Cagliari, pagellone 2016/2017: i voti a giocatori, allenatore e società

I nostri giudizi per i singoli componenti della rosa, Rastelli (e staff), Giulini e Capozucca dopo la fine della stagione

Massimo Rastelli portato in trionfo dai suoi giocatori alla fine del campionato 2016/2017

Massimo Rastelli portato in trionfo dai suoi giocatori alla fine del campionato 2016/2017

Terminata ormai da più di una settimana la stagione 2016/2017, tutto il mondo Cagliari è proiettato sul futuro. La chiusura del cerchio non può che essere affidata al classico “pagellone”. Ecco di seguito i nostri giudizi su calciatori, tecnico (e staff) e dirigenza rossoblù.

PORTIERI

Colombo 7 – Voto alto per il suo ruolo di allenatore aggiunto e collante nello spogliatoio rossoblù. Meritata la soddisfazione del debutto nel giorno del ritiro. Potrebbe rimanere ad Asseminello entrando nello staff tecnico.

Crosta 7 – Buona stagione con la Primavera, in un’annata tribolata, strepitoso esordio in prima squadra nell’ultima giornata, contro quel Milan che lo aveva scartato pochi mesi prima. Guai ad esaltarsi, ma c’è chi ha cominciato peggio… Qualcuno lo vorrebbe a Olbia, altri nel terzetto di portieri del Cagliari, il suo futuro è in via di definizione.

Gabriel 4.5 – Il disastro contro l’Inter gli ha dato una mazzata finale, a sancire la repentina fine della brevissima esperienza sarda. Arrivato come “tappa buchi” dopo il caos Storari, non lascerà rimpianti. Tre presenze, due discrete (a Crotone e Genova contro la Samp) e poi il patatrac del Sant’Elia contro la Beneamata.

Rafael 7.5 – Qualche indecisione ogni tanto è costata gol più o meno pesanti, ma nel complesso è una delle note più liete della stagione. Non era scontato dopo la tanta naftalina, e rappresenta una delle certezze per il prossimo campionato.

Storari 4.5 – Era lecito attendersi di più, come un anno prima, ma l’esperto ex juventino non ha mai fornito sicurezza totale. Il putiferio extra calcistico, preludio all’amaro saluto, chiude un biennio che tutti speravano diverso.

DIFENSORI

Bittante 5 – Comparsa della prima metà di campionato. Arrivato nell’ultimo giorno di mercato estivo per completare il reparto, inserito qua e là in alcune delle prove più complicate, ha lasciato a gennaio per una più consona Serie B.

Bruno Alves 6 – Bene sui palloni alti, in difficoltà nello stretto, in velocità e negli uno contro uno. Persona squisita, professionista integerrimo e leader, il reparto ha sofferto enormemente e non può non avere responsabilità. Ha già salutato la compagnia, senza troppi rimpianti.

Capuano 5 – Sono 13 le presenze totali, i problemi fisici lo condizionano e fermano quando sembra potersi prendere un posto in squadra. Grande dedizione e impegno, alcune buone prestazioni (in casa contro la Juventus la migliore, oltre ad un paio uscite da terzino sinistro) ma altrettanta fragilità.

Ceppitelli 5 – Colleziona 20 presenze stagionali ma non è mai un fattore positivo, ondivago (come già nelle precedenti due stagioni) per rendimento e condizione fisica, fino a sparire dai radar a metà stagione. Difficile continuare a puntare su di lui.




Isla 5.5 – Male nella prima parte di stagione, è andato in crescendo, anche se doveva essere una delle stelle ed è sempre rimasto incompiuta. Tanti gli equivoci sul suo ruolo, ha alternato sprazzi di brillantezza ad amnesie deleterie. Il sacrificio dell’estate precedente non è stato ripagato del tutto, e su di lui potrebbero esserci scelte diverse.

Miangue s.v. – Arrivato a gennaio, quella che è considerata una promessa di casa Inter non si è praticamente mai vista.

