ESCLUSIVA – Piero Braglia: “Su Sau Zola ha sbagliato. Marco fenomenale, ringrazi Zeman. A Cagliari hanno giocato col fuoco…”

braglia

La sfida tra Cagliari ed Empoli, gara che si giocherà domani al Sant’Elia, è la prima delle dodici finali che aspettano i rossoblù da qui alla fine della stagione, col fine di ottenere una salvezza che in questo momento appare davvero insperata. A provarci, insieme a tutta la squadra, sarà Marco Sau, che dovrebbe ritornare titolare e che proprio contro i ragazzi di Sarri segnò il gol che aprì le danze nello 0-4 del match d’andata. Ci proverà anche questa volta, tenterà di recuperare le reti che finora sono mancate al Cagliari ed al suo mentore, ovvero Zdenek Zeman.

In vista del match, abbiamo sentito un tecnico che ben conosce il bomber di Tonara e trattasi di Piero Braglia; toscano, grande grinta, attuale tecnico del Pisa, il mister ha avuto a sua disposizione Pattolino nella stagione 2011-2012 in Serie B, con la Juve Stabia, e dall’intervista si capisce sicuramente quanto sia legato all’attaccante rossoblù e quanto il ricordo di quest’ultimo sia così dolce per lui. Una sola annata, ma sicuramente molto intensa e non priva di soddisfazioni; sotto la guida del tecnico di Grosseto, Marco ha realizzato ben 21 gol in 36 presenze, mostrando tutta la sua classe e facendo gol non solo pesanti e ad alto tasso di spettacolarità, ma sfoderando prestazioni eccellenti. Con l’attuale tecnico dei pisani abbiamo analizzato a fondo Sau, parlando della sua esperienza personale col ragazzo, condendo il tutto con qualche domanda sul Cagliari, sui due mister avuti dagli isolani in questa stagione e chiudendo l’intervista parlando del problema giovani che colpisce il calcio italiano.

 

 

Mister, partiamo subito dal tema infortuni: ogni anno Sau si blocca e gioca un numero non esorbitante di partite. Se lo ricorda come un giocatore fragile, con problemi cronici, o si tratta di semplici contingenze?

Assolutamente no. Tra l’altro ha lavorato anche su un sintetico ma non c’è mai stato alcun problema,  si è sempre allenato e nell’anno vissuto a Castellammare ha fatto praticamente tutte le partite.

Crede che il giocatore possa stavolta non aver retto la preparazione di Zeman?

Questo non lo posso sapere, non conosco i tipi di lavoro fatti. C’è stato prima Zeman, poi è arrivato Zola, io penso che siano entrambi dei tecnici molto bravi perciò non so cosa possa essere. Sono problemi che possono conoscere solo loro poiché conoscono il tipo di allenamento con cui fanno lavorare la squadra. Onestamente, con noi (alla Juve Stabia n.d.r.), non ha mai saltato una seduta, non ha mai avuto alcun tipo di problema e mi risulta anche difficile credere che lui abbia avuto una serie di infortuni, proprio non so spiegarmelo.

Zdenek Zeman, cerca ancora la prima vittoria casalinga con il Cagliari

Zdenek Zeman, cerca ancora la prima vittoria casalinga con il Cagliari

A proposito del boemo, cosa ne pensa del suo ritorno sulla panchina del Cagliari?

Il boemo lo conoscono tutti, è un grande allenatore, un tecnico che ama il calcio ed a cui piace far giocare le sue squadre in una certa maniera e come lo fa lui non lo fa nessuno, glielo assicuro. In tanti hanno provato e tutt’ora provano a copiarlo, ad emularlo, ma come insegna calcio lui, come fa giocare le sue squadre lui, beh, non ci riesce nessuno perché il calcio che fa è unico. L’importante, però, è che i giocatori lo seguano e gli vadano dietro, perché altrimenti è un bel problema, ma quest’ultimo punto è un po’ comune a tutti gli allenatori. Lui è comunque uno che lavora davvero molto, è molto esigente come è giusto che sia, il problema poi è che in certe categorie trovi anche giocatori che talvolta fanno fatica a mettersi in discussione e questa è una bella grana.

Crede che possa essere la soluzione giusta per risollevare il Cagliari nonostante l’esonero di dicembre e che dunque il Cagliari possa salvarsi?

