Sau: “Il Cagliari è la squadra della Sardegna”

Il barbaricino è il quarto marcatore sardo in Serie A: “Prendere Riva e Suazo? Perché no!”

Marco Sau in azione

Marco Sau in azione

Intervista a GianlucaDiMarzio.com per l’attaccante del Cagliari Marco Sau, reduce dalla rete contro l’Empoli, che gli ha permesso di appaiare Gigi Piras al quarto posto nella classifica dei migliori marcatori sardi in Serie A. “Mettiamoci un po’ di tutto – dice sull’astinenza da gol che lo ha afflitto in stagione, dove ha segnato solo al “Sant’Elia -. A volte può essere sfortuna, altre magari non sei stato sufficientemente bravo e freddo. Tengo anche una terza opzione, il modo di giocare. Nel calcio ci vuole un pizzico di fortuna, anche nel fare gol: ci sono periodi in cui basta sfiorare il pallone ed entra, altre in cui fai più fatica perché magari arrivi stanco all’appuntamento. Per quanto riguarda me alla fine mi sento a posto con la coscienza perché il mio contributo l’ho sempre dato sotto forma di corsa e impegno”.




Sul significato assunto dal giocare nel Cagliari: “Indubbiamente ha un peso, tutti i tifosi tengono ai risultati della squadra. Poi ci sono quelli più accaniti, che fanno dipendere il loro umore dall’andamento del Cagliari. Però a loro dico che io sono il primo a soffrire quando non vinciamo e quando non riesco a segnare: li capisco e possono stare tranquilli. Indossare la maglia rossoblù significa giocare per la squadra che sogni fin da bambino e per una terra che ami. Lasciamo da parte i conflitti nord-sud o con le ricche e potenti squadre di serie A: è solo una questione di cuore”.

Con l’addio di Storari Sau è diventato vice-capitano, quindi titolare della fascia a causa dell’infortunio occorso a Daniele Dessena. “La fascia pesa e non mi sento ancora pronto per identificarmi come punto di riferimento. Metto a disposizione tutta la mia esperienza, ma se guardo chi l’ha portata prima di me mi vengono i brividi. E’ un grandissimo onore e spero con il mio comportamento di essere all’altezza”.

Così sulle canzoni in suo onore:Il fatto che mi abbiano dedicato due canzoni è una cosa che mi ha stupito piacevolmente, totalmente inaspettate. Ringrazio chi ha pensato a me, spesso i miei compagni e gli amici me le fanno ascoltare, è un modo divertente anche per fare spogliatoio”.

Tonarese, Sau racconta così gli inizi in Barbagia prima di passare al Cagliari, a otto anni: “Ho iniziato da piccolissimo, forse il pallone era più grande di me (ride ancora). Molti a Tonara si ricordano le partitelle improvvisate con i miei amici nella piazza di fronte alla chiesa o nelle strade. Bastava il pallone, per il resto ci arrangiavamo: poche regole e tanto divertimento. Devo molto a mio padre che è stato un santo, mi accompagnava a tutte le partite e a tutti i provini. Ho iniziato nel Tonara a sei anni, ho fatto tutta la trafila fino alla prima squadra. Poi nel 2005 arrivò la chiamata del Cagliari”.




Il numero 25 lo porta sulla maglia in onore di Gianfranco Zola, altro idolo calcistico dalla Barbagia: “Non ho mai avuto il piacere purtroppo: l’ho conosciuto attraverso la televisione. Un ragazzino sardo che si avvicinava a questo sport non poteva non avere Zola come idolo. Zola era puro talento, giocate di classe e di istinto, che mi hanno ispirato. Ma di “magic box” mi piaceva anche la persona, un uomo vero, con dei valori, esemplare in campo e fuori. Il numero 25 l’ho scelto per due motivi. Era il numero di Gianfranco, ma è anche il giorno del mese in cui ho conosciuto la mia ragazza: ha un significato forte per me”.

Sul tiro a giro, à la Del Piero, e il Cagliari come squadra della Sardegna: “Mi piace spesso provare il tiro nel secondo palo, a giro, alla Del Piero per intenderci. E’ la giocata che mi esalta di più. Anche se ci sono altri piccoli schieramenti, il Cagliari è la squadra dell’isola, quella che maggiormente la rappresenta anche a chilometri di distanza. Ci si riunisce nei bar o a casa di amici e parenti e le partite dei rossoblù sono vissute come un rito”.