Murru 5.5 – Non sapremo mai come sarebbe proseguita la sua stagione senza quella distorsione al ginocchio patita a Roma contro la Lazio. Partito bene, una volta rientrato ha dovuto carburare e ha poi chiuso discretamente. Continua ad essere incognita e non certezza, dal quale puoi aspettarti i disastri e le prove incoraggianti. E’ giovane ma neanche troppo, serve il cambio di passo per iniziare a concretizzare i luminosi presagi.

Pisacane 6.5 – Favola stagionale, uomo marketing rossoblù, sorpresa generale e ciliegina finale. Cambia passo da centrale difensivo, dopo le enormi pene patite da terzino (destro e sinistro), è punto fermo della gestione Rastelli.

Salamon 5 – Alcuni raggi di luce ma anche diversi passaggi a vuoto che lo hanno tenuto in disparte. Anche nei momenti di emergenza, spesso si è visto preferire i compagni di squadra. Stagione no per il polacco, eterna promessa che potrebbe cercare di sbocciare altrove.

CENTROCAMPISTI

Barella 7.5 – Primi mesi in disparte, poi viene di fatto imposto in squadra e ne uscirà solo per squalifica, risultando la gemma della stagione rossoblù. Personalità crescente, duttilità, corsa e pericolosità in zona gol, dove deve migliorare tanto. Solo sorrisi per lui, con la coda sfortunata dell’infortunio alla mano ai Mondiali Under 20, venendo privato di una grande cavalcata. Il Cagliari deve ripartire da lui, patrimonio primario.

Deiola 5 – Bella prova di chiusura contro il Milan, tornato alla base dopo le magre spezzine, fatica a dimostrare di essere pronto per la Serie A. Forse un anno più solido in cadetteria gli farà bene.

Dessena 6 – La doppietta al Palermo, nel fantastico rientro dopo il calvario, vale tanto in termini numerici e morali, in uno dei momenti più caldi della stagione rossoblù. Il resto è fatto di onesta lotta e poca qualità, fino allo strappo muscolare che gli ha tolto un’altra consistente fetta di campionato.

Di Gennaro 6 – Una media tra il 6.5 per le prestazioni dietro le punte e il 5.5 per quanto mostrato davanti alla difesa. Estromesso nella seconda parte perché in scadenza di contratto e non destinato al rinnovo, vive la sua porzione più felice quando per necessità deve tornare all’antico ruolo di trequartista. In mediana, per lentezza e narcisismo, la Serie A sembra stargli larga, anche se era di gran lunga il centrocampista di maggiore qualità a disposizione dei sardi.

Faragò s.v. – Neanche il tempo di varcare la soglia di Asseminello ed è incappato in un serio infortunio muscolare. Finale di stagione con apparizioni per (provare a) capire se possa essere utile. Merita di essere rivisto.




Ionita 7 – Fiore all’occhiello del mercato, si rompe subito e torna solo a salvezza acquisita. Mentalità di primissimo livello, ha corsa e fisico, gioca una parte finale di stagione da MVP e si conferma tassello fondamentale per il futuro. Giocatore vero, non tradisce le aspettative ed ha ancora molto da dare.

Joao Pedro 6 – Croce e delizia, il giudizio deve tenere conto dei due infortuni che lo hanno fatto allenare e giocare a singhiozzo. A tratti devastante, talvolta indolente, rimane uno degli elementi di maggior valore, e per questo appetiti sul mercato. Rimarrà?

Munari 6 – L’impegno non manca mai, l’apporto che poteva dare era noto e non certo clamoroso, Rastelli lo chiama in causa nel girone d’andata nelle vesti di mediano di quantità ed esperienza. Lascia (a gennaio) un ottimo ricordo dal punto di vista umano.

Padoin 5 – Delusione fragorosa, arrivato in pompa magna con l’esperienza di chi ne ha viste e vinte tante da comprimario juventino. Serietà massima, uomo silenzioso negli atteggiamenti ma anche nelle prestazioni, non ha mai inciso finendo progressivamente ai margini.