Qui riprendo l’appunto fatto prima: per la maniera in cui la vedo io, se i giocatori gli vanno dietro sicuramente il Cagliari riesce a salvarsi; se continuano a non fare le cose in una certa maniera, non seguendolo a pieno e facendo le cose a metà, per me non c’è speranza. Ha bisogno di ragazzi che credano in lui e che non creino nessun problema. Mi auguro che i giocatori siano intelligenti, se si vogliono salvare, e che non giochino a mezzo servizio; c’è bisogno che si mettano a completa disposizione e che il loro impegno sia totale.

Quali sono, secondo lei, i principali problemi patiti dai rossoblù in questa stagione?

Li ho visti sia quando c’era Zeman che quando c’era Zola e secondo me si è puntato troppo sul fatto che lì, negli ultimi anni, ci si è sempre riusciti a tirar fuori alla grande dai guai, soprattutto con il fatto che a Cagliari si è quasi unicamente giocato col 4-3-1-2 e quest’anno, con entrambi i due allenatori, l’assetto è stato un po’ diverso. Però non credo che alcuni abbiano patito il cambio di modulo, bensì ci sono dei giocatori che amavano giocare in quella maniera, con quel tipo di formazione, e fanno fatica a capire altri tipi di calcio e di modi di giocare. Ognuno poi la vede come vuole, l’importante è pero sempre mettersi a disposizione.

Le piace in particolare qualche giocatore dell’attuale Cagliari? C’è qualcuno che secondo lei può fare un grande salto di qualità?

Il più forte che hanno è quello di cui abbiamo parlato prima (Sau n.d.r.). Se sta bene, lui è letale in C, in B ed in A, riesce a mettersi in mostra, a distinguersi, e fa la differenza sempre . Gli auguro di poter stare bene, evitando gli infortuni che lo hanno bloccato negli ultimi tempi e soprattutto che possa salvare il suo Cagliari perché so quanto ci tiene e posso assicurare: davvero tantissimo.

Zola ha detto di vedere Sau più come trequartista, magari anche un po’ defilato, con la possibilità di rientrare sul destro. Le chiedo se è d’accordo, e perché secondo lei è perfetto per il gioco di Zeman, oltre che per il suo?

Riguardo l’opinione di Zola posso dire di non essere assolutamente d’accordo, io la penso come Zeman: Sau è una punta e questo è fuori discussione, stop. E per me che ho avuto la fortuna e soprattutto il piacere di allenarlo è una grande punta; è uno da lasciare libero, sempre pronto a ribaltare l’azione, bravissimo nei tagli e tecnicamente, poi dipende anche da cosa si vuole da uno come Sau. Infatti, io lo lasciavo libero di giocare così come faceva e fa l’attuale tecnico rossoblù; quando l’ho visto la prima volta gli ho detto che lui con noi avrebbe dovuto fare ciò che gli ha insegnato il boemo, poi ci saremmo adeguati noi a quelli che sono suoi movimenti. Quindi ribadisco, lui è una prima punta. Penso che le sue caratteristiche si abbinino sicuramente benissimo al tipo di gioco che vuole Zeman e Sau deve essere molto riconoscente, in primis, proprio a lui; è grazie ad esso che ha potuto affinare la tecnica ma in particolare i movimenti, poi è vero che queste cose Marco ce le ha dentro ma chi gliele ha tirate fuori è stato proprio il tecnico boemo.

 

 

Dove può arrivare Marco Sau considerati anche i suoi ormai 28 anni d’età?

Credo che Sau non abbia niente da dimostrare a nessuno; lui è arrivato in Nazionale e ci è arrivato con le sue gambe, partendo dalla Serie C, nessuno gli ha regalato nulla. Penso che Sau debba solo avere una piccola grande fortuna, che è quella di stare bene fisicamente ed a quel punto potrà sempre fare la differenza come ha fatto negli anni passati.

Sau ha esordito in Nazionale il 31 maggio 2013 contro il San Marino.

Sau ha esordito in Nazionale il 31 maggio 2013 contro il San Marino.

Lei, circa due anni fa, aveva detto che Sau sarebbe potuto essere utile alla Nazionale allora allenata da Cesare Prandelli. Crede possa esserlo anche per Conte e può ambire ancora ad un posto in una grande?

Riguardo la Nazionale dico assolutamente sì, può essere utile anche a Conte. Per me Sau è ancora il più forte rispetto ai vari Zaza e company. Riguardo le altre squadre, io Sau non lo vedrei come un gregario, anzi. Lo vedrei benissimo alla Fiorentina, e penso che sia la società ideale per lui, soprattutto per il loro modo di giocare, i viola sono quelli che potrebbero trarne maggior vantaggio e potrebbe essere un bene sia per il rendimento di Marco che, ovviamente, per i risultati dei toscani.

