Claudia Pinna, una vita di corsa: “Nessun rimpianto, 2015 splendido”

Claudia Pinna con la maglia della Nazionale

Claudia Pinna con la maglia della Nazionale

Trentotto anni e non sentirli. Per Claudia Pinna, mezzofondista tesserata per il CUS Cagliari originaria di San Gavino Monreale, l’atletica è una ragione di vita. Ai microfoni di Gianluca Zuddas per Atletica Live, Pinna racconta una carriera all’insegna del sacrificio e della passione, non senza delusioni e pensieri.

“Il 2015 è sicuramente un anno splendido per me – racconta la vincitrice della Coppa Europa dei 10.000 a Cagliari, promossa in A oro ai CDS Assoluti con il Cus Cagliari e bronzo agli Assoluti di Maratona – Ogni anno parto senza obiettivi specifici, ma con tanta voglia di lavorare e poi giudicarmi dopo le gare”.

Si parla anche del cambio di allenatore, da Antonello Podda (23 anni al suo fianco) ad Andrea Cabboi: “Un cambio fresco fresco – dice – Andrea mi ha consigliato sulla Maratona, che avevo già deciso di fare; vedremo il feeling che si instaurerà. Andrea ha ottenuto ottimi risultati, spero capisca bene su cosa lavorare con me, faccio tante gare e mi diverto, ma forse nel 2016 dovrei mirare di più”.

Non mancano come detto i tasti dolenti, come quello relativo all’inserimento in un gruppo sportivo, cosa mai avvenuta e che l’avrebbe aiutata durante la carriera. “Non ho mai avuto aiuti – spiega Pinna – Ho sempre gareggiato in Nazionale durante le ferie (fa parte del Corpo Forestale ndr), sicuramente con un incorporamento le cose sarebbero andate diversamente. Mi alzo alle 6, corro e poi alle 8.30 inizio a lavorare, insomma vivo di corsa. L’incorporamento non è una questione di età, ma di merito: se un ragazzo ha le qualità, è giusto che abbia le possibilità di crescere. Dovrebbero essere invece più rigide le norme che ti permettono di rimanere all’interno di un gruppo sportivo. Marzia è un’atleta che probabilmente andrà alle Olimpiadi, gli altri? Credo che si dovrebbero rivedere le regole di permanenza, visto che si parla tanto di tagli dappertutto”.

Dal legame col CUS Cagliari (“talvolta ho rinunciato a gare come la Maratona di Berlino per aiutare la società) a quello con la Nazionale: “La gara di Coppa Europa è stata probante dal punto di vista delle emozioni, anche perché pensavo al fatto che potesse essere l’ultima volta in azzurro, ma sono riuscita a gestire bene”. E sulla carriera nessun rimpianto: “Sono contenta, talvolta nei 5.000 potevo andare più forte, altre non ho fatto la gara giusta per quel momento, nei 10.0000 con una gara all’anno non puoi sbagliare. Direi che sono soddisfatta per 10.000 e Mezza Maratona, sui 5.000 potevo fare di più”.

L’Atletica, oggi, torna a parlare di doping con il caso “IAAF-Russia”. “Io sono per la radiazione a vita – dice la sangavinese sul doping – La questione russa è la scoperta dell’acqua calda, e riguarda altri paesi, poi c’è il doping amatoriale frutto talvolta di errori o ignoranza. Quando ero ragazzina non sapevo cosa fosse il doping, oggi i ragazzi sono più informati”.


Come sarebbe stata la tua vita senza l’Atletica? “Forse avrei scelto di studiare Medicina e Chirurgia invece di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, corso di studi nel quale mi sono laureata. Poi sono diventata agente forestale, avendo vinto un concorso. L’Atletica è sempre stata parte della mia vita, ma sullo sfondo: quando ero studentessa dovevo studiare, adesso devo lavorare. E’ un di più della mia vita. Forse l’unica differenza sarebbe stata una diversa scelta universitaria”.

La chiusura è dedicata al come far tornare l’Atletica nostrana agli antichi fasti: “Mancano le basi, ci vogliono persone che affianchino i più giovani, che diano motivazioni e principi. Il nostro sport non è mai stato un business, ma i talenti nascono dalla passione di chi insegna e allena, certamente un genitore che non spinge il figlio a fare sport non aiuta. La mia famiglia è stata importante: io ho tre fratelli e tutti e quattro abbiamo fatto Sport per essere vincenti nella vita”.

a cura di Gianluca Zuddas per AtleticaLive.it

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