Tachtsidis 6 – Rastelli ad un certo punto lo sceglie come “volante” più di lotta che di governo, nell’ambito del cambiamento tattico volto a subire un po’ meno. Il greco piace a tratti, salendo sulle montagne russe come in tutta la carriera fin qui disegnata. Bene nell’ultima partita da difensore centrale, chissà che non possa aprirsi una nuova finestra tattica… Indecifrabile, era in prestito secco dal Torino e non è detto che il suo futuro sia ancora rossoblù.

ATTACCANTI

Borriello 9 – Se il Cagliari si è salvato in carrozza i meriti del napoletano sono enormi. Arrivato senza preparazione col gruppo e con tanto scetticismo della platea che lo accoglieva, ha smentito tutti a suon di prestazioni, gol e sacrificio. Impossibile imputargli qualcosa, anche nelle giornate più negative non ha tradito, scommessa vinta in toto. Se c’è un elemento di esperienza da cui ripartire non può che essere Borriello. Lui si è espresso, cosa ne pensa il club?

Farias 6 – Finisce bene la stagione, nel basket si parlerebbe di garbage time o giù di lì. La stagione non ha poggiato più di tanto sulle prodezze del folletto di Sorocaba, a lungo desaparecido, anche se si accende in casa contro il Sassuolo, salvando di fatto Rastelli e il Cagliari dal baratro natalizioSulle sue qualità di guastatore offensivo non si discute, ma dovrebbe essere più presente e continuo. Se qualcuno dovesse farsi vivo la società si siederebbe al tavolo volentieri.

Giannetti 5 – Sperava di meritare la grande chance in Serie A, non si è mai visto. Arrivato infortunato a La Spezia, anche in bianconero non ha avuto soddisfazioni

Han Kwang Song 7.5 – Sbuca dal nulla in quel di Asseminello, lascia tutti a bocca aperta dopo un paio di allenamenti, esordisce e segna anche il primo gol in Serie A. Faccia pulita in rossoblù, evidenzia grande fame di giocare ed esplodere, è un lingotto d’oro da preservare e valorizzare, sperando sia davvero un crack. Può già fare la quarta punta nella massima serie.

Ibarbo 5 – Tornato alla base in condizioni precarie, non ci è voluto molto per vedere come fosse un pesce fuor d’acqua. Il gol annullatogli a Genova contro la Sampdoria grida vendetta.

Melchiorri 6.5 – Uno dei giocatori più sfortunati della storia, incappa sotto Natale in un nuovo infortunio al ginocchio, proprio mentre assaporava la rivincita tanto attesa. La doppietta di Milano contro l’Inter e il gol alla Sampdoria che fa esplodere il Sant’Elia a tempo scaduto sono ricordi indelebili, sperando di associarne presto altri più duraturi. Cavallo di razza, ragazzo d’oro, da tempo lavora per farsi trovare pronto, un’altra volta…

Sau 6 – Sacrificato a lungo in un ruolo di copertura, smarrisce la via del gol nel cuore della stagione e la ritrova sul filo di lana. Bene quando gioca vicino alla porta, si deprime nel giocare largo o molto arretrato. Ha demeriti perché gioca a nascondino, ma i gol (e numerosi) li sa fare l’ha già dimostrato. Forse metterlo maggiormente nelle condizioni ideali aiuterebbe…




ALLENATORE (e staff tecnico)