A proposito di altri club, per Sau c’è stato anche un interessamento del Torino; lei disse che Marco è il giocatore più forte che ha allenato insieme ad un altro che gioca proprio nei granata, ovvero Quagliarella: come vedrebbe la coppia Quagliarella-Sau?

Come vedrei una coppia Quagliarella-Sau? Forte!(ride n.d.r.) Davvero forte. Se venissero a darmi una mano per un paio di mesi, qua a Pisa, non sarebbe mica male… Elimineremmo ogni tipo di gap.
Il Torino per me è un altro club in cui lui potrebbe adattarsi molto bene e rendere tanto, perché è una squadra che si chiude molto bene e riparte alla grande, ecco quindi che un giocatore come Sau potrebbe fare assolutamente la differenza perché quando lui riparte fa male a tutti.

Che tipo di rapporto avevate lei e Sau?

Penso buono, ma bisognerebbe chiederlo a lui per vedere se la pensa nella mia stessa maniera. Non ho mai avuto problemi, con me ha fatto un anno bellissimo, ma così per tutti. Io a Sau posso solo ringraziarlo, così come ringrazio tutti i ragazzi di quell’anno.

Ha capito subito il valore di Marco o lo ha conosciuto col tempo?

Non l’ho capito subito semplicemente perché è arrivato da noi in ritardo, negli ultimi giorni di mercato, l’abbiamo aspettato come giusto che fosse, e pure lui stava aspettando di capire la situazione dal Foggia, dunque ho avuto la fortuna di vederlo giocare in allenamento e dopo un pochino ho visto subito che c’entrava poco e niente anche con la categoria in cui era appena sbarcato(Serie B n.d.r.).

 

 

C’è qualche particolare aneddoto che lo lega a lui, accaduto nella stagione vissuta insieme alla Juve Stabia?

Nessun particolare aneddoto, io ho avuto solo il piacere di conoscerlo ed allenarlo, per me è un bravissimo ragazzo ed un grande giocatore.

Vi sentite ancora?

No, ma per il semplice fatto che io, personalmente, non sono il tipo che sente le persone quando non può più allenarle. E’ giusto che ognuno faccia la sua strada; non mi piacciono i ricordi, preferisco sempre guardare al presente, qualunque esso sia.

Marco Sau, tornerà in doppia cifra sotto la guida di Zeman?

Marco Sau festeggia un gol

Quale è il ricordo più bello che porta nella sua esperienza insieme a Sau?

La partita di Genova, contro la Sampdoria. Fece un grandissimo gol, strabiliante, che ancora tutti ricordano. Quel tiro non l’avrebbe mai preso nessun portiere, assolutamente imparabile, ma poi non solo, in quel match fece anche una grandissima gara, una prestazione assolutamente da fenomeno.

Mister, stiamo per terminare: vede in qualche squadra un giocatore che le ricorda Marco Sau o che per lo meno gli si avvicini?

(Ci pensa a fondo n.d.r.) No. Onestamente no. Mi piace molto Lapadula del Teramo ma è leggermente differente da Sau; si destreggia molto bene in campo e sa muoversi in coppia, riuscendo a fare un po’ di gioco anche da solo, mi sembra un buon giocatore.

Nel calcio italiano odierno, palesemente in difficoltà, c’è un giocatore capace di fare veramente tanta strada e che le ha destato ottime impressioni?

Non ne vedo uno, bensì tanti. Secondo me nel calcio italiano ci sono ancora degli ottimi giocatori, dei grandi giovani, ma sono tutti da scoprire. Il punto della questione è che bisognerebbe avere il coraggio di far giocare molto di più i ragazzi, ce n’è parecchi; ce ne sono di bravi in B, perché ci sono, è innegabile, così come ce ne sono in Lega Pro. Da noi al Pisa, per esempio, c’è un terzino sinistro, Filippo Costa: lui è un classe ’95 e non gliene frega proprio niente delle paure e dell’emozione, e sarebbe così pure in Serie A; ha una personalità assolutamente straripante in Lega Pro e così la avrebbe anche in categorie superiori. In definitiva, bisogna avere solo più coraggio di lanciare i giovani, non c’è altra strada.

Mattia Marzeddu

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