Poca personalità, tanta supponenza

L’ANALISI | Cagliari, il gruppo e il progetto sono vuoti

Tommaso Giulini accanto a Diego Lopez (foto: Zuddas, Agenzia Fotocronache)

Tommaso Giulini accanto a Diego Lopez (foto: Zuddas, Agenzia Fotocronache)

Un tempo c’erano le imbarcate, oggi sono tornate. Ma non è qui il punto, in un Cagliari che la rotta l’ha persa da tantissimo tempo. Questo o quell’allenatore sono tutti immersi in una mediocrità di cui sono contemporaneamente causa ed effetto. Di fronte alla pochezza del progetto rossoblù in senso lato, disquisire di Lopez e Rastelli, Sau ed Han, Deiola, Lykogiannis e Miangue risulta fuorviante e privo di senso. Il pesce puzza dalla testa direbbe qualcuno. Più nello specifico, è meglio rilevare come l’ennesima figuraccia interna sia cartina di tornasole di un qualcosa che non c’è. Non ci sono idee tattiche, non ci sono capacità tecniche in ruoli chiave, non c’è polso al timone di una barca che naviga per inerzia. C’è oculatezza economica, e non è poco. C’è una classifica intrisa di inettitudine probabilmente superiore a quella che permea il Golfo degli Angeli, ed è tutto. Perché il Cagliari si salverà e questo conta, il resto viene dopo anche se è un qualcosa di molto importante.



C’è una passione minata continuamente da prestazioni e risultati che si susseguono in perfetto andamento sinusoidale ormai da due anni abbondanti. Ci sono giovani e giovanissimi che seguono il Cagliari e che rischiano (cosa gravissima) di mollarlo per sposare fedi non identitarie ma più remunerative in termini di vittorie. C’è una voglia di vedere la partita che sta calando sempre più, perché viene offerto un minestrone insipido difficile da gustare, con tutta la buona volontà. Eppure lo stadio è sempre pieno, persone e famiglie prendono anche la grandine, venendo calpestati. Ma il tifoso del Cagliari c’è sempre, come dice giustamente Lopez, anche se disonorato in continuazione. La cosa più pesante è che, a guardare la realtà rossoblù, le ammaccature abbracciano un po’ tutte le aree.

CLICCA QUI – Racconto, tabellino, interviste, pagelle e approfondimenti dopo Cagliari-Torino

Eppure, in tutto ciò, si tira dritto fino a quando la situazione non farà paura. E’ sempre stato così, perché dovrebbe cambiare? Posto che ormai, ad aprile, bisogna far attraccare la nave così com’è e in qualche modo, appare evidente che da guadagnare ci sia ben poco. Ciò che traspare è la scarsa personalità di una creatura incapace di andare oltre il vivacchiare, cui ormai ci si sta abituando.

Gli emblemi sono due, tra i tanti nei. Una dirigenza, dal presidente in giù, che si fa viva solo quando c’è da impomatare e cavalcare il vento di un’effimera vittoria o di un pomposo banchetto. Un gruppo nel quale è impossibile trovare uomini-giocatori di personalità che possano parlare dopo un rovescio come quello pre-pasquale, perché i tre capitani sono totalmente insignificanti dal punto di vista del carisma e della rilevanza tecnica, mentre i leader tecnici (Cragno, Ceppitelli, Romagna, Castan, Barella, Faragò, Pavoletti) sono giovani che forse arriveranno a quel processo di maturazione, oppure rischiano la sovraesposizione. Il tutto, comunque, non in grado di produrre reali scosse mediatiche e dentro lo spogliatoio. La piattezza, di fatto, è l’ovvia conseguenza. E si vede.

Fabio Frongia



Commenti Facebook


Facebook
Facebook
Twitter
Visit Us
Follow
Google+
YouTube
Instagram

Lascia un commento