Fabio Aru, au revoir Monsieur Le Tour

 

aru tour de france

Si sa il ciclismo è sport duro e spietato, capace di cullarti dolcemente tra le sue braccia un giorno e pugnalarti poche ore dopo senza preavvisi. Esattamente quello che è successo a Fabio Aru in quei maledetti 23 km di corsa vera del Tour de France; dai piedi del Col de Joux Plan a Morzine le gambe del sardo sono diventate due stalattiti di ghiaccio, incapaci di rispondere alla grinta del sardo, la stessa che l’ha fatto volare nella cronometro di Sallanches-Megeve pochi giorni prima. In quelle rampe “Il Cavaliere dei quattro mori” ha detto addio alle speranze di conquistare l’ambita Top10, naufragando tra le lacrime e il sudore che si sono confuse con le gelide gocce di pioggia, frutto di disperazione e delusione.




Fabio Aru nella crono di Megeve

Fabio Aru nella crono di Megeve

Il Col de Joux Plan ha spazzato via in poche pedalate le settimane di preparazione nell’amata Sestriere, le ricognizioni in Francia e il lavoro dei compagni di una mai doma Astana, che hanno tirato il gruppo fino a pochi minuti prima della crisi nella rincorsa alla fuga di Kreuziger. All’ombra dell’Arc de Triomphe però la delusione inizia a scomparire, rimane la consapevolezza di aver dato tutto e di essere l’unico ad aver provato a ribaltare l’egemonia di Froome. Il team di Beppe Martinelli e Alexandre Vinokourov ha lavorato tanto nelle terza settimana, a differenza dei suoi avversari attendisti che si sono limitati a svolgere il compitino, senza rischiare di pagare dazio come accaduto al villacidrese. Fabio Aru avrà tempo e modo di rifarsi alla Grande Boucle, dove presto ha imparato a sfidare i ventagli e correre da protagonista alla sua prima esperienza nella corsa francese.
Ora però la testa va alla prova in linea di Rio de Janeiro dove, nonostante il finale di Tour, ha ancora il pieno appoggio del CT Davide Cassani: “Ha la mia completa fiducia, una giornata storta può capitare“. Chissà che, già sotto lo sguardo del Cristo del Corcovado, non arrivi una prima rivincita per il sardo.

Matteo Porcu

Ti potrebbero interessare anche...

Commenti