Una cosa che non tanti sanno è la sortita scozzese di Sau, a 13 anni: “Ero piccolo, non fu felicissima a livello personale. Avevo già fatto tantissimi provini e quando arrivò l’opportunità mi buttai, pur sapendo che era difficile. Lingua e abitudini diverse, la lontananza di amici e parenti: mi mancava troppo casa. Anche se fui apprezzato tecnicamente la voglia di tornare prevalse”.

Tonara vuol dire Sau e anche torrone, che i rossoblù hanno imparato a conoscere anche nei ritiri estivi ad Aritzo: “Buonissimo, ma purtroppo non posso più permettermelo come una volta (ride ancora). Ho cambiato un po’ tutte le mie abitudini alimentari, faccio una dieta più adatta a uno sportivo. Però quando si può fare uno strappo alla regola la pizza rimane il mio piatto preferito”.

Sul fan club a lui dedicato, a Tonara, e il legame col paese di origine: “Mio suocero dice che porto pochi cimeli? Forse scherza! Sono orgoglioso dell’affetto dei miei parenti, dei miei concittadini e del fatto che mi abbiano aperto un fan club. Mando sempre foto e maglie firmate e con mio suocero il rapporto è ottimo. Con Tonara il legame è fortissimo, anche se, visti i tanti impegni, non posso più tornare spesso come prima. Ce l’ho sempre nel cuore, tanti ricordi di infanzia e quando ci penso ogni tanto un po’ di magone viene. Ma non mi posso certo lamentare per il corso che ha preso la mia vita”.




La passione dei viaggi: “Sì, mi piace molto viaggiare e riportare le mie esperienze attraverso foto e video. Ho visitato tanti paesi, a partire da Giappone e Stati Uniti, ma il viaggio che mi ha affascinato di più è l’ultimo, in Birmania. Ci sono paesaggi mozzafiato ed è un paese affascinante, ricco di storia. Altri hobby? Ho il vizio dei videogiochi e quando posso pratico anche altri sport, ad esempio sono un amante del tennis. Musica? Tanta e di ogni genere. Posso ascoltare gruppi e canzoni di anni fa, come pezzi hip-hop e reggaeton recentissimi. Anche le canzoni che mi hanno dedicato…”.

Rapporto con i social: “Non molto buono, non ci passo tantissimo tempo. Sono una persona piuttosto riservata, non mi piace più di tanto espormi. Ho aperto qualche profilo più che altro per curiosità, per vedere che tipo di impatto possono avere. Tatuaggi? “Ne ho pochi, quelli importanti devo ancora farli”.

Sui compagni di squadra: “Sicuramente Ceppitelli il più narcisista, quando usciamo assieme si fa aspettare e cura molto il suo aspetto. Il più simpatico? Diversi, ma se devo fare un solo nome dico Marco Capuano. Episodi simpatici? Tanti, ultimamente ci siamo specializzati nei balletti di gruppo: ovviamente i maestri sono i sudamericani. Ogni tanto improvvisiamo qualche mossa: molto divertente”.

La Nazionale: “Solo indossare la tuta e il giubbotto con la scritta “Italia” ti fa provare grandissime emozioni. Arrivare in Nazionale non capita a tutti e penso che per un ragazzo italiano sia il massimo. Chi mi colpì di più fu Buffon: ha una personalità e un carisma incredibili. Poi Daniele De Rossi, altro grande leader. Se ho mai rifiutato un top club per il Cagliari? Ci sono state diverse voci, anche di squadre importanti. Ma a me non è mai arrivato niente e sono felice di come è andata”.

Intanto il Foggia è tornato in Serie B. Nel 2011 Sau giocò alla grande e conquistò il pubblico rossonero con le sue gesta agli ordini di Zeman: “Esperienza fantastica, sono stato benissimo e da lì è nato tutto perché ho incrociato il maestro Zeman e ho iniziato a segnare tanti gol: gli devo molto. Sono molto felice per Foggia, è una piazza che considero molto prestigiosa. Vivono di calcio e hanno una passione incredibile per questo sport, felice di rivederli nel calcio che conta”.

Sul ritiro: “Ancora presto, ora voglio solo giocare e non farmi condizionare. Al momento opportuno penso che i segnali del corpo faranno scattare qualcosa in testa. E’ un giorno ancora lontano però, adesso voglio entrare il più possibile nella storia del Cagliari e segnare tanti gol. Puntare Riva e Suazo? Obiettivo difficile, ma non nascondo che mi piacerebbe”.

Se non fosse stato calciatore? “Bella domanda, mi metti l’ansia (risata contagiosa). Sinceramente non ci ho mai pensato e vista la crisi attuale meglio così. E’ andata con il calcio e sono felice”.

Intervista integrale a cura di Francesco Caruso per GianlucaDiMarzio.com




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