Sassari, “Vanni Sanna”: Torres rivendica, Comune risponde. Capitani: “Ottimi rapporti, ma in città non basta…” LA SITUAZIONE

Lavori al Vanni Sanna di Sassari (FOTO: UFFICIO STAMPA S.E.F. TORRES)

Lavori al Vanni Sanna di Sassari (FOTO: UFFICIO STAMPA S.E.F. TORRES)

Con il ripescaggio in Lega Pro e l’avvicinarsi del campionato, contestualmente alla classica foga da calciomercato che tutto offusca, il problema dello stadio era stato posto sotto il tappeto di casa Torres. Questioni tecniche e societarie da risolvere, per una realtà, quella rossoblù, alle prese con una squadra da costruire in fretta e con il condottiero cambiato strada facendo. La stagione partirà a Busto Arsizio, ma tra dieci giorni sarà campionato sotto il cielo sassarese e sul prato del “Vanni Sanna”. Chiuso il nefasto pomeriggio forlivese, già si pensava ad un ripescaggio probabile ma vincolato a criteri poi sovvertiti dalla ben più penetrante attività politica. Basterà calendarizzare i lavori o per essere ripescati occorrerà finirli in tempo per la presentazione della domanda di ripescaggio? Come si metteranno d’accordo Comune di Sassari e S.E.F. Torres?

Erano le domande ricorrenti tra giugno e luglio, Domenico Capitani alternava ottimismo e sconforto, mentre da Palazzo Ducale trapelava disponibilità estrema. Poi il ripescaggio, la festa proprio al “Vanni Sanna” e via i pensieri, dirottati sull’attività di Enzo Nucifora, su quella di Capitani e Patalano, sugli allenamenti e le amichevoli marchigiane fino al terremoto Cosco. I ritardi nella famosa calendarizzazione e poi nell’esecuzione dei lavori necessari hanno fatto sì che la situazione “Vanni Sanna” rimanesse sempre all’ordine del giorno, seppur silenziata. Ora che il mercato è in via di chiusura e il debutto alle porte, a far scattare la nuova scintilla sono state, martedì, le lamentele sottovoce da parte del club di via Coradduzza per una sorta di diffida all’utilizzo dell’impianto. Odore di scontro, presto rientrato grazie ad un paio di telefonate ad hoc e alle rassicurazioni comunali.

Lo stadio Vanni Sanna, casa della Torres (FOTO: SARDEGNA SPORT)

Lo stadio Vanni Sanna, casa della Torres (FOTO: SARDEGNA SPORT)

Poi, nella mattinata di giovedì, l’articolo de La Nuova Sardegna che dava voce alla società e alle sue lamentele. Il ritratto di un Capitani inviperito per la mancata firma della convenzione e la scadenza mensile della licenza d’uso. Tempistiche che – si legge sul quotidiano sassarese - “rendono più difficile gestire lo stadio e, soprattutto, intervenire per sistemare quello che non funziona”. Una voce indiretta del club, soprattutto relativamente alla rivendicazione degli interventi sull’impianto di videosorveglianza e nei bagni di tribuna e curva nord. Peccato che chi era presente sugli spalti domenica scorsa abbia notato ben pochi cambiamenti rispetto alla stagione scorsa, e ricordando le condizioni di qualche annata precedente le sensazioni non cambiano granché. 

La Torres ha poi emesso un comunicato ufficiale nel pomeriggio di mercoledì. “Ci siamo occupati in prima persona della soluzione dei tanti problemi strutturali e logistici dello stadio Vanni Sanna – si legge nella nota della società – Per questo, dal mese di luglio, la società lavora quotidianamente all’interno dell’impianto sportivo per offrire al pubblico e ai giocatori una struttura degna di questa categoria. Tanti i lavori svolti fino a questo momento: la creazione di un sistema di video sorveglianza; la ristrutturazione dei bagni della curva e della tribuna coperta; la pulizia delle aree esterne dell’impianto sportivo; la sistemazione dell’ex “campo nero” situato dietro le tribune in favore di un più consono campo in erbetta in grado di ospitare gli allenamenti della prima squadra; il riadattamento dei locali di via Romita per la realizzazione di una club house e di una nuova biglietteria; la cura del manto erboso”.

Domenico Capitani, al suo secondo anno come patron della Torres (foto: Sardegna Sport)

Domenico Capitani, al suo secondo anno come patron della Torres (foto: Sardegna Sport)

Sia l’articolo giornalistico, sia il comunicato, non hanno fatto piacere presso il Comune di Sassari. Dalle cui stanze fanno sapere che “una cosa è l’agibilità dello stadio per la quale abbiamo fatto tanto e che sarà garantita anche per le partite in notturna; altro è la concessione di utilizzo dello stadio”. Questa – ricordano dall’amministrazione cittadina – va negoziata ed essendo in corso dei lavori non può che essere temporanea. Nei giorni scorsi ci sono stati dei contatti tra le parti affinché in Comune arrivasse calendario di partite e allenamenti almeno sino a settembre per sistemare il prossimo mese e mezzo, ma nulla si è concretizzato.

Tempi burocratici da rispettare, atti amministrativi determinanti per muovere una macchina comunale che spesso, al privato, può provocare crisi di nervi. Non è piaciuto, a Palazzo Ducale, l’intervento sull’area a ridosso del campo senza chiedere autorizzazione, fondamentale in quanto lo stadio non è di proprietà rossoblù.

Prosegue dunque la diatriba tra interesse pubblico e privato. Qualcosa di proverbiale in Italia e di già visto, in tema di stadi, solo 200 chilometri più a sud, con la vicenda Sant’Elia aperta ormai da due anni e mezzo e non del tutto risolta. Una società di calcio che aspira all’accelerazione dei tempi per soddisfare le proprie esigenze, la politica che si rifà al rispetto delle procedure. Nulla di nuovo sotto il sole: precarietà e problemi noti affrontati sempre giornalmente, con la certezza che all’indomani non saranno risolti e, anzi, se ne presenteranno di nuovi.

Intorno alle 23.15, poco dopo la pubblicazione del nostro articolo sulla vicenda, è arrivato il tweet del presidente della Torres Domenico Capitani“Con Sindaco e Giunta ottimi rapporti, ma evidentemente a Sassari non basta…”. Queste le parole in 140 caratteri dell’imprenditore pontino, ancora una volta richiamanti franchi tiratori che aleggerebbero in città e che già erano stati sibillinamente chiamati in causa nei giorni pre e post ripescaggio.

Fabio Frongia

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