Rastelli 6 – I risultati sono un dato incontrovertibile, e per sempre rimarrà una stagione da 47 punti (11° posto) subito dopo quella della promozione in Serie A con primato in classifica. Alla fine, nel calcio (nello sport e nella vita) contano i risultati, alla faccia di chi mugugna. L’uomo di Torre del Greco fa bene a rivendicare i suoi successi, “i tabù che sfato sempre” “la salvezza presa a febbraio”, per citare solo due tra le sue dichiarazioni gioiose. Molto bene la stagione del settore portieri (preparatore David Dei), ancora problemi sul fronte infortuni (Fabio Esposito e Gianfranco Ibba). Curriculum immacolato per Rastelli (match analyst Marco Cossu, vice Dario Rossi e Nicola Legrottaglie, arrivato a gennaio per migliorare la gestione del gruppo e della difesa), il quale prosegue la sua ascesa e si gode la conferma di Giulini. Analizzando la seconda annata rossoblù, essa ha restituito una difesa colabrodo e un gioco latitante, un vorticoso cambio di sistemi di gioco e calciatori impiegati, numerose (non possono essere un caso) sconfitte con tanti gol sul groppone, un’identità di squadra indecifrabile, nervi tesi e frizioni con il gruppo, momenti in cui il castello ha traballato per davvero. Tra i meriti del tecnico quello di non aver mai perso la testa a livello di comunicazione, laddove ha pagato certe sortite infelici, e di fronte alla società, che spesso lo ha lasciato in balia delle onde. Alla fine ha vinto lui, che ringrazia Borriello e rimane timoniere sempre più saldo, conscio di dover cambiare passo per proporre qualcosa di nuovo grazie anche alla ventata di aria fresca che sta arrivando su vari fronti.

LA SOCIETÀ

Giulini (Presidente) 6.5 – Stagione densissima quella dell’agognato e immediato ritorno in Serie A. Le note liete: bravo a confermare un direttore sportivo come Capozucca, lavorando sull’esperienza del gruppo, eliminando gli errori del suo esordio e puntellando la già valida rosa che aveva vinto la Serie B; tiene botta su Rastelli, confermandolo e pungolandolo (pubblicamente e privatamente) nei momenti più difficili, privilegiando la strategia del “lottare tutti insieme” e festeggiando alla fine la salvezza, ciò che più conta; porta avanti il discorso stadio provvisorio (la Sardegna Arena pronta per fine agosto) continuando in modo immacolato la marcia sul fronte infrastrutturale, aspettando novità concrete per quanto riguarda il nuovo stadio di Cagliari e del Cagliari. Le note dolenti: stagione conclusa con la “bomba Fluorsid” che non può (e non potrà) non turbare; la grana con gli ultras si conferma difficilissima da gestire, e dovrà avere (assieme ai suoi collaboratori) la forza di tenere la barra dritta evitando i passi falsi di morbidezza dialogante che potranno portare solo nuovi problemi di convivenza.

Capozucca (Direttore Sportivo) 6.5 – Mercato estivo, a bocce ferme, azzeccato, anche se poi i grandi nomi (Isla e Padoin su tutti) hanno deluso e Ionita si è infortunato subito. A gennaio, con la squadra pressoché salva e il marasma interno allo spogliatoio, tiene a bada tutti e di fatto il club rimane inoperoso, al netto di operazioni di contorno, anche se l’affare Gabriel lascia interdetti. I meriti gli vanno ascritti per l’operazione Borriello, e per la gestione della bufera di dicembre-gennaio:“i due mesi più complicati della mia carriera” dirà senza mezzi termini al passo d’addio. La sua scommessa Pajac non sembra un fenomeno, l’arrivo di Tachtsidis sul gong estivo alla fine risulta importante, meglio di quel Mati Fernandez (forse) difficilmente collocabile. In più di un’occasione mette una buona parola su Rastelli, appianando divergenze che sembravano insanabili tra sé e il tecnico, che alla fine del primo anno avrebbe voluto sostituire. Avrebbe meritato un voto ancora più alto se si fosse imposto più volte (rammarico che lui stesso ha confessato), come quando voleva portare a Cagliari quel Gasperini che poi a Bergamo ha tirato fuori la stagione della vita. Determinante come trait d’union tra società e gruppo, dirigente guascone, burbero e alla fine compagno, in due anni ne sbaglia poche, risultando uomo in più. Non sarà facile gestire il cambio di epoca segnato dall’avvicendamento col collega Rossi.

Fabio Frongia

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