murgia) oggi mancante. I giocatori principali, quelli un po’ più pronti degli altri vanno sfruttati a dovere, a patto che questi non alzino troppa polvere nel cantiere, rallentando i lavori.

Fabio Frongia

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