Fluorsid, le intercettazioni: “A noi interessa produrre”

In un’intercettazione tra Farci e Pitzalis l’inquietante scenario

Gli stabilimenti Fluorsid a Macchiareddu

Gli stabilimenti Fluorsid a Macchiareddu

E’ pieno caos sulla Fluorsid di Macchiareddu, l’azienda che fa capo al presidente del Cagliari, Tommaso Giulini (leggi qui le sue parole), e che in mattinata ha visto l’arresto di sette persone con l’accusa di associazione a delinquere e disastro ambientale. L’inchiesta partita nel 2015 (leggi qui i dettagli) ha portato agli arresti e ai sequestri odierni in due terreni a Macchiareddu e Assemini (località Terrasili), ma come emerge da alcuni stralci di intercettazioni pubblicati da Youtg.net le parole dei diretti interessati lasciano poco spazio a dubbi e preoccupano non poco.




“(…) una cosa antipatica, tu prenderai e conserverai in un cassetto, ok?”. Così parlava l’11 aprile 2016 Alessio Farci, responsabile dell’azienda per la produzione di prodotti a base di solfato di calcio, nei confronti di Marcello Pitzalis, coordinatore dei lavori affidati da Fluorsid alle imprese di stoccaggio, avvisato preventivamente dell’arrivo di una lettera di contestazione da parte della Fluorsid, frutto dei controlli che la Forestale stava operando nello stabilimento.

“Ti invio una lettera di reclamo dove ti invito a tenere più stretto controllo la gestione delle polveri”, avverte Farci. “Non sei venuto? Anche oggi c’è. Noi stiamo bagnando, oggi, c’è la macchina che sta bagnando. Ma oggi il problema è tutta la zona, c’è un vento allucinante”, risponde Pitzalis. L’obiettivo è bagnare le polveri per evitare che il forte vento le disperda nell’aria, cosa che però non si riesce ad evitare. L’inchiesta partì in seguito ad esposti di residenti della zona e a controlli sistematici e frequenti. “A noi serve produrre, produrre, produrre”, le parole di Pitzalis nell’intercettazione, in risposta a Farci che proponeva il rullaggio della zona.




Di seguito la nota del Nucleo Investivo della Forestale:

“Una grave contaminazione dell’aria e del suolo, per effetto della dispersione di polveri nocive, altamente concentrate, provenienti dallo stabilimento Fluorsid dal cantiere di Terrasili“, si legge in una nota del Corpo Forestale della Sardegna in merito al caso Fluorsid.

“Lo sversamento di fanghi acidi nella laguna di Santa Gilla, fatto che si è accertato reiterato e non occasionale”.

“Le falde acquifere risultano contaminate da “metalli pesanti e composti inorganici” come solfati, fluoruri e allumina idrata”.

Le indagini hanno accertato “l’interramento e sversamento di rifiuti pericolosi quali: fluorsilicati, fanghi acidi, amianto, oli, rifiuti di varia natura, nonché la lavorazione all’aperto di sostanze velenose all’ingestione come la criolite, lo sversamento di cloruro”.

Questo ha “certamente determinato una contaminazione delle matrici ambientali in misura che va ancora esattamente quantificata, ma che è in atto ed è grave come è dimostrato dalle patologie” riscontrate negli ovini della zona “e dalla pressoché totale scomparsa della vegetazione nelle aree adibite a discarica”.

“È acclarato che alcuni capi ovini allevati a Macchiareddu in zone raggiunte dalle polveri emesse da Fluorsid – prosegue la nota del Corpo forestale – e interessata da illeciti sversamenti di rifiuti analoghi a quelli di cui si è fin qui parlato, avevano contratto la fluorosi, una grave malattia”. E ancora: “L’attività investigativa è partita su segnalazione del servizio veterinario di sintomi di fluorosi, una patologia che determina gravi danni all’apparato dentario e osseo e impedisce agli animali di alimentarsi”.

I residenti “nelle zone periferiche dell’abitato di Assemini – prosegue la nota – lamentavano che, specie quando spirava il vento, le polveri si infilavano in casa anche attraverso gli infissi, creando dappertutto una densa patina biancastra; tutti avevano lamentato bruciori agli occhi ed alle vie respiratorie, avevano riferito dell’odore acre e acido delle polveri. Alcuni avevano notato effetti nocivi sui figli minori”.

LE INDAGINI – “Si sono sviluppate attraverso la raccolta di dichiarazioni testimoniali, querele, sopralluoghi, acquisizioni documentali, servizi di pedinamento e controllo, rilievi descrittivi, analisi chimiche da parte dei laboratori universitari incaricati ed inoltre attraverso attività di intercettazione di conversazioni”. Le intercettazioni hanno portato a rivelare che “tutte le attività illecite sono l’esito di una precisa e organizzata metodologia di lavoro nella quale dai vertici aziendali venivano sistematicamente ordinate tutte le attività illecite riscontrate”.

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