Finanziamenti sport, Ruggeri (PD): “Regione non paghi stipendi ai professionisti. Sì al co-marketing vero, con Cagliari e Dinamo”

Gigi Ruggeri, ex sindaco di Quartu Sant'Elena e attuale Consigliere regionale del PD

Gigi Ruggeri, ex sindaco di Quartu Sant’Elena e attuale Consigliere regionale del PD

Dopo l’uscita rabbiosa del Cagliari Calcio (tramite comunicato ufficiale) contro il blocco dei finanziamenti regionali, il tema è diventato di dominio pubblico, anche se già da mesi la patata bollente si trova al centro del campo, senza che nessuno riesca veramente a calciarla in tribuna. La cassa di risonanza di un boato rossoblù non è certo lo stessa di quelle generate dalle lamentele emesse in passato e di cui vi abbiamo dato conto, e allora occorre orientarsi (impresa non facile) tra i timori della gente, le difficoltà nel capire le disposizioni di legge, gli eventuali inadempimenti, i numeri e quant’altro.

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Nella giornata di ieri, nell’Aula del Consiglio regionale, è successo qualcosa di bizzarro. Riassumendo: in chiusura di seduta viene presentata la proposta di legge per destinare 885mila euro alle “associazioni sportive dilettantistiche” che partecipano “ai campionati nazionali ed europei”. “Interventi straordinari per la promozione e la diffusione della pratica sportiva”, l’intestazione della proposta bipartisan, che ha trovato in zona Cesarini l’opposizione del consigliere di maggioranza Gigi Ruggeri (Partito Democratico), al quale poi si sono associati anche alcuni di coloro che avevano firmato in un primo momento.

“I soliti noti hanno cercato di approfittare della stanchezza, o dell’ignoranza dei colleghi”. Risponde così Ruggeri, interpellato telefonicamente e per nulla disposto ad abbassare i toni dopo la ferma e concisa opposizione di ieri. “Questa cosa è invotabile, se ne discuta in commissione”, aveva detto ieri. Oggi rincara: “Si mangiano le risorse, perché quando una società prende 455mila euro ride il mondo, non solo la Sardegna. 7 società che prendono 885mila euro sono una vergogna, innaffiano il giardino di casa loro, non aiutano lo sport dilettantistico”.

Com’è stato possibile questo colpo di mano avvenuto ieri, non c’è stato neanche il tentativo di mascherare il finanziamento a ben vedere… “Qualcuno senza conoscere ha firmato la proposta, volevano destinare le stesse risorse di Sardegna Promozione, né più né meno. Ci sono 80 società che avrebbero diritto ai soldi, non 7 ma 80 che fanno i campionati nazionali. Cifre inenarrabili, 450mila euro per una società di pallacanestro sono una cifra ridicola. Pagare con i soldi pubblici gli stipendi dei professionisti stranieri, credo non sia un buon servizio, quando si tolgono risorse alle scuole civiche o ai sussidi per precari e disoccupati”.

In questi giorni i tifosi sono arrabbiati, una volta di più, contro la politica e preoccupati per la loro squadra del cuore. Cosa dice a chi parla di Giunta regionale che non vuole il bene della Sardegna e di chi porta in giro il suo nome? “Intanto Cagliari e Dinamo Sassari fanno parte di un altro discorso, nel quale il co-marketing può anche avere un senso. Se c’è un piano industriale non mi metto problemi morali. Se conveniamo che sia utile dare soldi a queste due realtà si faccia tranquillamente, poi possiamo discutere se sia giusto pagare con soldi pubblici gli stipendi di Avelar, Ibarbo e compagnia”. C‘è un problema di inadempimento del Cagliari? “Questo non riguarda la legge sui finanziamenti alle società sportive dilettantistiche, non stiamo discutendo di co-marketing. Qui si vogliono dare risorse pubbliche a 7 società in barba a qualsiasi criterio. Queste società si conoscono: Torres Calcio Femminile, CUS Cagliari, Astro Cagliari, Virtus Cagliari, San Salvatore Selargius, Mercede Alghero e Promogest Quartu Sant’Elena”.

Si stanno studiando nuove formule per destinare le risorse, magari tramite gli assessorati? “Aumentiamo gli stanziamenti della legge 17, e diamo soldi a tutti. Questa è la soluzione per la quale propendo. La Regione ha un compito: alleviare la condizione di insularità, non pagare i professionisti. Essa deve mettere le squadre sarde in condizioni di equilibrio di spesa rispetto alle concorrenti della Penisola”.

E’ sufficiente mettere il nome “Sardegna” sulle maglie per dire che si sta facendo co-marketing? “Non voglio entrare in questa questione, perché ci pensa già il commissario (Cinzia Laconi ndr) a dire che quella roba lì è inadeguata. Quello che io dico è che ci sono dei criteri clientelari spaventosi. Io non li copro, pretendo che non si infanghi il nome dello sport dilettantistico regionale riducendolo agli interessi di un paio di società. In Sardegna sono 80 le società dilettantistiche che fanno campionati nazionali, non vedo risorse destinate all’Hockey Suelli, al Norbello Tennistavolo o a tutte le altre che non fanno parte delle 7 società di cui sopra. Perché?”.

Ci sono società che si iscrivono ai campionati solo per prendere il contributo regionale. Non sarebbe utile legare i finanziamenti ai risultati ottenuti, alle vittorie ma anche al lavoro svolto con i giovani del territorio e alla crescita effettiva di tutta la realtà di cui si porta il nome? “Io sono del parere che le risorse vadano legate alle spese di insularità. Una società sportiva sarda deve coprirsi le spese per l’albergo, per i trasporti e cose di questo tipo. Oggi la Regione paga un terzo per le spese sostenute, il resto per gli stipendi. Stiamo drogando lo sport sardo, perché non c’è più nessuno che cresca sportivi sardi, tanto c’è la Regione che dà i soldi e si possono prendere giocatrici da fuori. Se io devo promuovere la politica sportiva lo faccio tramite i vivai, invece si premia l’esterofilia. I soldi pubblici non possono andare ai professionisti, mentre neghiamo 500 euro alle sagre di paese”.

Che scenario prevede per quanto riguarda le società professionistiche? ”Quelle hanno un contratto, chi ha rispettato i patti è giusto che prenda quanto concordato, altrimenti no. I soldi pubblici non vanno buttati dalla finestra. Se l’assessore ritiene che per la Sardegna sia utile una campagna pubblicitaria tramite il Cagliari Calcio, dietro alla quale ci sia una politica mirata, si possono destinare anche 10 milioni di euro alla società rossoblù. Se invece si vogliono soddisfare interessi clientelari bisogna opporsi. Io darei molti più soldi alla legge 17, e sbloccherei le risorse per chi fa i campionati giovanili. Chi vuole pagare e garantire stipendi di un certo tipo prenda i soldi dalle pensioni degli onorevoli regionali, quelli che mi attaccano…”.

Prossima puntata dopo la seduta di giovedì? “Se hanno dignità e decenza quelli che hanno tentato il colpo staranno zitti. Il fatto che confondano di proposito sport dilettantistico con interessi di 7 società è vergognoso. 450mila euro per una società che viene vista da 30 persone mi paiono troppi, ma di quale co-marketing stiamo parlando?”.

Fabio Frongia

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