Quali sono state le reazioni al messaggio del presidente del Cagliari alla squadra?
Non poteva non far discutere la sortita (indiretta) di Tommaso Giulini, attraverso un discorso fatto dentro le mura di Asseminello e riportato dalla Gazzetta dello Sport oggi in edicola (leggi qui). Parole che in poco tempo, già di primo mattino, hanno avuto eco nell’ambiente Cagliari, in particolare tra i tifosi delusi e ansiosi a tre giorni dalla proibitiva sfida di Napoli.
Si attendeva da domenica sera una posizione ufficiale della società, è arrivata in modo sui generis e dal capo, a riprova di come al momento sia lui e soltanto lui quella figura forte – priva di raccordi tra sé e la squadra -, nella quale giocatori e staff trovano riferimento. Una figura che probabilmente manca per affrontare al meglio anche i momenti di burrasca. Le parole di Giulini, come detto, hanno ovviamente scatenato reazioni, nel complesso dubbiose in merito alla incisività e all’indirizzo del messaggio.
Niente difesa esplicita e pubblica dell’allenatore, Massimo Rastelli, messo sulla graticola in maniera pressoché unanime dalla stampa, atteso all’ennesima verifica sul baratro, in una situazione dalla quale già più volte è uscito vincitore. Analizzando le parole del numero uno di via Mameli, l’intenzione appare quella di fare quadrato e alzare gli scudi contro l’esterno, un non meglio precisato fuoco di fila da parte (ipotizziamo) di stampa, tifosi e social. Dettagli su chi siano quelli che “attaccheranno per classifica, rosa corta, preparazione e infortuni” arriveranno magari più avanti e in altre sedi.
Atteggiamento ottimistico e battagliero, quello dell’imprenditore milanese, un tentativo di mettersi tutti insieme nel proprio eremo, al di qua di uno steccato oltre il quale ci sarebbero i nemici. Strategia di mourinhana memoria, i cui effetti si vedranno già da Napoli. A molti (non tutti) non è piaciuto il fatto che nell’indeterminatezza dei riferimenti (chi attacca oggi il Cagliari?) possano essere inclusi anche i tifosi. Sostenitori rossoblù che si sarebbero aspettati non tanto le scuse, perché le partite si possono sbagliare e perdere mantenendo integrità morale, quanto un riferimento diretto al supporto che la gente non ha mai fatto mancare. Frasi del tipo “usciamone con la nostra gente” o “vogliamo riscattarci dopo aver regalato una brutta giornata al nostro popolo” sarebbero state accolte con maggiore consenso.
Né allo stadio, sempre gremito non solo dagli oltre 8mila abbonati, né in altri contesti, anche sui social e per le strade sarde e della Penisola, il mondo rossoblù ha lasciato sola la squadra. I tifosi, dunque, mugugnano per una generica inclusione nel plotone contro il quale lottare al fine di uscirne “più forti di prima”, anziché essere considerati fattore positivo da chiamare a raccolta nel momento di difficoltà, evitando di pensare ad essi solo quando c’è da caldeggiare fidelizzazione e partecipazione alle iniziative di sorta. Un aspetto su cui riflettere, pur nella diversità dei pareri, ma che non può essere trascurato se il Cagliari vorrà voltare pagina trovando davvero una posizione di forza nel futuro prossimo.
Fabio Frongia